Caro signor o signora sindaco, innanzitutto non devi puzzare. “Sì ad acqua, saponi e deodoranti”, ma attenzione ai profumi, che devono essere “usati con moderazione”. I capelli devono essere “puliti e ordinati”, come anche i vestiti. E passando all’abbigliamento, se sei sindaca ricordati di portare “gonne al ginocchio“, “maniche al gomito” e pochi gioielli. Se invece sei sindaco, occhio alla “sobrietà” della cravatta e a non usare la stessa fantasia della tua pochette. Una volta pulito e vestito, sei pronto per ospitare un’autorità. Fondamentale è la stretta di mano. “Deve essere asciutta e decisa: meglio avere le mani curate, con dita curate e unghie non mangiucchiate, che denotano insicurezza. Deve protrarsi per circa tre secondi oscillando di poco l’avambraccio vero l’alto e il basso”. Finiti gli ossequi, arriva il momento di sedersi a tavola. E davanti al piatto le insidie sono tantissime. Quindi è bene ricordare, cari sindaci, che il risotto si mangia con la forchetta, la minestra non si “tira su” e, prima di bere, ci si pulisce la bocca. Ovviamente, meglio sottolinearlo, “non si parla mentre si mastica”.

Sono solo alcuni dei consigli contenuti in una sorta di vademecum del buon sindaco che la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, ha inviato a tutti i primi cittadini della Regione. Un volume di 75 pagine scritto da Giovanni Battista Borgiani, tutt’altro che uno sprovveduto: vanta una collaborazione all’Ufficio del Cerimoniale della Repubblica ed è in possesso della qualifica di esperto in “Cerimoniale e Protocollo nazionale e internazionale” alla Sioi, la Scuola italiana per l’Organizzazione internazionale. “Con l’auspicio che possa rappresentare un utile strumento di lavoro“, scrive la governatrice Serracchiani nella lettera di accompagnamento al libro inviato ai primi cittadini friulani. Peccato che alcuni sindaci non l’abbiano presa proprio bene. “Mi trovo con i colleghi di giunta ed effettivamente non sappiamo se sia il caso di ridere o di piangere“, ha confessato al Messaggero Veneto Emiliano Canciani, primo cittadino di Reana del Rojale. “Tutti in fila per due e a capo chino”, ha commentato invece ironicamente su Twitter Pierluigi Molinaro, sindaco di Forgaria.

Il libro, dal titolo Signor/a sindaco, Come fare quando?, è stata acquistato dalla Regione con una spesa di 6mila euro, secondo quanto scrive l’agenzia La Presse, e detta tutte le regole e i modi per l’accoglienza degli ospiti istituzionali, l’esposizione delle bandiere e l’uso della fascia tricolore, il “come fare” in occasione di eventi e cerimonie, le lettere e la messaggistica istituzionale, i nomi, gli appellativi e i titoli, gli onori e i servizi di rappresentanza, ma anche l’immagine personale e il bon ton degli eventi conviviali.

A pagina 27, ad esempio, i sindaci possono trovare tutto quello che serve per curare al meglio la propria igiene. Esiste una pratica lista dei “Sì”, che comprende barba e mani curate, oppure l’utilizzo del “trucco da giorno”. A seguire i consigli per l’eleganza. Oltre ai già citati limiti sulla gonna, per una prima cittadina donna è fondamentale avere “abiti sempre di colori tenui“, “calze e scarpe chiuse anche d’estate, “accessori sobri”. E gli uomini? Il completo deve essere “blu, grigio o gessato” ma, badate bene, “mai nero“. La camicia azzurra è perfetta per il giorno, la sera invece deve essere bianca. Calze al ginocchio e scarpe nero completano la mise.

Visto che, come scrive Serracchiani nella lettera, “sottostimare la forma è spesso sinonimo di involontarie gaffes o incomprensioni a livello di istituzioni”, è bene per i sindaci continuare a sfogliare e dare un occhio anche ai capitoli sui ricevimenti. Cosa deve fare un primo cittadino quando riceve un ospite? Innanzitutto, “più importante è l’ospite che si riceve, più il padrone di casa si scomoda allontanandosi dalla propria scrivania per andargli incontro”. Esempi pratici. Se l’ospite è di grado inferiore, basta aspettarlo sulla porta dell’ufficio. Se invece è un pari grado, meglio fare qualche passo fino alle scale o all’ascensore. Tocca scendere fino al portone dell’edificio invece per l’arrivo dei superiori.

Ma non finisce qui – e non poteva essere altrimenti – perché il buon sindaco segue è impeccabile anche a tavola. Una volta letto come districarsi tra risotti e minestre, il vademecum spiega anche come gestire pane e bibite. “Pane e grissini si spezzano sul piatto” e quando viene sete “il collo della bottiglia va avvicinato al bicchiere senza toccarlo”. Se tra un boccone e l’altro si desidera un momento di pausa, “le posate vanno collocate con le punte incrociate al centro del piatto e i manici posti come le lancette dell’orologio che puntano le 20.20″. Un appunto, infine, anche per i sindaci particolarmente ingordi: “Si accosta la forchetta alla bocca e non la faccia al piatto“.

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