Prove su strada

Dacia Duster, la prova de Il Fatto.it – L’evoluzione della specie – FOTO

Ricerca stilistica e maggiori dotazioni per la seconda generazione della sport utility del gruppo Renault, che si scrolla di dosso l'etichetta del low cost pur mantenendo un rapporto qualità/prezzo invidiabile. Ecco com'è e come va la nuova arrivata

Lo avevano soprannominato “Camoscio d’Abruzzo”, Vito Taccone. Sulle salite del Parco Nazionale del Gran Sasso, lo scalatore di Avezzano che vinse otto tappe del Giro d’Italia tra il ’61 e il ’66, sudava e smadonnava e metteva benzina nelle gambe. Sulle stesse salite, e pure tra saltafossi e inclinazioni sterrate da sballo, sono questi invece i giorni della presentazione all’italica stampa della seconda generazione della Duster, la crossover/Suv che ha squadernato le geometrie commerciali della categoria.

Solida ed economica (costa meno della Panda 4×4…), la rumena dal passaporto francese e’nata per fare la low-cost, puntando dritta su quello cbe i maghetti del marketing definiscono acquirente razionale. Strada facendo, tuttavia si e’ scoperta moderatamente cool, rastrellando anche compratori inizialmente inattesi, uomini col grano che possono permettersi la Cayenne ma che sentono di poter apparire à la page – un po’ – spendendo qualche migliaia di euro. E senza assolutamente attirare gli spioni del fisco.

La Duster 2.0 costa come la prima, pur avendo decisamente rimpolpato le dotazioni tecniche e raffinato il suo look. Si parte dagli 11.900 euro della versione base a benzina, che arrivera’ in concessionaria più avanti, per salire fino ai 19.300 euro della chiccosa Prestige turbo diesel, con trazione integrale. La ricetta per calmierare il listino e’ quella classica della Dacia: sfruttare tecnologie e componenti maturi & sicuri del Gruppo Renault. Classico esempio il turbodiesel 1.500 che nell’allestimento Comfort 4×2 da 16.300 euro e’ ritenuto dalla casa il cuore di mamma, pardon di gamma.

La new Duster non esce dal seminato. Ma visto che la sua clientela e’ sempre meno heavy duty, la monella ha rinnovato totalmente il guardaroba e oggi non condivide alcun pezzo della carrozzeria o dei sedili o del cruscotto con la Duster dell’esordio. Praticamente identica nelle prestazioni e nelle dimensioni (è lunga 2 cm in più), la vettura prodotta a Pitesti, in Romania, è più spaziosa dentro (il parabrezza è stato avanzato di mezza spanna), più silenziosa anche alle velocità sostenute, grintosetta nell’off-road (può attraversare guadi significativi e affrontare declivi importanti).

E poi, e qui si passa alla tecnica pura, è decisamente più bellina. Davanti appare aggressiva per merito dell’allungamento della calandra fino ai fari, ora molto esterni: tutti scommettono che adesso sia più larga, ma non è vero. Bravi i designer, a Bucarest. La cattiveria percepita aumenta anche sui fianchi, dove la linea di cintura è più alta e i passaruota hanno fatto body building. I sedili avvolgenti, le plastiche del cruscotto leggermente più piacevoli al tatto e il ridisegno della plancia accrescono la sensazione di gradevolezza, quando ci si mette al volante.

In sette anni, in Italia sono state vendute 135.325 Duster first generation. Quella che sta per mettersi in bella mostra nei porte aperte del 20/21 e 27/28 gennaio vuol replicare l’ottimo ruolino di marcia, infarcita di soluzioni tecniche impensabili da trovare su una Dacia solo pochi anni fa, come l’assistenza alla partenza in salita, gli aiutini in discesa o l’allerta per l’angolo cieco. Forse più banale, ma altrettanto… “upgradante” l’arrivo del clima automatico o della retrocamera per il parcheggio.

La 4×4 non è un animale da Dakar ma basta e avanza per il 99,5 % di chi dichiara di andare spesso in fuoristrada. A proposito: sulla nuova Duster la trazione integrale non crescerà, secondo i manager Dacia, nel mix di vendita, rimanendo stabile intorno al 20%. Il Gpl è atteso più avanti. Personalmente, attenderei con maggior partecipazione la discesa in campo di tinte più allegre. Tipo il rosso, il giallo, il verde. Il più sbarazzino della gamma, per ora, è l’Orange Atacama, che forse risulta troppo serio persino all’ex premier Mario Monti.

Con la neve sulle cime più intorno alle zone del test drive, il cielo cupo e le carrozzerie grigie e nere a dominare tra le vetture in prova, vien voglia di mare. E di citare qualche riga del secondo abruzzese più famoso di sempre (alle spalle di Vito Taccone, ovviamente), Gabriele d’Annunzio. “Odi il vento. Su! Sciogli! Allarga! Riprendi il timone e la scotta; che necessario è navigare, vivere non è necessario”. Esagerato, il Vate. Per ora può bastare il “Go Duster!” dello spot pubblicitario, in onda dal 20 gennaio, col ritornello rubato alla colonna sonora di “Ghostbusters”. Non solo le tecnologie, evidentemente, ma anche le canzoni della réclame piacciono mature in casa Dacia.

DACIA DUSTER – LA SCHEDA

Il modello: è la seconda generazione della sport utility, nata come low cost, del gruppo Renault
Dimensioni: lunghezza 4,34 metri, larghezza 1,80 (2,05 a specchietti aperti), altezza 1,69.
Motori: 1.6 benzina SCe da 115 cavalli (in corso d’omologazione); 1.5 diesel dCi da 90 o 110 cavalli
Consumi ciclo misto: 22,7 km/litro (21,2 sulla 4×4) per il 1.5 da 100 Cv a gasolio
Emissioni di CO2: 115 grammi/km (123 sulla 4×4) per il 1.5 da 100 Cv a gasolio
Prezzo: da 11.900 euro a 19.300 euro
Ci piace: il listino sempre molto ragionevole, i fanali posteriore con il disegno a croce
Non ci piace: la non presenza in gamma di colori vivaci, una certa lentezza delle marce nel salire di giri