C’è un complesso che attanaglia i giovani del sud Italia. “Chi viene dal meridione crede meno nei suoi sogni”. Fabrizio Creazzo ha 25 anni ed è nato e cresciuto a Messina. “Questo complesso intimorisce e demotiva i giovani del sud, convinti che molte opportunità per loro siano lontane o irraggiungibili”. Nei suoi racconti, Fabrizio dipinge un sud Italia in cui un siciliano non penserebbe mai di ambire alle migliori università europee e, per abitudine, si accontenterebbe di quello che gli offre la realtà dove è nato. “Pensando al mio passato, chi l’avrebbe mai immaginato che un comune ragazzo di Messina sarebbe riuscito a studiare nella quarta università europea e vincere un finanziamento di centinaia di migliaia di euro semplicemente inviando il proprio curriculum?”.
E invece, nonostante in Sicilia il 25enne abbia respirato per anni un’atmosfera demotivante “fatta di raccomandazioni, sottomissione, clientelismo e simpatie”, gli è bastato gettare lo sguardo oltre le Alpi per vedere il suo progetto di dottorato in chimica-fisica accettato all’Université Paris-Saclay e Ecole Polytechnique. “Io vengo dal Sud ma nonostante ciò, con fatica e sacrifici, ho potuto realizzare la mia tesi magistrale in fisica, con il massimo dei voti, all’Università della Sorbona e ottenere un completo finanziamento da un laboratori d’eccellenza per realizzare il mio PhD sempre in Francia”. Ma non solo: in questi pochi anni di vita parigina Fabrizio ha potuto pubblicare ben tre articoli scientifici, conoscere gli esperti mondiali del suo ambito di lavoro e diventare membro del comitato editoriale di una rivista scientifica a soli 25 anni. “E sono partito da Messina. Tutto questo in Italia sarebbe stato impensabile”.
Tutto questo in Italia sarebbe stato impensabile
Ma quali sono stati, in pratica, i tasselli che l’hanno portato fino a Parigi? Dopo un Erasmus per concludere la sua tesi magistrale alla Sorbona, prima università francese e quarta nel ranking europeo, una laurea in fisica all’università di Messina e un 110 e lode in tasca, nel 2015 il siciliano ha iniziato la sua carriera lavorando per tre mesi come professore di fisica in un liceo privato messinese. “Ma non ero economicamente sufficiente, lavoravo per pochi euro l’ora”. E mentre di giorno preparava le lezioni in aula, di sera inviava curriculum praticamente in tutto il mondo alla ricerca di un posto come ricercatore. Le email erano indirizzate in Europa, Stati Uniti, persino Emirati Arabi. Il mondo accademico italiano, come spesso accade, non viene neppure preso in considerazione. “Molto spesso in Italia il dottorando viene visto come l’ultima ruota del carro e la sua figura non viene rispettata. In più molti dottorandi fanno più ore di lavoro del dovuto per poi vedere il loro lavoro strappato e pubblicato con il nome del professore. Ecco, non volevo vivere secondo queste regole”.
È stata la Francia la prima ad accettare il suo progetto e così, una volta trovato il finanziamento, Fabrizio è partito alla volta di Parigi per iniziare le sue ricerche con l’obiettivo di studiare reazioni chimiche per produrre idrogeno rispettando l’ambiente: un dottorato alla ricerca del carburante ecologico del futuro. “Il mio PhD è completamente finanziato da un ente privato che si occupa di cooperazioni scientifiche nazionali ed internazionali”. In Francia, infatti, c’è una grande sinergia tra enti privati e università e Fabrizio è riuscito a trovare questo finanziamento grazie all’aiuto della sua supervisor francese e del suo futuro ateneo. “Credo che in Italia per accedere a un dottorato non esistano forme di finanziamento privato ma solo un bando a concorso nazionale. E sappiamo bene come funzionano questi concorsi dove molto spesso la meritocrazia non è il parametro di scelta”.
