A sedici mesi dal sisma, gli allevatori di Amatrice e Accumoli ripartono e raccontano a ilfattoquotidiano.it gli ostacoli che hanno dovuto affrontare dopo il terremoto del 24 agosto 2016. “Per i primi mesi non ci hanno saputo dire niente, sembrava ci potessero dare solamente dei tunnel agricoli, tensostrutture inadeguate e che, comunque, sono arrivate troppo tardi” sottolineano Antonio Di Marco, dell’omonima azienda agricola di Rocchetta (Amatrice) e Gabriele Piciacchia, allevatore di Grisciano (Accumoli).
Due storie simili, con la calamità naturale che rende totalmente inagibile la casa di entrambi e fa crollare i tetti delle stalle, ma con uno sviluppo diverso. Antonio ha perso quasi 90 delle sue 180 vacche, è riuscito a farsi riparare il tetto della stalla e tenere duro con il bestiame rimasto, che ha resistito all’inverno e ora, in attesa della fine dei lavori per la nuova stalla, continua a vendere il latte e produrre una linea di formaggi a cui il giovane allevatore, che gestisce insieme alla moglie Stefania l’azienda agricola, non a caso ha scelto di dare il nome di “Testardo”.
Gabriele, padre di due figli, si è trovato solo e spiazzato dall’emergenza, ha temuto di perdere i suoi animali e ha deciso di vendere le mucche da latte tre mesi dopo il disastro, quando i tunnel agricoli erano ancora in fase di assegnazione. “I primi sarebbero arrivati solo a inizio dicembre – ricorda l’allevatore di Accumoli – troppo tardi per garantire la sopravvivenza in salute degli animali”. Ora entrambi gli allevatori stanno provvedendo a costruire una nuova stalla, grazie all’ordinanza del novembre del 2016 della Regione Lazio, con la quale le istituzioni si impegnano a contribuire alla spesa con una somma proporzionale al numero di capi in possesso dell’azienda agricola al momento del sisma. “Contributo che va assegnato a chi gli animali li ha tenuti o persi a causa del sisma – specifica Gabriele – ma non a chi, come me, ha scelto di venderli, o meglio svenderli”. Ora quindi, per avere il contributo della Regione alla costruzione della nuova stalla, l’allevatore di Accumoli, che vive in una casetta di legno provvisoria che gli è stata donata da privati, dovrà prima ricomprare le mucche. In ogni caso, la maggior parte degli allevatori dell’area di Amatrice e Accumoli è riuscita a ripartire, e malgrado tutto, mantenere un presidio del territorio di località che, altrimenti, sarebbero rimaste abbandonate.