Li avevano invocati come l’ultima carta da giocare nel caso la situazione nel centrosinistra si fosse fatta più critica del previsto. E, a meno di due mesi dal voto, gli eventi li hanno spinti a prendere posizione. I padri nobili del Pd, l’ex premier Romano Prodi e l’ex segretario dem, Walter Veltroni, dalle pagine di Repubblica e della Stampa, hanno lanciato un appello all’unità della sinistra alle prossime elezioni, almeno nelle regionali di Lazio e Lombardia. “Le forze del centrosinistra”, ha detto Prodi, “recuperino il buon senso e si mettano insieme per le elezioni regionali e anche per quelle nazionali. Sono preoccupato perché non vedo prevalere quello spirito di coalizione che è sempre indispensabile per vincere una competizione elettorale. Quello spirito è fondamentale per le elezioni regionali, ma lo è anche per il voto nazionale. Per un semplice motivo: è stata approvata una legge che prevede proprio le coalizioni”. Per Prodi servirebbe “un rigurgito di buon senso in un mondo che sembra davvero aver perso tutto il buon senso”. A Prodi si è accodato anche Veltroni: “Sarebbe un vero e proprio delitto presentarsi divisi in due regioni fondamentali per il Paese. È evidente a tutti che le condizioni sono cambiate. È possibile un’inversione di tendenza e allora sarebbe doveroso che i partiti del centrosinistra, tutti i partiti, trovassero una unità contro le destre”.
A parole sembrano tutti fare appello al buon senso, ma nella pratica l’intesa è lontana da venire. Il punto riguarda essenzialmente il sostegno alle prossime Regionali dei candidati dem per Lazio e Lombardia. Il leader Pietro Grasso ha rimandato la decisione dopo le assemblee locali: “Siamo un progetto politico plurale, è normale che ci siano posizioni diverse. Abbiamo concordato di ascoltare le indicazioni del territorio, domani ci saranno le assemblee sia in Lombardia che nel Lazio, poi prenderemo una decisione”. Sul tema il primo a intervenire è stato il governatore della Toscana Enrico Rossi: “Con Gori in Lombardia è opportuno aprire un confronto sul programma, perché rispetto a Maroni non basta #faremeglio, come dice lo slogan Gori, ma si deve cambiare idee e politiche”, “nel Lazio non sostenere Zingaretti, un uomo di sinistra, è un errore perché dobbiamo impedire che la Regione passi a Gasparri”. Il candidato lombardo a Radio1 è andato oltre, dicendo che secondo lui l’intesa c’è già nella testa del leader: “Io lo interpreto in questo modo: se fosse per lui sarebbe un Sì. Io credo che se l’alleanza è possibile in Lazio allora lo è anche in Lombardia, dove da 23 anni governa il centro-destra. Aspetto l’esito delle riunioni con il Pd sulle elezioni regionali, fosse per me avrei già deciso, no?”. Quindi Bersani ha garantito che ci proveranno a trovare un’intesa: “Proviamo a trovare un’intesa. Ci stiamo lavorando”. Con Nicola Zingaretti, ha ammesso, la strada di un accordo è meno complicata di quella con Giorgio Gori. Comunque, ha specificato, “non ha senso fare ammucchiate contro la destra, operazioni di ceto politico. Serve una proposta chiara di sinistra di governo, alternativa alla destra. Altrimenti i cittadini non ce li portiamo a votare. Vediamo che succede nelle prossime ore”.