La commissione deve approvare il regolamento sulla par condicio nel servizio pubblico e l’elenco dei programmi e dei conduttori da inserire in palinsesto. I grillini chiedono che siano esclusi i due considerati "artisti" come da contratto dell'azienda, ma i dem non intendono fare modifiche. Si vota il 9 gennaio. Interviene anche Mentana: "Possibile che nel 2018 stiamo a dividere tra chi fa e chi non fa il giornalista?"
La campagna elettorale parte da San Macuto, il palazzo di Roma dove si riunisce la commissione parlamentare di Vigilanza Rai. Ed è un debutto feroce. I partiti devono approvare il regolamento sulla par condicio nel servizio pubblico (spazi uguali ai candidati) e l’elenco – stilato dal dg Mario Orfeo – dei programmi e dei conduttori da inserire in palinsesto. Il voto finale è in programma domani 9 gennaio, ma già oggi sono iniziate le polemiche. Il direttore generale ha incluso Fabio Fazio e Bruno Vespa, “artisti” per definizione e tipologia dei contratti, e un pezzo di commissione (e di azienda) ha dato il via alla rivolta. Il Movimento 5 stelle in testa chiede che siano esclusi entrambi, ma il Pd non intende considerare l’ipotesi. Sul caso si è espresso il direttore del TgLa7 Enrico Mentana: “E’ possibile che nel 2018 stiamo a dividere tra chi fa e chi non fa il giornalista?”, ha detto intervenendo a Un Giorgio Da Pecora su Rai Radio1. Intanto lo staff di Porta a Porta fa sapere che da martedì a giovedì sono invitati in trasmissione, in ordine i tre leader: Luigi Di Maio, Matteo Renzi e Silvio Berlusconi.
I FATTI – La coppia di Rai1 ha ingaggi superiori al tetto di 240.000 euro imposto, invece, ai giornalisti e ai dipendenti di Viale Mazzini da una legge del governo di Matteo Renzi. E dunque, secondo numerosi partiti, la coppia non va utilizzata in campagna elettorale: “Perché Vespa e Fazio sì e Paolo Fox no? Un giorno fa l’oroscopo, un altro intervista un politico”, provocava già ieri un esponente del centrodestra.
Viale Mazzini ha interpretato in maniera originale la norma sui compensi e così ha offerto a Vespa – che fa Porta a Porta dal ’96 e non manca un appuntamento elettorale da oltre vent’anni – un accordo da 1,2 milioni di euro (taglio del 30 per cento) e poi ha protetto Fazio da un profluvio di critiche per lo stipendio da 2,2 milioni e i costi di Che tempo che fa. Per milioni di motivi (e di euro), Orfeo non può rinunciare a Fazio e Vespa: con la scusa che l’altra volta (e anche prima) erano in onda per le elezioni, li ripropone alla Vigilanza. C’è una differenza, però: nel 2013 o nel 2008, non c’era ancora la legge sugli stipendi del servizio pubblico, in vigore da un anno. Viale Mazzini deve affrontare una commissione spappolata e con divisioni all’interno degli stessi partiti. Il progetto di Orfeo – che mescola i giornalisti Bianca Berlinguer e Lucia Annunziata con gli artisti Vespa e Fazio – prevede il controllo dell’informazione in campagna elettorale di un’unica testata: tocca al Tg1 che l’attuale capo Rai ha gestito per quattro anni e mezzo e continua a seguire con attenzione. Il Parlamento deve scegliere il destino di Porta a Porta e Che tempo che fa e pure in fretta, la par condicio scatta dal 18 gennaio. In Vigilanza la maggioranza dipende dal Pd che, a sua volta, dipende dai resti degli alfaniani: un grumo è volato verso il Nazareno e un altro è rientrato da Silvio Berlusconi.
LA POLEMICA IN COMMISSIONE DI VIGILANZA – Nel dibattito di oggi, i grillini hanno illustrato emendamenti al regolamento che servirebbero per escludere sia Fazio che Vespa. “Eliminare i programmi di infotainment dalla campagna elettorale oppure ricondurre tutti i programmi sotto testata a condizione che il conduttore abbia un contratto da giornalista”, il contenuto delle modifiche richieste dalla relatrice di minoranza del M5s Mirella Liuzzi. Che ha anche ricordato che del tema si è parlato a dicembre, in occasione del parere sul contratto di servizio, e ha chiesto che gli altri partiti si esprimano sul tema. “Non abbiamo mai pensato a una norma ad personam contro Vespa, ma vogliamo che questo sistema cambi”, hanno poi aggiunto i colleghi grillini. La soluzione non è però nemmeno contemplata dal Pd: “Il tema”, ha detto il capogruppo Vinicio Peluffo, “non riguarda la parte della normativa di cui ci stiamo occupando: dovremmo inserire nel regolamento quali programmi vanno ricondotti a testata, ma questo deve farlo l’azienda e non la commissione di Vigilanza Rai”. In difesa dei dem anche Pier Ferdinando Casini: “Non so se la proposta del M5s faccia più ridere o piangere. Se questa è la nuova politica tra un po’ la nostalgia si moltiplicherà”.