La richiesta era arrivata il 3 gennaio, a pochi giorni dall’udienza preliminare del 9 quando la sindaca sarebbe dovuta comparire davanti al gup. Quel giorno verrà invece deciso il destino processuale di Raffaele Marra anche lui indagato in relazione alla nomina del fratello Renato
Il processo al Virginia Raggi inizierà il 21 giugno, dopo le elezioni politiche. Lo ha disposto il gup del Tribunale Roma Raffaella De Pasquale, accogliendo la richiesta di giudizio immediato avanzata dai difensori della sindaca di Roma che deve rispondere di falso in relazione alla nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele, ex braccio destro del primo cittadino. “Desidero che sia accertata quanto prima la verità giuridica dei fatti” perché “certa” “della mia innocenza“, scriveva la sindaca su Facebook.
La richiesta era arrivata il 3 gennaio, a pochi giorni dall’udienza preliminare del 9 quando la sindaca sarebbe dovuta comparire davanti al gup: la procura infatti il 28 settembre scorso aveva chiesto per lei il rinvio a giudizio con l’accusa di falso in relazione alla nomina di Renato Marra, fratello dell’ex capo del personale, all’incarico di capo Dipartimento Turismo. Secondo l’accusa, in particolare, la sindaca avrebbe mentito all’Anticorruzione del Comune sulla nomina.
Il 9 gennaio verrà invece deciso il destino processuale di Raffaele Marra anche lui indagato in relazione alla nomina del fratello Renato. L’ex finanziere ed ex uomo di fiducia della sindaca M5s deve rispondere di abuso d’ufficio ed è coinvolto anche in un altro procedimento per corruzione in concorso con il costruttore Sergio Scarpellini in relazione alla compravendita di un appartamento.
Il Partito Democratico va all’attacco: “La Raggi voleva evitare di finire a giudizio durante la campagna elettorale. Ci è riuscita – afferma Davide Ermini, parlamentare dem – salvare la faccia prima delle elezioni interessava solo questo ai Grillini. Inappuntabile dal punto di vista formale ma da quello politico è il riconoscimento del fatto che ai ha paura del risultato. Altrimenti perché non provare a chiudere la vicenda in udienza preliminare? O chiedere ulteriori prove dopo la conclusione delle indagini?”.