Sono convinto che inconsciamente non vogliamo un governo stabile. Tutti i commentatori politici si lamentano perché, presumibilmente, in marzo non ci sarà un governo stabile in Italia. Questo provocherà, si paventa, scarsi investimenti esteri, incertezza legislativa e difficoltà per collocare il debito pubblico. Ma se invece questa instabilità fosse proprio ciò che gli italiani, come collettività, desiderano?
Nei principali paesi democratici l’instabilità è stata la scelta che gli elettori hanno attuato, quando hanno potuto. Germania, Spagna, Inghilterra, Olanda, Belgio e Austria hanno tutte difficili coalizioni altamente instabili e precarie. Ho specificato, quando è stato possibile, perché in alcuni paesi presidenzialisti come Francia e Usa agli elettori non è permesso scegliere la precarietà e l’instabilità. In questi paesi qualcuno, visto il sistema elettorale a doppio turno, deve pur vincere. Gli elettori però alla prima opportunità rendono zoppa la vittoria (anatra zoppa viene chiamato il presidente). Negli Usa la recente vittoria di un senatore democratico in Alabama, i precedenti di Bush e Obama mostrano questa tendenza. In Francia abbiamo l’esperienza dei precedenti presidenti Sarkozy e Hollande che fungono da monito anche se per ora Macron ha tutte le leve del governo. Dobbiamo però ricordare che gli elettori in Francia, al primo turno, avevano premiato Macron con solo il 30% dei voti.
La mia tesi è che noi elettori come collettività, nelle democrazie mature occidentali, preferiamo l’instabilità e scegliamo di non premiare un governo coi pieni poteri. Per venire all’Italia siamo così sicuri che ci vada bene un governo Salvini-Berlusconi, che per rispettare i proclami elettorali ci porterebbe a un enorme buco nei conti pubblici? O un governo Di Maio composto da neofiti imbevuti di ideologia etero diretti da chissà chi? O infine una riedizione di un governo Renzi, questa volta però senza contrappesi, composto da fedeli renziani che si vogliono imporre e cercano lo scontro con tutti?
La minoranza degli intervistati che risponde ai sondaggi forse vorrebbe questi governi stabili. La maggior parte di coloro che vengono interpellati dai sondaggisti non vogliono rispondere perché, inconsciamente, sentirebbero brividi percorrergli la schiena all’idea che qualcuno vinca. Meglio una bella coalizione composita e litigiosa in cui tutto e il contrario di tutto trovano rappresentanza. In questo modo noi elettori potremo continuare nell’attività che prediligiamo: quella di lamentarci. Riprenderemo a dire che le tasse sono troppo alte, che la spesa pubblica è eccessiva, che ci vorrebbe più giustizia sociale, che vogliamo questo ma anche quello, che ci vorrebbe il su ma anche il giù. In questo modo, oltre ad essere il miglior commissario tecnico, ognuno di noi si sente il miglior presidente del consiglio possibile. Noi si che sapremmo come risolvere gli annosi problemi che affliggono questo paese.
Insomma, come dimostra il referendum dello scorso anno, la stabilità è molto più paurosa dell’instabilità a cui siamo abituati.