"Non c'è nessuna resa" alla Lega sulla candidatura di Attilio Fontana al posto dell'attuale governatore, spiega il Cavaliere in una intervista a Circo Massimo su Radio Capital dopo l'annuncio del presidente della Regione. Che viene attaccato da Salvini: "Se lasci il tuo incarico in Regione che vale molto di più di tanti ministeri, evidentemente in politica non puoi più fare altro". Per la Lombardia Forza Italia pensa alla Gelmini, torna in discussione l'intesa sul Friuli. Anche nel Lazio nulla di deciso
L’incontro ad Arcore c’è stato, le dichiarazioni di intenti pure. Quello che non c’è nel centrodestra è l’accordo definitivo su politiche e regionali. Che ora si è fatto più difficile. Il passo indietro di Roberto Maroni ha causato un improvviso aumento della tensione tra i leader. Forza Italia cade dal pero dopo l’annuncio del governatore della Lombardia, che non intende correre per la Regione il 4 marzo. E il primo a puntare i piedi è Silvio Berlusconi: “Non c’è nessuna resa” alla Lega sulla candidatura di Attilio Fontana al posto di Maroni, “nelle coalizioni non si combatte, si dialoga”, spiega il Cavaliere in una intervista a Circo Massimo su Radio Capital.
L’uomo indicato da Maroni per correre al suo posto non convince il leader degli azzurri: “Con quel varesotto perdiamo – avrebbe detto Berlusconi ai suoi secondo La Repubblica – la borghesia e l’imprenditoria milanese non lo sosterranno, rischiamo di regalare il Pirellone a Renzi”. In radio il l’ex premier è più diplomatico: “Per la Lombardia stiamo valutando la proposta della Lega dell’avvocato Attilio Fontana – argomenta l’ex premier – da sindaco di Varese si è dimostrato un amministratore valido e apprezzato”. Ma nell’annunciarlo come alternativa Maroni ha fatto il passo più lungo della gamba: “Stiamo attendendo i sondaggi per vedere quali sarebbero i risultati di uno scontro Gori (sindaco di Bergamo a capo di una coalizione di centrosinistra, ndr) -Fontana o di uno scontro tra Gori e una nostra candidatura, che può essere Maria Stella Gelmini“, mette in chiaro il Cav, che teme che il nome dell’ex presidente del consiglio regionale non sia abbastanza forte per correre per il Pirellone.
Poi c’è il capitolo che riguarda il futuro di Maroni. Se in pubblico il governatore non ha avanzato “pretese, né richieste”, in privato – raccontano in ambienti leghisti – ha chiesto un seggio sicuro in Parlamento, con ogni probabilità al Senato. Perché nella Roma che fu ladrona, dove è stato due volte ministro, l’ex segretario della Lega sarà più al sicuro dalle conseguenze di una eventuale condanna nel processo a suo carico che si sta svolgendo a Milano e che si sta avviando alla conclusione.”La sua è una scelta personale che rispetto”, spiega Berlusconi che tuttavia esclude per il governatore “nella maniera più assoluta” un ruolo politico e di governo. Non c’è “nessun accordo segreto con Maroni – aggiunge – se motivi personali lo spingono a scegliere di non ricandidarsi in Lombardia è impensabile si possano ipotizzare per lui ruoli politici e tantomeno impegni di governo”. Ancor più duro Matteo Salvini: “Se lasci il tuo incarico in Regione Lombardia che vale molto di più di tanti ministeri evidentemente in politica non puoi più fare altro”, ha detto il segretario della Lega ai microfoni di Radio 24.
Così, con la Lombardia che torna per aria, l’accordo complessivo resta lontano anche nelle altre Regioni al voto. Secondo le intese preliminari, il Lazio sarebbe andato a Forza Italia dove in pole si presenta Maurizio Gasparri mentre l’autocandidatosi Sergio Pirozzi verrebbe fatto da parte e consolato con un seggio uninominale. Ma Berlusconi è cauto: “Ottimo candidato, ma siamo distanti da una decisione definitiva”. Sull’altro fronte, il Carroccio chiedeva Massimiliano Fedriga frontrunner in Friuli, ma ora questa candidatura torna in discussione con gli azzurri che vogliono uno dei loro in cima alle liste.
Sul fronte nazionale Berlusconi ripete il mantra degli ultimi mesi. Chi guiderà la coalizione? “Io resto fermo nella mia convinzione che il partito che prende più voti deciderà il nome del candidato premier, così è sempre stato con la Lega e sarà certamente così anche questa volta. Per cui sarà certamente Forza Italia, che traina la coalizione di centrodestra, a indicare il leader del governo”. I sondaggi d’altronde, dice il Cavaliere, parlano per lui: “Stiamo raggiungendo quota 40% che dovrebbe garantire la maggioranza assoluta in Parlamento. Però mancano due mesi alle elezioni. Abbiamo ampi margini di crescita. Punto al 45% di coalizione”.
Nel frattempo una certezza c’è: il nome Berlusconi nel simbolo, anche se la sentenza attesa da Strasburgo che nelle attese del leader dovrebbe riabilitarlo dopo la decadenza da senatore non arriverà in tempo: “Io sono il presidente di Forza Italia. Non l’ho voluto io il nome nel simbolo, ho accettato la decisione dei dirigenti di Forza Italia. Diciamo che questo simbolo ha il valore di un auspicio, di una speranza”. Il nome sul simbolo inoltre, spiega Berlusconi, “indica che Berlusconi è il leader carismatico e incontrastato di Fi”.