Io ancor prima della fine del mio dottorato saprò come e dove proseguire il mio avanzamento di carriera
Teme di essere retorico Fabrizio quando non riesce ad evitare di raccontare come in Francia, a differenza che in Italia, si investa realmente sui giovani considerandoli una risorsa, anche se sono stranieri, come nel suo caso. “Noi giovani qui non abbiamo bisogno di aspettare la fine degli studi universitari per essere introdotti nel mondo del lavoro e avere un’occupazione che ci consenta di vivere dignitosamente”. Perché quel che ha trovato Oltralpe il fisico siciliano è stata proprio una solida prospettiva per il futuro. “Gli studenti qui sanno già che durante o alla fine degli studi universitari cominceranno a lavorare. Io ancor prima della fine del mio dottorato saprò come e dove proseguire il mio avanzamento di carriera. È molto difficile che qualcuno chiuda la porta in faccia a un ragazzo, soprattutto se formato”. Surplus non da poco, sia nel settore pubblico che privato contratti a tempo indeterminato che, per l’esperienza di Fabrizio, non sono affatto un’utopia come in Italia. “In Francia se non lavori è perché non vuoi lavorare e non a causa del deficit di impieghi”. Un passaggio, da Messina a Parigi, che ha voluto dire anche potersi togliere qualche soddisfazione economica, visto che Fabrizio prende uno stipendio che è circa il doppio di quello un PhD italiano, “e tre volte quello che percepivo a Messina come professore di fisica”.
Ricordandosi gli anni universitari siciliani sottolinea come nel Sud non ci sia interazione tra scuola e lavoro. “Di conseguenza molti ragazzi non hanno la possibilità di conoscere realtà sociali e culturali diverse da quella precaria e insoddisfacente che viene offerta in Italia”. Eppure, “basterebbe un po’ di coraggio”, uscire dalle proprie comodità e schemi. Credere nei propri sogni. “A prescindere da dove si è nati”.
Cervelli in fuga
Chimico-fisico a Parigi. “Sono partito da Messina, dove lavoravo per pochi euro. Chi viene dal Sud crede meno nei suoi sogni”
1 /4
Fabrizio Creazzo, 25 anni, dopo la tesi magistrale alla Sorbona ha ottenuto il finanziamento del suo PhD sul carburante ecologico del futuro alla Université Paris-Saclay e Ecole Polytechnique. "Noi giovani qui non abbiamo bisogno di aspettare la fine degli studi universitari per lavorare e vivere dignitosamente"
C’è un complesso che attanaglia i giovani del sud Italia. “Chi viene dal meridione crede meno nei suoi sogni”. Fabrizio Creazzo ha 25 anni ed è nato e cresciuto a Messina. “Questo complesso intimorisce e demotiva i giovani del sud, convinti che molte opportunità per loro siano lontane o irraggiungibili”. Nei suoi racconti, Fabrizio dipinge un sud Italia in cui un siciliano non penserebbe mai di ambire alle migliori università europee e, per abitudine, si accontenterebbe di quello che gli offre la realtà dove è nato. “Pensando al mio passato, chi l’avrebbe mai immaginato che un comune ragazzo di Messina sarebbe riuscito a studiare nella quarta università europea e vincere un finanziamento di centinaia di migliaia di euro semplicemente inviando il proprio curriculum?”.
E invece, nonostante in Sicilia il 25enne abbia respirato per anni un’atmosfera demotivante “fatta di raccomandazioni, sottomissione, clientelismo e simpatie”, gli è bastato gettare lo sguardo oltre le Alpi per vedere il suo progetto di dottorato in chimica-fisica accettato all’Université Paris-Saclay e Ecole Polytechnique. “Io vengo dal Sud ma nonostante ciò, con fatica e sacrifici, ho potuto realizzare la mia tesi magistrale in fisica, con il massimo dei voti, all’Università della Sorbona e ottenere un completo finanziamento da un laboratori d’eccellenza per realizzare il mio PhD sempre in Francia”. Ma non solo: in questi pochi anni di vita parigina Fabrizio ha potuto pubblicare ben tre articoli scientifici, conoscere gli esperti mondiali del suo ambito di lavoro e diventare membro del comitato editoriale di una rivista scientifica a soli 25 anni. “E sono partito da Messina. Tutto questo in Italia sarebbe stato impensabile”.
Ma quali sono stati, in pratica, i tasselli che l’hanno portato fino a Parigi? Dopo un Erasmus per concludere la sua tesi magistrale alla Sorbona, prima università francese e quarta nel ranking europeo, una laurea in fisica all’università di Messina e un 110 e lode in tasca, nel 2015 il siciliano ha iniziato la sua carriera lavorando per tre mesi come professore di fisica in un liceo privato messinese. “Ma non ero economicamente sufficiente, lavoravo per pochi euro l’ora”. E mentre di giorno preparava le lezioni in aula, di sera inviava curriculum praticamente in tutto il mondo alla ricerca di un posto come ricercatore. Le email erano indirizzate in Europa, Stati Uniti, persino Emirati Arabi. Il mondo accademico italiano, come spesso accade, non viene neppure preso in considerazione. “Molto spesso in Italia il dottorando viene visto come l’ultima ruota del carro e la sua figura non viene rispettata. In più molti dottorandi fanno più ore di lavoro del dovuto per poi vedere il loro lavoro strappato e pubblicato con il nome del professore. Ecco, non volevo vivere secondo queste regole”.
