di Federico Iarlori
La bise. Provate a chiederlo a chi vive in Francia e di sicuro saprà dirvi di cosa si tratta. Per i nostri cugini d’Oltralpe, infatti, è consuetudine scambiarsi uno, due o più baci sulla guancia quando ci si incontra e quando ci si separa, anche se non ci si conosce affatto. Carino, no? Beh, dipende. Perché se ti capita di arrivare nel bel mezzo di una festa affollata in un appartamento parigino, il rito della bise rischia di diventare un vero incubo.
Per non parlare delle abitudini “provinciali”: nel Sud della Francia si fanno tre bises, nel Centro addirittura quattro. Sono più “fortunati”, invece, i bretoni, che possono sbarazzarsi rapidamente dell’onere con un solo bacetto per poi concentrarsi sulle cose serie, tipo tracannarsi una pinta di birra.
Se la bise (o les bises) possono diventare un problema al bar o durante una festa, pensate un po’ quanto dev’essere fastidioso sul posto di lavoro. Il sindaco di Morette, un comune dell’Isère, ha deciso una volta per tutte di dire basta a questo supplizio quotidiano e ha inviato una mail agli altri 73 eletti della comunità locale in cui ha dichiarato che a partire dal primo gennaio 2018 non avrebbe più fatto la bise a nessuno.
“Sono arrivata al punto in cui ero contenta di essere malata – ha spiegato Aude Picard-Wolff al quotidiano Ouest-France – perché così avevo una scusa valida per non fare la bise”. A quanto pare, il Sindaco, a forza di dare bacetti a tutti, arrivava persino in ritardo alle riunioni. Insomma, un vero e proprio incubo. Secondo lei, non solo sarebbe ingiusto che la pratica debba implicare soprattutto le donne – è raro che tra uomini ci si scambi la bise -, ma sarebbe un’abitudine anche piuttosto ipocrita: “Ci si bacia per salutare una persona senza neanche guardarla, né parlarci – ha aggiunto Aude Picard-Wolff – Mentre un buongiorno o un sorriso dicono molto di più”.
La presa di posizione del sindaco di Morette è stata un’autentica liberazione per tante altre donne. “Ho ricevuto moltissime lettere di sostegno – ha dichiarato il primo cittadino – e molte mail da parte di donne che si sono congratulate con me per aver avuto il coraggio di dire ad alta voce ciò che loro avrebbero voluto dire da tempo”. Si tratta forse di un nuovo #MeToo? Così sembrerebbe.
Con un post sul suo blog, Romy Duhem-Verdière, appena arrivata nella sua nuova azienda parigina, ha raccontato di come si è decisa a inserire nella sua mail di presentazione una postilla nella quale annunciava di non gradire la bise e di preferire tutte le altre forme di saluto: “alla giapponese, all’indiana, il check, il give me five, i sorrisi radiosi. Tutto tranne quella maledetta bise. La prospettiva di dover salutare ogni mattina i 422 impiegati dell’azienda la terrorizzava a tal punto che si è decisa a correre il rischio di sembrare scortese, essendo, per giunta, l’ultima arrivata.
Ora la patata bollente passa agli uomini: come sapere se la loro bise è gradita oppure no? Ecco, se mai vi capitasse di lavorare in Francia, vi consiglierei vivamente di controllare la vostra casella mail, oppure, semplicemente di essere sinceri: chiedete e vi sarà detto.
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