Il boss di Cosa Nostra è morto all'ospedale di Parma negli ultimi giorni del 2017 a causa di una crisi cardiaca. Stava scontando l'ergastolo per gli attentati al consigliere istruttore nel 1983 e al vicequestore nel 1985. Era stato condannato anche a 26 anni per aver fatto parte del commando autore della strage di via D'Amelio. Il questore di Palermo ha vietato funerali pubblici
Stefano Ganci, boss mafioso e fedelissimo di Totò Riina, è morto all’ospedale di Parma negli ultimi giorni del 2017 a causa di una crisi cardiaca. Ganci, 55 anni, era un killer di Cosa Nostra e stava scontando l’ergastolo per avere partecipato a diversi omicidi, fra cui quello del consigliere istruttore Rocco Chinnici nel 1983 e del vicequestore Ninni Cassarà nel 1985. Era stato anche condannato a 26 anni per aver fatto parte del commando che pedinò Paolo Borsellino, la mattina del 19 luglio 1992, il giorno della strage di via D’Amelio. Nei prossimi giorni, dopo l’autopsia, la salma sarà riportata a Palermo dove il questore Renato Cortese ha disposto il divieto di funerali pubblici.
Capo del mandamento Noce, Ganci era figlio del boss Raffaele. Suo fratello Calogero negli anni passati ha deciso di diventare collaboratore con la giustizia. A Parma il boss stava scontando la sua pena, ma non in regime di 41 bis. Il decesso è avvenuto negli ultimi giorni del 2017, dopo una degenza in ospedale di alcuni giorni a causa di una crisi cardiaca sopraggiunta come complicanza di una grave patologia di cui l’uomo soffriva da tempo.