È stata la Francia la prima ad accettare il suo progetto e così, una volta trovato il finanziamento, Fabrizio è partito alla volta di Parigi per iniziare le sue ricerche con l’obiettivo di studiare reazioni chimiche per produrre idrogeno rispettando l’ambiente: un dottorato alla ricerca del carburante ecologico del futuro. “Il mio PhD è completamente finanziato da un ente privato che si occupa di cooperazioni scientifiche nazionali ed internazionali”. In Francia, infatti, c’è una grande sinergia tra enti privati e università e Fabrizio è riuscito a trovare questo finanziamento grazie all’aiuto della sua supervisor francese e del suo futuro ateneo. “Credo che in Italia per accedere a un dottorato non esistano forme di finanziamento privato ma solo un bando a concorso nazionale. E sappiamo bene come funzionano questi concorsi dove molto spesso la meritocrazia non è il parametro di scelta”.
Teme di essere retorico Fabrizio quando non riesce ad evitare di raccontare come in Francia, a differenza che in Italia, si investa realmente sui giovani considerandoli una risorsa, anche se sono stranieri, come nel suo caso. “Noi giovani qui non abbiamo bisogno di aspettare la fine degli studi universitari per essere introdotti nel mondo del lavoro e avere un’occupazione che ci consenta di vivere dignitosamente”. Perché quel che ha trovato Oltralpe il fisico siciliano è stata proprio una solida prospettiva per il futuro. “Gli studenti qui sanno già che durante o alla fine degli studi universitari cominceranno a lavorare. Io ancor prima della fine del mio dottorato saprò come e dove proseguire il mio avanzamento di carriera. È molto difficile che qualcuno chiuda la porta in faccia a un ragazzo, soprattutto se formato”. Surplus non da poco, sia nel settore pubblico che privato contratti a tempo indeterminato che, per l’esperienza di Fabrizio, non sono affatto un’utopia come in Italia. “In Francia se non lavori è perché non vuoi lavorare e non a causa del deficit di impieghi”. Un passaggio, da Messina a Parigi, che ha voluto dire anche potersi togliere qualche soddisfazione economica, visto che Fabrizio prende uno stipendio che è circa il doppio di quello un PhD italiano, “e tre volte quello che percepivo a Messina come professore di fisica”.
Ricordandosi gli anni universitari siciliani sottolinea come nel Sud non ci sia interazione tra scuola e lavoro. “Di conseguenza molti ragazzi non hanno la possibilità di conoscere realtà sociali e culturali diverse da quella precaria e insoddisfacente che viene offerta in Italia”. Eppure, “basterebbe un po’ di coraggio”, uscire dalle proprie comodità e schemi. Credere nei propri sogni. “A prescindere da dove si è nati”.
Articolo Precedente
Pensionato in Costa Rica. “A 50 anni in Italia sei considerato vecchio, qui mi sento vivo. Tornare? Un suicidio”
Articolo Successivo
Veterinaria in Australia. “In Italia ti dicono che ‘devi imparare’: così sfruttano gratis i neolaureati per 12 ore al giorno”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Tregua a Gaza, liberati nella notte 90 detenuti palestinesi: tornati a Ramallah e Gerusalemme “Adesso per i gazawi inizia un’altra guerra”
Economia & Lobby
I ricchi sempre più ricchi e i poveri hanno smesso di diminuire. “Clientele, monopoli di mercato e eredità alimentano le fortune di un’oligarchia di miliardari”
Politica
Separazione delle carriere, il sindacato dei magistrati: “In 50 anni mai stravolta tanto la Carta”
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Qual è il suo sogno quando era piccolo?". "Questa è una domanda interessante, perché i sogni cambiano nel corso della vita, con l'età. Quando ero piccolo mi sarebbe piaciuto fare il medico, poi ho cambiato idea. Quando si è a scuola, crescendo, si studia un po' tutto. C'è un momento in cui bisogna scegliere cosa fare. Alla fine ho scelto il diritto, la legge". Così il Capo dello Stato Sergio Mattarella rispondendo ai bambini della scuola de Amicis di Palermo. "Non ho mai sognato di fare il calciatore perché non ero per niente bravo", ha aggiunto sorridendo.
