Recentemente, è nata una curiosa polemica sul nuovo bando di ricerca Piano di ricerca nazionale (Prin). Questo schema di finanziamento prevede che le domande siano presentate obbligatoriamente in lingua inglese e facoltativamente anche in italiano. Questo aspetto specifico è stato criticato in un intervento della collega ricercatrice Annalisa Andreoni su un articolo de Il Sole 24 Ore,  intitolato Se l’interesse nazionale preferisce l’inglese. L’autrice dell’articolo obietta che i “Progetti di interesse nazionale” (questo il significato dell’acronimo Prin) dovrebbero essere scritti in Italiano.

Le sue osservazioni sono state condivise dal presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini, in un contributo dal titolo Il MIUR dà un calcio all’italiano. Progetti italiani che parlano inglese? In questo caso specifico ha però chiaramente ragione il ministero; la ministra Fedeli ha già replicato in modo ineccepibile.

La scrittura dei progetti in inglese è tutt’altro che una questione di forma, si tratta di sostanza. Questi progetti non sono delle semplici domande amministrative che potrebbero invece essere valutate da un qualsiasi funzionario ministeriale. C’è sempre una parte molto tecnica che rappresenta il cuore del progetto. Il processo di valutazione nel resto del mondo prevede l’impiego di revisori (referee), studiosi nel campo i quali entrano nello specifico della proposta.

Quindi, ecco qui la ragione della scelta della lingua inglese: in questo modo è possibile ricorrere a una platea molto più vasta di esperti. La selezione di revisori stranieri, inoltre, permette di limitare i comportamenti non trasparenti in un ambiente nel quale bene o male tutti conoscono tutti. Essendo quella per i fondi di ricerca una “gara”, è bene in questo caso specifico che gli “arbitri” siano il più possibile imparziali. È bene chiarire che l’impiego di revisori di altri paesi è una pratica attuata normalmente presso le agenzie di valutazione degli altri stati europei, alla quale il ministero si è finalmente adeguato.

Ad esempio, i progetti ERC e la quasi totalità di tutti i progetti di ricerca a livello europeo sono scritti esclusivamente in inglese. Io sono stato revisore di progetti di ricerca per le agenzie estone, polacca e francese, solo per citarne alcune, e tutti erano scritti in inglese. Nella chimica, fisica, biologia, medicina le pubblicazioni scientifiche recenti sono di fatto esclusivamente in lingua inglese. Nel mio campo, (chimica) non saprei citare una rivista scientifica con un minimo di prestigio la quale accetti articoli in italiano. Posso capire i colleghi di altre aree, come Legge e Lettere, nelle quali la produzione accademica in italiano è invece rilevante.

Tuttavia, non stiamo parlando di una domanda alla delegazione comunale presentata da semplici cittadini. I docenti universitari italiani devono essere necessariamente in grado (e la stragrande maggioranza lo sono) di redigere un progetto in lingua inglese. Non è affatto la fine del mondo se chi eventualmente non fosse in grado di scrivere un progetto in inglese sia estromesso dal finanziamento.

Infine, è bene ricordare che si può parlare di tematiche che riguardano specificamente la lingua italiana utilizzando l’inglese. Come non ricordare la linguista Roberta D’Alessandro, di cui abbiamo parlato qualche tempo fa, la quale si occupa anche di dialetti abruzzesi nell’università di Utrecht (Olanda), e che è stata finanziata con un prestigioso progetto ERC scritto esclusivamente in inglese?

Quindi, posso capire che l’Accademia della Crusca possa storcere la bocca, ma ci sono delle motivazioni serie per richiedere la stesura dei progetti in inglese, perché in questo modo la valutazione ne guadagna in trasparenza e qualità. I discorsi degli accademici sono interessantissimi quando trattano della nostra meravigliosa lingua, ma qualcuno forse dovrebbe riflettere di più prima di parlare di un argomento tecnico come la valutazione dei progetti scientifici. A dirla tutta, il bando PRIN presenta ben altre criticità, delle quali si parlerà in seguito su questo blog, ma la scelta di richiedere la stesura dei progetti in inglese è un’idea ottima e condivisibile.

In ogni caso, quando ci sono iniziative buone e giuste che ricevono aggressioni strumentali (vedi ad esempio la legge sui vaccini promulgata al fine di contrastare i ciarlatani che diffondevano falsità sull’argomento) siamo qui a difenderle.

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Ricerca, il Ministero vuole i Prin in inglese. L’italiano (e l’università) a rischio eliminazione

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