Le prime forme di vita animale sarebbero infatti comparse centinaia di milioni di anni prima che gli oceani e l'atmosfera si arricchissero di ossigeno come indicano nuove analisi geochimiche delle lave di antiche eruzioni sottomarine, pubblicate sulla rivista Nature, che potrebbero modificare il modo in cui cercare vita su altri mondi
Se confermata questa ipotesi potrebbe rivoluzionare il modo in cui cercare vita su altri mondi. Sì perché, in genere si associa l’ossigeno alla vita, ma la sua presenza sulla Terra non è stata cruciale per la sua evoluzione per i ricercatori dell’Università della California a Berkeley. Le prime forme di vita animale sarebbero infatti comparse centinaia di milioni di anni prima che gli oceani e l’atmosfera si arricchissero di ossigeno come indicano nuove analisi geochimiche delle lave di antiche eruzioni sottomarine, pubblicate sulla rivista Nature, che potrebbero modificare il modo in cui cercare vita su altri mondi.
Coordinati da Daniel Stolper gli scienziati, studiando l’ossidazione del ferro nelle rocce basaltiche di eruzioni sottomarine, hanno notato che la transizione a un mondo con elevati livelli di ossigeno negli oceani è avvenuta tra 540 e 420 milioni di anni fa, molto tempo dopo la comparsa delle prime forme animali, datata tra 800 e 700 milioni di anni fa. Lo studio indica che centinaia di milioni di anni fa l’ossigeno atmosferico è aumentato a livelli tali, circa il 10%-50% di quelli attuali, da ossidare le rocce dei fondali.
“Se questo risultato verrà confermato, si tratta di uno stravolgimento delle nostre conoscenze sull’evoluzione della vita”, ha spiegato all’Ansa John Brucato, astrobiologo dell’Osservatorio di Arcetri dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). “Significa – ha aggiunto – che la vita è riuscita a evolversi da forme unicellulari a quelle pluricellulari, usando livelli di ossigeno inferiori a quelli attuali. L’abbondanza di ossigeno nell’atmosfera di altri pianeti, sulla Terra è circa il 21%, potrebbe non essere più un’impronta digitale della presenza di vita evoluta – ha chiarito Brucato -. Questo implica che dovremo diventare più bravi e aumentare la sensibilità degli strumenti per evidenziare quantitativi di ossigeno migliaia di volte più bassi di quelli previsti finora”.