Francesco Bellomo non è più un magistrato. Il Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, organo di autogoverno dei magistrati del Tar e del Consiglio di Stato, ha dato il via libera definitivo alla destituzione del magistrato indagato per aver ricattato alcune allieve della scuola “Diritto e Scienza”, da lui diretta, che venivano preparate al concorso di accesso alla magistratura. La decisione ha pochi precedenti nella storia della giustizia amministrativa italiana.
L’espulsione dalla magistratura di Bellomo è stata votata quasi all’unanimità: un solo astenuto su 14 componenti presenti. L’organo di autogoverno della magistratura amministrativa ha così preso atto del parere della decisione dell’adunanza generale che ha votato due giorni fa (con 70 sì su 76). Per essere esecuiva la decisione ha ora solo bisogno del decreto del presidente della Repubblica dopo un passaggio a Palazzo Chigi. A quel punto Bellomo può fare ricorso, come ha annunciato, proprio agli ex colleghi del Tar.
“Ingiustizia è fatta” ha scritto mercoledì Bellomo in una lettera aperta nella quale sottolineava come la destituzione fosse “prevista solo in caso di condanna per reati gravi”. “Invece io non ho subito alcuna condanna e neppure alcun processo – aggiungeva – l’unica condanna che ho subito, con effetti devastanti, è quella mediatica“. “Da oggi torno ad essere un privato cittadino – concludeva Bellomo nella lettera – e chiedo ai media di rispettare la mia scelta di non parlare e di far valere le mie ragioni solo dinanzi alle corti nazionali e, se necessario, europee. Ho perso ingiustamente la reputazione e il lavoro, ma ho ripreso la libertà. Di fare ciò che più mi appassiona: libri, insegnamento e ricerca“.
Bellomo è indagato in due Procure, a Bari e Piacenza. Secondo la denuncia del padre di una delle giovani, che ha fatto scoppiare il caso, alle borsiste venivano imposte minigonne, tacchi a spillo e trucco marcato, oltre alla risoluzione del contratto se si fossero sposate. Le ipotesi di reato contestate vanno dall’estorsione alle minacce fino agli atti persecutori. A seguito delle denunce, anche il pm di Rovigo Davide Nalin, assistente di Bellomo, è stato sospeso dal Csm. Pesante, secondo la ricostruzione delle vittime, il clima che si respirava all’interno della scuola, dove le borsiste sarebbero state selezionate in base a scelte di carattere privato e sentimentale e sottoposte a un sexy “dress code”. Emblematico il racconto di una delle vittime, Rosa Calvi, 28 anni: “Mi chiese subito della mia vita privata – racconta la giovane – quanti fidanzati avevo avuto e cosa facevano. E poi disse che se decidevo di accettare, avrei dovuto perdere cinque chili entro marzo. Poi mi guardò in viso e mi disse: ‘Hai le borse sotto gli occhi, con un paio di punturine risolviamo la situazione'”. Pochi istanti dopo “provò a baciarmi. In un attimo mi sfiorò le labbra e io lo evitai. Rimasi pietrificata“.