Assoluzione definitiva per gli ex amministratori Enel Fanco Tatò, Paolo Scaroni e Fulvio Conti. I tre erano accusati di pericolo di disastro ambientale causato dalle emissioni della centrale termoelettrica di Porto Tolle, sul delta del Po. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del procuratore generale di Venezia contro la decisione della Corte d’appello del capoluogo veneto. Anche il sostituto pg della Cassazione Roberto Aniello aveva chiesto l’inammissibilità del ricorso, sottolineando che in ogni caso questo non avrebbe avuto effetti ai fini civili. Per l’avvocato Enrico De Castiglione, legale di Scaroni si tratta di “una stra-vittoria”.
Il 18 gennaio dello scorso anno, la Corte d’appello aveva assolto i vertici Enel “perché il fatto non sussiste” e aveva anche revocato i risarcimenti alle parti civili, decise in primo grado nel 2014. In quell’occasione il tribunale di Rovigo aveva condannato Tatò e Scaroni a 3 anni di reclusione, mentre Conti era stato assolto perché il fatto non costituisce reato. In particolare, i giudici con la sentenza di condanna per i due ex ad di Enel – Tatò dal 1996 al 2002 e Scaroni, suo successore, dal 2002 al 2005 – avevano stabilito una provvisionale complessiva di 430mila euro suddivisi tra le parti civili (ministeri dell’Ambiente e della Salute, provincia di Rovigo, alcuni Comuni polesani, associazioni come Legambiente, Italia Nostra, Greenpeace e Wwf).
In primo grado, il dibattimento era stato segnato da perizie e controperizie sui presunti pericoli per l’ambiente derivanti dalle emissioni e presunte omesse cautele nella gestione della centrale. Scaroni aveva ribadito la sua completa estraneità alla vicenda, indicando che “la centrale Enel di Porto Tolle ha sempre rispettato gli standard in vigore anche all’epoca dei fatti”, mentre Tatò aveva parlato di “una sentenza assurda, che scuote la mia teutonica fiducia nella giustizia. Sono certo che chi gestiva la centrale quindici anni fa ha sempre rispettato le norme”.