Cronaca

Emanuela Orlandi compie 50 anni. Il Vaticano sa che fine ha fatto?

Il Vaticano sa che fine ha fatto Emanuela Orlandi, chi sono i responsabili della sua scomparsa e, se fosse confermata l’ipotesi più infausta, dove sono nascosti i suoi resti? Il fratello Pietro ne è convinto: “C’è stata una lunga trattativa tra la procura di Roma e la Santa Sede che era arrivata a un punto di svolta. A condurla è stato il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo che si è più volte recato in Vaticano con i documenti emersi dall’inchiesta. L’ultima volta che il magistrato si è incontrato con un alto prelato, incaricato di risolvere la questione, ha fatto presente l’esigenza della famiglia di conoscere finalmente la verità e anche di poter dare una degna sepoltura a Emanuela se è vero quanto ci ha detto Papa Francesco e cioè che lei è in cielo. La risposta fu: ‘Va bene’. Ma quello fu anche l’ultimo incontro”. E’ quanto ha detto Pietro Orlandi nel corso di una conferenza stampa di presentazione della prima puntata della serie Scomparsi, cinque docufilm su altrettanti casi di sparizione, che andrà in onda a partire da domenica 14 gennaio alle 21.00 per Crime Investigation (su Sky, canale 118).

Dopo il film La verità è in cielo, di Roberto Faenza, il caso Orlandi continua a suscitare l’attenzione di registi e scrittori. Protagonista dello speciale è proprio Pietro Orlandi, sarà lui questa volta a svolgere il ruolo del giornalista investigativo e a ricostruire le tante indagini che seguirono la scomparsa della sorella. Un dramma che a tanti anni di distanza l’Italia non ha dimenticato. Il 14 gennaio è anche un giorno speciale perché Emanuela compie 50 anni. Nella docu-fiction ci sono le immagini inedite di una famiglia unita che si sentiva felice e protetta all’interno delle Mura Vaticane dove il padre lavorava. Ma anche nuovi documenti e ipotesi investigative che si fondano su quella che è quasi una certezza giudiziaria: la Santa Sede, che a suo tempo svolse indagini accurate, conosce la verità e forse ne ha le prove.

Verità e prove che stavano per essere finalmente consegnate alla magistratura italiana quando improvvisamente il caso è stato archiviato dal procuratore Pignatone che da poco si era insediato e che riteneva impossibile a distanza di tanti anni ricostruire quanto accaduto. In alternativa dispose il trasferimento delle spoglie del presunto autore del sequestro, Enrico De Pedis detto Renatino, dalla Cripta di Sant’Apollinare al Verano. L’augusta sepoltura di uno dei più enigmatici capi della Banda della Magliana resta il segreto più corposo del caso Orlandi perché la ragazzina studiava flauto traverso proprio presso la scuola di musica che si trova all’interno del complesso edilizio di questa basilica minore situata alle spalle di piazza Navona. E’ il 22 giugno del 1983 quando Pietro Orlandi saluta per l’ultima volta Emanuela che quel giorno aveva lezione di flauto ma dall’uscita dalla scuola nessuno l’ha più vista.

Da quel momento nessuna traccia e nessun indizio sono riusciti a riportare a casa questa ragazzina, la cui sparizione ha coinvolto magistrati, forze dell’ordine, uomini di chiesa ed esponenti della criminalità organizzata. Un groviglio inestricabile di misteri che conducono fino al soglio più alto: l’ultima ipotesi è uno sciagurato ricatto mafioso a Papa Wojtyla per i soldi scomparsi dalle casse dello Ior, inghiottiti dal crac del Banco Ambrosiano insieme ai corposi investimenti della mafia siciliana e della Banda della Magliana. Dice il fratello Pietro che, nel corso della trattativa con il procuratore aggiunto Capaldo, la Santa Sede avrebbe proposto come compromesso la consegna di una parte della relazione ancora segreta del Vaticano alla magistratura italiana per suggellare la fine di un’inchiesta, che è sempre stata oltremodo imbarazzante all’interno delle Mura leonine, riservandosi di omissare le parti coperte dal segreto di Stato.

Alle insistenza della procura il Vaticano era sul punto di cedere concedendo qualcosa di più. “Ma quel ‘va bene’ si è risolto in un nulla di fatto”, lamenta ora Pietro Orlandi che non si rassegna: “La procura di Roma ha archiviato, ma noi abbiamo deciso di presentare per la prima volta in Vaticano la denuncia della scomparsa di Emanuela, questo ci consente di chiedere i risultati dell’nchiesta interna a suo tempo svolta”. Nell’attesa Pietro, che aveva ancora i capelli neri ed era un ragazzino quando è comparso la prima volta a “Telefono giallo” prima di diventare un ospite fisso di Chi l’ha visto di Federica Sciarelli (una trasmissione che ha svolto un ruolo centrale negli sviluppi investigativi dell’ultima inchiesta a partire dalla telefonata anonima che per la prima volta ha segnalato l’intreccio tra la tomba di De Pedis e il caso Orlandi), ora tenta una strada nuova, diventare egli stesso un investigatore e ha deciso di viaggiare per l’Italia, incontrare i familiari e gli amici di persone che non hanno fatto più ritorno a casa, con la sensibilità di chi condivide lo stesso destino per restituire, da martedì 23 gennaio alle 22.00, sempre su Crime Investgation, agli scomparsi il diritto di esistere e a chi ancora li aspetta quello di non essere dimenticati.