Aboliremo il Jobs Act. La promessa non viene da sinistra, ma la pronuncia Silvio Berlusconi. “I dati sull’occupazione giovanile – dice a Radio Anch’io, su Radio1 Rai – riguardano soprattutto i contratti a termine, con noi al governo toglieremo il jobs act che ha dato spinta solo ai lavori a scadenza”. Il tema del lavoro, a sorpresa, accende il duello rusticano, anche se a distanza, tra il leader di Forza Italia e Matteo Renzi che sempre alla radio, ma su Capital, intervistato da Massimo Giannini, aveva appena finito di dire che “quando si entra nel mondo dei risultati si vede come abbia provocato crisi pazzesche: non voglio stare a fare polemiche, ma Berlusconi ha fallito alla prova del governo”. Affondo al quale Berlusconi risponde così: “Prendo atto che la campagna elettorale spinga gli avversari a cambiare il loro modo di comunicare, con stupidaggini che non vale la pena di commentare. In realtà è la sinistra che ha lasciato in eredità una disoccupazione più alta, una pressione fiscale più alta e un numero di migranti più alto, non so come possano accusare il mio governo”.
“Sarà contento il Nordest, il mondo produttivo, vorrei vedere che ne pensano gli imprenditori di tornare al mondo del lavoro del passato” risponde Renzi. Forza Italia poi corre a sistemare un po’ meglio il ragionamento di Berlusconi. “Le parole del presidente Berlusconi sul Jobs Act sono state parzialmente fraintese – si legge nella nota – Il presidente si è limitato a constatare che il Jobs Act è sostanzialmente fallito, perché non ha indotto le imprese a creare occupazione stabile, ma quasi esclusivamente lavoro precario. In ogni caso, è una norma che sta esaurendo i suoi effetti”. “Quando saremo al governo – conclude la nota – non torneremo naturalmente al regime precedente, ma introdurremo strumenti più efficaci del Jobs Act per correggerne gli effetti distorsivi e incentivare le imprese a creare lavoro stabile”.
Renzi sposta l’obiettivo: “Il problema – insiste a Circo Massimo – non è rivedere le tipologie contrattuali ma creare una rete di protezione che ti possa dare una mano, fare formazione”. D’altra parte “l’abolizione dell’articolo 18 e Jobs Act hanno dato una spinta alla ripartenza al Paese, l’hanno sbloccato. Ma non è sufficiente. Ora bisogna mettere assieme un grande sogno e concretezza quotidiana”. Non tutto va a gonfie vele, ammette Renzi, in modo inedito: “Dall’Istat emerge un quadro sul lavoro che è un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto – precisa – Esiste ancora un problema di dare certezza sul lavoro. L’ho sempre detto, mi fa piacere se qualcuno pensa che sia una svolta da parte mia”.
Il leader forzista continua a ostentare la faccia moderata della coalizione. Così, se uno dei punti politici su cui si basa il programma della Lega è l’abolizione della legge Fornero, lui precisa che l’ex ministra “ha ragione quando dice che non si può abolire tutta la legge, noi infatti intendiamo cancellare i provvedimenti iniqui del provvedimento. L’innalzamento dell’età pensionistica ha un senso ma non credo che sia giusto farlo da subito”.
La cosa che assicurano entrambi è che non ci sarà un governo Pd-Fi. “Berlusconi dice ‘mai con il Pd’? Ma l’ha sempre detto – dice Renzi – Avete una passione per i rapporti tra Pd e Berlusconi. Anch’io posso escludere ogni ipotesi di larghe intese. Anzi, più si vota Pd meno c’è il rischio di inciuci”.