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "C'è molto di buono in questo paese, e questo mi conforta sempre". Così il Presidente della repubblica Sergio Mattarella ai bambini della scuola de Amicis di Palermo. "La fatica viene cancellate dal vedere cose buone che si vedono in Italia", ha detto.
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Le piacerebbe fare un altro lavoro?". Questa è stata a prima domanda rivolta dagli alunni della scuola de Amicis di Palermo al Capo dello Stato Sergio Mattarella, in visita a sorpresa questa mattina nel plesso. "Io sono vecchio - ha risposto - il mio lavoro non è quello che faccio adesso, il mio lavoro abituale era quello di insegnare Diritto costituzionale all'Università, ma ormai non lo faccio più da tempo. Questo impegno che svolgo ora non è un lavoro, è un impegno per la nostra comunità nazionale. E' faticoso, però è interessante perché consente di stare in contatto con la nostra società, con tutti i cittadini di ogni origine, ed è una cosa di estremo interesse".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "La musica, così come le iniziative sui libri, la cultura, sono il veicolo della vita, della convivenza, dell'apertura, della crescita personale e collettiva. E' quello che state facendo in questa scuola. Per me è davvero un motivo di soddisfazione essere qui e farvi i complimenti". Così il Capo dello Stato Sergio Mattarella incontrando i bambini della scuola De Amicis. Nel novembre scorso i bimbi della quinta C furono insultati mentre si esibivano davanti alla Feltrinelli, vestiti con abiti tradizionali africani. "Io ogni anno vado in una scuola per l'apertura dell'anno scolastico, ma non è frequente che vada in altre occasioni. Sono lietissimo di essere qui questa mattina- dice Mattarella- E ringraziarvi per quello che fate. Ringrazio i vostri insegnanti per quello che vi trasmettono e per come vi guidano nell'accrescimento culturale".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Voi siete una scuola che con la cultura, la musica, la lettura, e altre iniziative di crescita culturale, esprime i valori veri della convivenza nel nostro paese e nel mondo, che sempre è più unito, connesso, sempre più senza confini. Ed è una ricchezza crescere insieme, scambiarsi opinioni e abitudini, idee, ascoltare gli altri. fa crescere e voi lo state facendo, per questo complimenti". Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella si è rivolto ai bambini della scuola De Amicis di Palermo. Nel novembre scorso i bimbi della quinta c, molti dei quali di origini africane, furono insultati per strada mentre si esibivano in uno spettacolo vestiti con abiti tradizionali. "Cercate di trovare la vostra strada secondo le vostre inclinazioni, auguri a tutti voi e complimenti", ha aggiunto. "Sono lietissimo di incontrarvi in questo auditorium che ci accoglie, ragazzi. Ringrazio la dirigente scolastica e i collaboratori, gli insegnanti e li ringrazio per quanto fanno. Voglio fare i complimenti a voi, siete bravissimi. Avete eseguito magistralmente questi due pezzi", ha detto ancora il Capo dello Stato parlando ai ragazzi che si sono esibiti in un breve concerto. "Non è facile con tanti strumenti ad arco, a fiato, a percussione. Complimenti ai vostri insegnanti e a voi".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - “Vivere insieme, dialogare fa crescere. Rivolgo un sentito grazie ai vostri insegnanti. Insegnare è un’impresa difficile ma esaltante”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, rivolgendosi agli alunni della scuola De Amicis-Da Vinci di Palermo dove si è recato a sorpresa questa mattina. I bambini, lo scorso novembre, furono insultati con epiteti razzisti davanti alla Feltrinelli di Palermo, dove si erano esibiti in uno spettacolo tradizionale. Molti dei bimbi della 5 c, visitata oggi da Mattarella, sono di origini africane. Oggi, tutt’altro che imbarazzati dalla presenza dell’ospite illustre, perché la visita è stata tenuta segreta dalla dirigente scolastica Giovanna Genco, i bambini hanno rivolto al Presidente alcune domande, consegnandogli dei doni. Sulla lavagna di classe spiccava un grande tricolore.
I bambini hanno poi scortato il presidente nell’aula magna dove l’orchestra dei ragazzi delle classi della secondaria ha suonato due brani di Giuseppe Verdi, il coro delle Zingarelle dalla Traviata e il 'Va, pensiero' dal Nabucco.
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo avere incontrato i bambini della quinta C dell'Istituto De Amicis-Da Vinci di Palermo, che lo scorso novembre furono insultati in centro città per il colore della pelle, perché molti di loro sono di origini straniere, si è fermato in classe a rispondere alle loro domande. Sopra la lavagna in classe c'è una bandiera tricolore.