Il Comune di Roma dovrà anticipare 281 milioni di euro al governo per pagare la parte dei debiti iscritti nella gestione commissariale scaduti il 31 dicembre 2017. Tutto ciò nonostante lo stesso ufficio del ministero del Tesoro abbia a disposizione una liquidità che, secondo il Campidoglio, si aggira intorno ai 370 milioni. In pratica, il Comune paga due volte, una specie di “prestito sul rimborso”. E’ paradossale la situazione in cui si trova a dover lavorare l’amministrazione capitolina sul fronte del piano di rientro degli oltre 15 miliardi dei debiti maturati negli ultimi decenni, cifra abnorme che non da oggi condiziona la vita dei romani. Tanto che ora anche l’assessore al Bilancio della giunta Raggi, Gianni Lemmetti, perde la pazienza e arriva ad accusare l’esecutivo guidato da Paolo Gentiloni di praticare “giochi politici sulle spalle dei cittadini”.
LA VACATIO E I PAGAMENTI BLOCCATI – Vale la pena fare un passo indietro e spiegare il contesto. Attualmente il debito di Roma è diviso letteralmente in due. Quello accumulato dal 2008 al 2016 compreso è pari oltre 5 miliardi, mentre quello “storico” antecedente al 2008 – in buona parte dovuto ai mutui del periodo veltroniano – ammonta a circa 10,3 miliardi ed è gestito da un commissario governativo attraverso un ufficio del Ministero Economia e Finanze. Perché venga estinto questo fardello (si prevede il 2048), ogni anno il Comune di Roma versa alla gestione commissariale ben 500 milioni di euro.
Con questi soldi, il commissario di turno dovrebbe garantire ogni anno il pagamento delle loro spettanze ai creditori privati e alle banche. E qui viene il punto. Il 18 dicembre scorso, infatti, la commissaria Silvia Scozzese si è dimessa per accettare una nomina a giudice della Corte dei Conti, senza però autorizzare almeno i pagamenti delle rate dei mutui in scadenza al 31 dicembre 2017, pari a 175 milioni. Con la poltrona vacante e la nuova nomina ancora da effettuare, i soldi sono dunque rimasti in casse e, durante una riunione svoltasi il 9 gennaio, è stato comunicato ai tecnici del Campidoglio che dovranno essere gli uffici capitolini ad “anticipare” le somme destinate ai creditori, a cui si dovranno aggiungere altri 106 milioni da erogare entro il prossimo 31 gennaio. “Si tratta di un danno grave, perché sono risorse sottratte, seppur momentaneamente, alla spesa corrente”, ripetono da Palazzo Senatorio.
IL GIALLO SULLE LIQUIDITA’ DELLA GESTIONE COMMISSARIALE – Ma c’e’ dell’altro. In nota pubblicata su Facebook, Lemmetti afferma che “la gestione commissariale dispone di una liquidità di diverse centinaia di milioni di euro mai erogate a fornitori e istituti di credito”, che secondo fonti capitoline sarebbe vicina a quota 400 milioni, dunque ben oltre i 160 milioni non erogati a fine anno. E se l’ufficio ministeriale incassa ben 500 milioni l’anno, ciò vuol dire che nel corso del 2017 sarebbero stati pagati poco più di 100 milioni ai creditori. Qual e’ il motivo? Sono state ravvisate delle illegittimità nei crediti o c’e’ dell’altro? Dal Mef bocche cucite, non solo per IlFattoQuotidiano.it che ha provato a chiedere spiegazioni ma anche per gli stessi tecnici capitolini che nelle ultime riunioni non hanno trovato risposte né documenti ufficiali utili a tracciare, finalmente, un quadro preciso ed aggiornato. Tenendo conto che è ancora in piedi la questione dei mutui al tasso fisso del 5,3% contratti all’inizio degli anni 2000 – a suo tempo un buon interesse, oggi decisamente elevato – che costa 75 milioni l’anno al Campidoglio e che non è mai stato ricontrattato.
CACCIA AL NUOVO COMMISSARIO – Ovviamente, il Campidoglio vorrebbe vederci chiaro. E’ per questo che l’amministrazione pentastellata da settimane chiede al governo di nominare Virginia Raggi commissario per il debito. Ipotesi tuttavia al momento impraticabile, in quanto non prevista dal quadro normativo – servirebbe un decreto legislativo ad hoc – e anche inopportuna, perché questo porterebbe il controllato e il controllore a coincidere nella stessa persona. Da Palazzo Senatorio, dunque, chiedono almeno una “maggiore collaborazione” e un nome condiviso, anche se il governo uscente sembra orientato a disinteressarsi dei desiderata capitolini. Ecco dunque che dal M5S arrivano le accuse di “fare campagna elettorale sulla pelle dei romani”, come afferma il deputato Alfonso Bonafede, addirittura “uno sgambetto a Virginia Raggi”, secondo Riccardo Fraccaro. Quel che è certo, è che finché non sarà nominato un nuovo commissario, il Comune dovrà continuare ad anticipare soldi al governo.