Cinema

Golden Globes, McDonagh trionfa. Ma protagonista assoluta è la denuncia femminile contro le molestie

La notte stellata della Hollywood Foreign Press Association si è consumata più all’insegna dell’iniziativa Time’s Up, creata da 300 professioniste del cinema e che prevede anche un fondo per il sostegno delle persone sessualmente abusate, che non dei premi in sé. La storia di vendetta di "Tre manifesti a Ebbing, Missouri" vince il Golden Globe Award come Miglior film drammatico, scalzando il favorito

di Anna Maria Pasetti

Time’s Up. Il tempo è scaduto, è l’ora della denuncia. Le donne di Hollywood sono state le protagoniste assolute della 75ma edizione dei Golden Globes: unite dagli abiti neri e da annunci importanti, hanno sancito a gran voce la dichiarazione di guerra ufficiale dello show biz al femminile contro gli abusi e le molestie sessuali dilaganti nell’industria dell’entertainment. Cuore della serata è stata una delle figure simbolo della lotta per l’emancipazione femminile, Oprah Winfrey, prima donna nera premiata con il Cecil B. De Mille Award, che ha letteralmente urlato contro l’ingiustizia e le bugie, sentenziando nel coraggio della verità l’arma più potente che le vittime hanno per denunciare ciò che hanno subito. A lei si è unito un coro di straordinaria rilevanza che va dalle vincitrici Frances McDormand (“non siamo qui per il cibo, ma per il nostro lavoro!”), Nicole Kidman (“le cose cambieranno anche grazie alle storie che raccontiamo”) alle presentatrici Barbra Straisand (“da 34 anni una donna non presentava il premio principale”), Reese Witherspoon, Salma Hayek, Angelina Jolie.

La notte stellata della Hollywood Foreign Press Association si è dunque consumata più all’insegna dell’iniziativa Time’s Up (creata da 300 professioniste del cinema e che prevede anche un fondo per il sostegno delle persone sessualmente abusate) che non dei premi in sé. Riconoscimenti che hanno visto trionfare per il cinema il magnifico Three Billboards Outside Ebbing, Missouri (Tre manifesti a Ebbing, Missouri, in uscita italiana l’11 gennaio) diretto dal britannico Martin McDonagh, con quattro Globes “pesanti”: miglior film drammatico, attrice protagonista (Frances McDormand), attore non protagonista (Sam Rockwell) e sceneggiatura, e per le serie tv la bellissima Big Little Lies diretta da Jean-Marc Vallée con altrettanti trofei: miglior mini serie tv, attrice protagonista (Nicole Kidman), attrice e attore non protagonisti (Laura Dern e Alexander Skarsgard).

Buono ma prevedibile anche il bottino dell’immaginifico The Shape of Water (La forma dell’acqua, uscita italiana prevista per il 15 febbraio), già Leone d’oro a Venezia 2017, che ha visto riconosciuto il Globe al regista Guillermo del Toro e ad Alexandre Desplat per la colonna sonora, mentre il medesimo numero di riconoscimenti ottenuti da Lady Bird (in Italia dall’1 marzo), esordio alla regia di Greta Gerwig, ha rappresentato forse la sorpresa della serata: miglior commedia o musical e miglior attrice protagonista di commedia o musical a Saorsie Ronan.

Favoritissimo e meritatissimo il premio come miglior attore protagonista drammatico a Gary Oldman, un supremo Winston Churchill in Darkest Hour (uscita italiana il 18 gennaio), più coraggioso è stato quello alla performance – notevolissima – in commedia o musical di James Franco nel da lui anche diretto The Disaster Artist, un film esemplarmente divertente. E se per l’interpretazione da non protagonista a trionfare è stata la brava Allison Janney per I, Tonya (che in Italia vedremo dal 22 marzo) va segnalata anche, sul versante televisivo, la vittoria della magnifica Elizabeth Moss in The Handmaid’s Tale, la serie tv drammatica peraltro premiata col Golden Globe nella sua categoria. Per il cinema d’animazione l’HFPA ha scelto di celebrare l’ottimo Coco della Pixar, mentre sul versante dell’opera in lingua straniera a ricevere gli onori è stato – fuori programma – il turco-tedesco Fatih Akin per il suo Aus dem Nichts: una scelta discutibile a fronte di titoli meglio riusciti come, ad esempio, il russo Loveless, ma probabilmente motivata dalla tematica giustizialista al femminile.

A bocca asciutta, purtroppo, resta l’Italia che concorreva a ben tre Golden Globes per il magnifico Call Me By Your Name di Luca Guadagnino (miglior film drammatico, attori protagonista e non), ma anche con i britannici Helen Mirren e Jude Law rispettivamente leading peformers di Ella & John di Paolo Virzì (uscita italiana il 18 gennaio) e della serie tv The Young Pope di Paolo Sorrentino.

Bello trattenere in memoria quale uno dei momenti più suggestivi della serata la presenza di Kirk Douglas: 101 anni di inimitabile vitalità.

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