Era un emendamento piccolo piccolo inserito alla chetichella nella legge di Bilancio. Una norma approvata prima in commissione e poi in aula senza dibattito perché il governo aveva posto la fiducia sull’intero testo. E che alla fine riguarda solo 16 persone. Sono i 16 consiglieri togati – cioè magistrati in carica – eletti al Consiglio superiore della magistratura tre anni e mezzo fa. Con la vecchia regola, a settembre, quando scadrà il loro mandato quadriennale, dovevano tornare all’incarico ricoperto in precendenza, e per almeno un anno non potevano concorrere per uffici direttivi o semidirettivi, o altri incarichi fuori ruolo. Grazie a quell’emendamento, invece, dal giorno del loro rientro al lavoro potranno aspirare a un posto da capo, vicecapo o fuori dai palazzi di giustizia, magari dentro i ministeri.
A raccontare la storia dell’emendamento anti vincolo è il Corriere della Sera, che ricostruisce anche il modo in cui quella norma è finita dentro alla legge di Bilancio. A sottoscriverla alla vigilia di Natale è stato Paolo Tancredi, deputato del Alternativa Popolare di Angelino Alfano. “Io non ne sapevo nulla, me l’hanno proposto alcuni giudici, con la mediazione di qualche collega senatore, mi sono trovato d’accordo e ho sottoscritto anche questo emendamento, tra circa 150. Sinceramente ritenevo fosse inammissibile, perché è una norma ordinamentale che non ha nulla a che vedere con le spese dello Stato; non avrei certo fatto le barricate, ma è stato ammesso e approvato, per me va bene così”, dice il parlamentare al quotidiano di via Solferino. Ma chi sono quindi i giudici che hanno sollecitato a Tancredi di presentare quell’emendamento? Inutile chiederlo. “Non lo dico per correttezza nei loro confronti – dice il deputato – Un magistrato mi ha telefonato per caldeggiarla ma non era direttamente interessato”.
La riforma, comunque, regala ai membri del Csm un grosso vantaggio ma si presta a molteplici interpretazioni. Senza quel periodo di stop – fissato a due anni nel 2002 e poi ridotto a uno con la riforma Madia del 2014 – è facile dare l’ impressione che l’incarico a Palazzo dei Marescialli possa aver conferito al magistrato un certo potere. Anche in relazione a poltrone da assegnare o lasciare scoperte per andare ad occuparle in seguito.
Insomma l’emendamento Tancredi getta più di un’ombra sull’operato del Csm, sopratutto ora che alla scadenza del mandato dei consiglieri mancano otto mesi. Per questo motivo era osteggiata dal ministero della Giustizia e dai vertici dell’ Associazione nazionale magistrati. “La modifica normativa, che interviene in materia di Ordinamento Giudiziario -non è mai è stato oggetto di interlocuzione formale o informale con il Governo o con il Parlamento. L’Anm esprimerà la propria posizione in merito nel corso della prossima riunione del Cdc fissata per sabato 13 gennaio”, dice in una nota la giunta dell’Associazione nazionale magistrati. Da Tancredi, invece, nessuna marcia indietro: “A me i magistrati non stanno simpatici, ma in questo caso credo non sia giusto alimentare dubbi su conflitti d’interessi o altro; io sono contrario a inutili regole di presunta trasparenza, abbiamo già fatto abbastanza danni con la legge Severino”.