Breaking news: è appena uscita la classifica dei dipartimenti universitari “più migliori” d’Italia.

I dipartimenti finanziabili erano 180 su circa 800, il 22% del totale. Si divideranno 1,3 miliardi di euro in cinque anni. Abbandoniamoci per un attimo a un momento di irrazionalità collettiva. Visto che quest’anno il campionato di calcio è noioso come al solito e al momento fermo, consoliamoci con i risultati del Campionato dei Dipartimenti Universitari Italiani. Primeggiano le università di Padova (13 dipartimenti ammessi al finanziamento) e Bologna (14). Ottime la performance di Firenze (9) e Milano-Bicocca (8). Non al massimo Sapienza (8 dipartimenti dei 67 ammessi, solo il 12%), soprattutto in confronto con il risultato dell’Università politecnica delle Marche (5 dipartimenti ammessi su 12 totali, ben il 42%). Tra le classifiche di area, spicca l’eccellenza assoluta nella Fisica: il dipartimento di Chieti-Pescara.

Un piccolo irrilevante dettaglio: non c’è alcun corso di laurea di Fisica in questo ateneo.

Purtroppo, troveremo delle “analisi” sensazionalistiche sui principali mezzi d’informazione e persino sui comunicati stampa da parte di molte università, dai quali ci si aspetterebbe invece una capacità critica di analisi. Se ci togliamo le maglie dei tifosi, ci rendiamo conto che credere a una valutazione obiettiva è profondamente ingenuo. La valutazione è avvenuta in due fasi: prima la “superformula dell’eccellenza” ha determinato una “classifica” e il 70% del punteggio finale, e successivamente, una commissione “umana” ha completato i punteggi, permettendo delle rimonte da parte dei dipartimenti degli atenei più penalizzati e eliminando (per fortuna) le storture più evidenti. Per capire quanto tutto questo fosse prevedibile, Alberto Baccini e Giuseppe De Nicolao sul sito Roars avevano già annunciato quali sarebbero stati i probabili vincitori. La loro analisi prevedeva un bagno di sangue per il Sud-Isole, con l’87% dei fondi assegnati nelle regioni del Centro-Nord.

Su 180 dipartimenti d’eccellenza, 158 sono nelle regioni del centro-nord, 158/180= 87%, guarda caso. L’analisi tecnica di Roars dimostra anche che operando alchimie, come le fusioni mirate dei dipartimenti, si potrebbe scalare la “classifica dell’eccellenza”, ovviamente senza che i singoli dipartimenti portino un servizio anche minimamente migliore al paese. Delle enormi criticità di questa valutazione e soprattutto della superformula magica ne avevamo parlato già.

Ripropongo qui le domande sulla superformula, alle quali nessuno ha risposto (magari questa volta al Miur si accorgono del mio piccolo blog di provincia, dato che finalmente il mio ultimo post nel quale gli ho dato ragione sui progetti di ricerca in inglese è finito nella loro rassegna stampa).

Il punto chiave è che se si parte da premesse errate, nessuna formula matematica potrà mai produrre risultati attendibili. La premessa dell’oroscopo è che la nostra vita sia influenzata da delle linee immaginarie che connettono stelle lontane migliaia di anni luce. Su questa base, ciascuno ci mette del suo, tipo il toro è testardo e così via. La premessa irrazionale di questa valutazione è “finanziando solo i dipartimenti più eccellentissimi, si migliorerà il sistema”. Il problema è che non esiste alcun algoritmo che permetta di rendere un oroscopo più migliore di un altro, e neppure di confrontare delle realtà complesse come i dipartimenti. I tentativi producono dei risultati palesemente incomprensibili, come Chieti primo dipartimento di fisica d’Italia. E non è neppure la prima volta che il problema si ripropone in tutta la sua drammaticità. I “dati” della VQR, (valutazione della qualità della ricerca), pesantemente influenzati tra l’altro da uno sciopero dei docenti, hanno decretato che nell’area 09, Ingegneria, Unicusano supera Messina nella classifica Anvur, e tutte e due sono più migliori dei politecnici di Milano e Torino.

Inoltre, la miglior ricerca in Fisica sarebbe all’università Kore di Enna, dove di nuovo non c’è il corso di laurea in Fisica. Si tratta di una situazione paradossale, ricordata di recente anche dall’ottimo articolo di Anna Liguori su Repubblica.

Chissà cosa ne pensano i miei colleghi del dipartimento di Fisica a Sapienza (finanziato, ma dietro in classifica rispetto a Chieti) dove ci sono una decina di progetti ERC per milioni di euro, e dove insegna Giorgio Parisi, vincitore della medaglia Plank e di ben due ERC Advanced Grant.

Quanto mai potrà essere attendibile una valutazione che porta a questa classifica? E soprattutto, quanto utile allo sviluppo del paese?

È inutile negare che siamo in periodo elettorale e le promesse di distribuzione di soldi a destra e manca si sprecano. Le promesse sono fantastiche, perché permettono di ottenere qualcosa di concreto subito (il voto) in cambio di qualcos’altro incerto nel futuro. Attenzione però alle conseguenze delle promesse: i soldi non si creano dal nulla, semplicemente si spostano. La VQR, per quanto criticabile ha ridistribuito solo pochissimi soldi tra i dipartimenti, quindi tutto sommato i danni sono stati limitati.

Adesso però le risorse in gioco sono davvero tante, 1,3 miliardi di euro, assegnati a colpi di formule magiche senza uguali in nessun altro paese del mondo. Il fondo di finanziamento ordinario, tra l’altro ridotto ogni anno sempre di più, non è stato ancora stanziato per i prossimi cinque anni, e con ogni probabilità sarà decurtato per tirare fuori i soldi da destinare agli “eccellenti”, togliendoli a tutti gli altri. Quindi, i perdenti, l’80% dei dipartimenti universitari italiani, sappiano che non solo non vedranno i finanziamenti destinati agli eccellenti, ma anche che togliendo dal fondo di finanziamento totale i soldi dei vincitori, rimarrà davvero poco.

Quindi, l’era Fedeli, continuando l’opera di distruzione ma in scala più larga già avviata nell’epoca Gelmini, lascia un’eredità pesante. Esattamente come le promesse elettorali, che per accaparrarsi una manciata di voti causano danni incredibili al paese.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Scuola, al via le iscrizioni: ecco come si possono fare online e fino a quando

next
Articolo Successivo

Altro che università gratis, si dovrebbe intervenire alla scuola dell’obbligo

next