TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI di Martin McDonagh. Con Frances McDormand, Sam Rockwell, Woody Harrelson. UK/USA 2017 Durata: 115’ Voto: 4,5/5 (AMP)
In una wasteland dell’America profonda ecco apparire d’improvviso alle porte di una cittadina tre manifesti: denunciano il nome dello sceriffo locale Bill accusandolo di inezia verso il caso irrisolto di una ragazza violentata e uccisa sette mesi prima. Artefice del gesto è Mildred, madre della vittima, donna verace e impavida, pronta a tutto pur di restituire quel che resta in termini di giustizia alla figlia martoriata. Commedia nerissima abilmente mescolata al cop, criminal e gangster movie Tre manifesti a Ebbing, Missouri è indubbiamente il miglior titolo di inizio 2018 (peraltro fresco di trionfo ai Golden Globes). Ammantato di un’ironia suprema, degna dello british humor di cui ontologicamente è portatore lo sceneggiatore e regista londinese – il film è a tutti gli effetti una produzione a maggioranza britannica col sostegno della “indie” Fox Searchlight –, questo prodigioso oggetto filmico sembra privo di difetti. Scritto da accademia, diretto come fosse Tarantino o i Coen ma con un’originalità tutta sua, McDonagh ci porta negli orrori intimi di una donna (ma quanto è brava, sempre ma qui anche di più, Fran McDormand..) che mette a fuoco unicamente la vendetta per la figlia brutalmente abusata e uccisa. Attorno a lei un universo di inetti, insolenti residui di una società collassante, a partire dall’agente Dixon (un Sam Rockwell in stato di grazia) alcolizzato e meschino, incapaci di comprendere il suo dramma. Ma mentre il film cresce, i personaggi crescono al suo fianco perché a ciascuno è data l’ultima chance di redenzione: siamo pur sempre nella terra promessa di un Sogno che giammai può negarsi ai suoi cittadini, almeno nel miraggio di una speranza. E questo è apparso chiarissimo anche a un suddito di Sua Maestà, capace di guardare in profondità i pericolosi segnali del nostro tempo ovunque sparpagliati. Da non mancare, preferendolo in versione originale.