CORPO E ANIMA di Ildikò Enyedi. Con Alexandra Borbély, Morcsányi Géza, Ervin Nagy. Ungheria, 2017. Durata: 116’. Voto 3,5/5 (DT)
Budapest, oggi. Uffici e laboratori di un macello zeppi di sangue. Lei, giovane, bionda, bianca di carnagione, silenziosissima nuova assunta come responsabile del controllo qualità, viene abbordata a pranzo dal direttore finanziario, uomo più grande di lei, vagamente dimesso, con il braccio sinistro paralizzato, ma con un certo rigore professionale. Per via di un inutile “MacGuffin hitchockiano” all’interno dell’azienda giunge la polizia e una psicologa incaricata a risolvere uno strano caso tra i dipendenti. Attività che permetterà di scoprire che i due protagonisti sognano ogni notte la stessa cosa (che noi spettatori vediamo ripetutamente): un cervo maschio e uno femmina che vivono liberi e si accoppiano selvaggi nella foresta. La dolorosa impossibilità della sintesi di un piacere terreno, fisico, corporeo per i due protagonisti, sia individualmente che in un’ipotetica coppia, precipita in un plot che da racconto inizialmente realistico (i buoi in dettaglio vengono realmente macellati, sgozzati e scuoiati da fare ribrezzo) si fa quasi surrealismo tattile e sentimentale (l’oggettiva/dettaglio della mano di lei che schiaccia il purè ricorda Svankmajer). Incredibilmente magica l’alchimia tra regia, fotografia e performance degli attori nell’accoppiare la ritrosia al tocco e il farsi toccare di lei, con l’impotenza rassegnata di lui, in qualcosa di figurativamente simbolico e, dall’inizio alla fine del film, altamente ipnotizzante. Curioso anche il rapporto dei protagonisti, lavoratori in un terrificante macello, con la carne: sia nella mensa aziendale come nei ristoranti elencano soltanto la scelta di insalatine, pomodorini, purè, e salsine vegetali. Orso d’Oro a Berlino 2017.