La lista centrista al fianco del Pd ci sarà. Il centrosinistra, sia pure in formato mini, non si ridurrà al solo Partito Democratico. Superata la strettoia dell’incidente – diplomatico e politico – con Emma Bonino e “+Europa“, nell’alleanza democratica spunta un altro problema, quello di Civica Popolare, cioè la mini-formazione centrista che raccoglie un po’ di Udc, un po’ di alfaniani e un po’ di Italia dei Valori e che sarà guidata dalla ministra della Salute Beatrice Lorenzin. Al centro c’è il guaio legato al simbolo: i centristi vorrebbero usare una margherita, quella della Margherita trentina nata nel 1998, ma si sono imbufaliti quelli della Margherita nazionale, morta ma non ancora sepolta dopo la nascita del Pd.
Il deputato Lorenzo Dellai – fondatore della Margherita trentina nel 1998, eletto nel Parlamento uscente con Scelta Civica e ora promotore di Civica Popolare – assicura: “Noi stiamo andando avanti secondo il nostro programma e alla immediata ripresa, martedì prossimo, avremo la partenza ufficiale, compresa la presentazione del simbolo”. Dellai aggiunge che il simbolo del nuovo soggetto “non rischia di confondersi con quello della Margherita di Rutelli”, al quale però indirizza una battuta polemica: “Lo spazio politico non lo si può brevettare”. “Il simbolo – spiega Dellai – consegue il progetto politico, e noi non vogliamo dar vita a una lista solo per negoziare collegi uninominali, ma intendiamo costruire una coalizione con il Pd”.
Ma comparirà una margherita nel simbolo? “Forse apparirò anche noioso – replica Dellai – ma queste sono polemiche fondate sul presupposto che noi volessimo rapinare i simboli altrui. Quando presenteremo il nostro simbolo si vedrà che non ha il rischio di confondersi con quello della Margherita di Rutelli. Le polemiche sollevate dai liquidatori del partito di Rutelli nascono sul nulla e sul pregiudizio. Se qualcuno vuole forzare faccia pure, ma le norme le conosciamo anche noi”. La conclusione è che non ci sono “elementi di contenziosi di natura giuridica e politica” secondo Dellai. E d’altra parte, dice, “uno spazio politico non può essere brevettato, fermo restando le norme a tutela dei simboli che conosciamo e intendiamo rispettare”.
Dellai dice anche che la “sua” margherita era depositata in Parlamento perché corse alle elezioni politiche del 2013. Se si cerca, in realtà, quella margherita non si vede a occhio nudo perché, controbatte Roberto Montesi, presidente del collegio dei liquidatori della Margherita, “erano pochi millimetri sulla scheda elettorale, inserita nella Stella Alpina della Südtiroler Volkspartei. Replica Dellai: “Essendo tendenzialmente cauti di fronte alla manipolazione genetica delle specie botaniche, ci siamo limitati a mettere il nostro simbolo, ben identificabile nella sua autonomia, accanto a quelli del Pd e della Svp in occasione delle elezioni per il Senato della Repubblica”.
Un battibecco quasi incredibile. Montesi chiarisce: “Il nostro intervento non è di natura politica. E’ in rigoroso adempimento del mandato ricevuto dall’organo politico, l’assemblea federale, che ci ha affidato anche la tutela del simbolo del partito, perché non venga usato nelle elezioni. La storia politica della Margherita si è infatti conclusa con la confluenza nel Pd, e nessuno può usarne denominazione, simbolo e marchio”. Quindi “sono ineccepibili le considerazioni di Francesco Rutelli circa la necessità di evitare ogni ambiguità e confusione negli elettori”.