“Se allungo una mano per accarezzarti tu pensi che ti stia molestando?”.
“Io credo che voi donne abbiate ragione, anzi ne sono certo. Però adesso, quando mi piace una tipa… ho una paura fottuta a farmi avanti. Penso che magari se allungo una mano per accarezzarla, lei pensa che la sto molestando o le voglio saltare addosso. Un gran casino”. Così un ragazzo a scuola durante una chiacchierata qualche settimana fa.
Si discuteva del movimento #metoo che, partendo da alcune attrici americane e diffondendosi velocemente nel mondo, ha dato voce ad una moltitudine di donne che ha subito molestie e violenze nel corso della vita. Passaggio epocale, importante pietra miliare per la storia dell’emancipazione femminile, se ne capiremo la portata e non proveremo a bloccare il cambiamento enormemente positivo che ha avviato. Come ogni cambiamento che vada a scardinare vissuti consolidati nei secoli, anche il movimento #metoo provoca, oltre ai moltissimi consensi, rabbia e desiderio di negarne l’importanza tra moltissimi. Come potrebbe essere diversamente? Per secoli gli uomini hanno esercitato il potere assoluto in ogni campo, privato e pubblico che fosse. E lo hanno agito anche e in particolare sui corpi delle donne. Da qualche decennio da questo potere ci siamo emancipate: non tutte non ovunque e non completamente. Il movimento #metoo tenta di dare il calcio definitivo ad una sudditanza oramai anacronistica e inaccettabile: ben venga!
E certo non tutto è perfetto, sicuro si poteva fare meglio, sono d’accordo che c’è sicuramente chi approfittando della visibilità del movimento cercherà vantaggi personali, e bisogna certo fare attenzione a non fare di tutta l’erba un fascio: tutto giusto. Ma l’abbiamo detto, ci troviamo di fronte e ad un cambiamento epocale, qualche errore, anche grave, è ammissibile. Così come è assolutamente prevedibile che non a tutti gli uomini questa nuova consapevolezza delle donne piaccia: come ci ha ricordato il premier canadese Justin Trudeau, la parità di diritti significa per gli uomini perdere parte del potere di cui hanno goduto nel corso dei secoli: non tutti ne saranno contenti.
Stamane ho letto il contributo che 100 donne tra artiste ed intellettuali francesi hanno inviato a Le Monde dalle parole inequivocabili: “Lo stupro è un crimine. Ma il provarci, insistente o maldestro, non è un delitto, né la galanteria un’aggressione maschilista”. Non conosco donne che stiano vivendo il cambiamento in corso avviato dal #metoo come una guerra tra sessi, una battaglia contro gli uomini; conosco invece tantissime donne che non vogliono mai più subire ricatti sessuali, molestie, di cui quasi tutte siamo state oggetto nel corso della nostra vita.
Ma questo non vuole assolutamente dire che la seduzione vada “resa norma”, come vorrebbe ad esempio il progetto di legge in Svezia che imporrebbe un consenso esplicitamente notificato a ogni persona coinvolta in un rapporto sessuale. Se la molestia e la violenza sono da bandire definitivamente dalla vita delle donne, non così il corteggiamento, la seduzione, la dimostrazione dell’attrazione.
E comprendo lo spaesamento dello studente a scuola, a cui ho risposto proponendo “troviamo una strada nuova insieme, uomini e donne”; non è difficile, la seduzione non ha bisogno di manifestazione di potere e se vuoi accarezzarmi, saprai comprendere se è quello che anch’io desidero. Non credo che gli uomini non sappiano riconoscere quando un gesto erotico è desiderato e quando invece un sopruso.
I processi sommari e la caccia alle streghe non mi hanno mai trovata d’accordo, sia che si avviassero verso le donne, che verso gli uomini. Da subito ho dichiarato che la gogna mediatica riservata ad alcuni uomini coinvolti nelle denunce, ha avuto il sapore della vendetta più che della giustizia. Sarà dunque giusto formare ed educare le ragazze in modo che siano sufficientemente informate e consapevoli per poter vivere pienamente le loro vite senza lasciarsi né intimidire né colpevolizzare e, aggiungo io, sapendo anche dire NO con risolutezza quando necessario. Non dimenticando che sarà ugualmente necessario educare gli uomini al rispetto e all’ascolto. L’educazione di entrambi i sessi diventa indispensabile perché siamo consapevoli che ci sono situazioni in cui per molte donne dire “no” significa pagare delle terribili conseguenze.
Il dibattito ora è necessario, ripeto non è una guerra tra i sessi ma un riequilibrio di potere necessario e atteso da anni.
Intanto leggo che in una capitale europea i responsabili delle funzioni di “Diversity and Inclusion” di alcune note organizzazioni hanno pianificato un workshop per uomini e donne, per riflettere su come i movimenti #metoo #timesup e #heforShe abbiano sollevato delle questioni fondamentali sulle modalità con cui interagiamo uno con l’altra, che possono essere migliorate nella vita privata e anche nel mondo del lavoro.
Ecco un primo risultato concreto e positivo del cambiamento in corso. Andiamo avanti!