A quasi quattro mesi dall’interruzione del programma di relocation, la procedura europea per il ricollocamento da Italia e Grecia dei migranti negli altri Stati membri dell’Ue, 384 minori stranieri non accompagnati inseriti nel programma stanno ancora aspettando di essere trasferiti dal nostro Paese. E comunque, nei due anni in cui il programma è stato in vigore, solo un migrante su tre del totale previsto è stato trasferito da Italia e Grecia. Questo mentre, nel 2017, sono stati oltre 15.730 i minori giunti via mare nel nostro Paese, da soli, senza alcun familiare o adulto di riferimento al proprio fianco e dopo aver affrontato viaggi spesso drammatici. Sono alcuni dei dati diffusi da Save the Children in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, per la quale anche il Pontefice ha lanciato un messaggio. “Papa Francesco ha sottolineato con forza quattro verbi chiave, accogliere, proteggere, promuovere e integrare – ricorda Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children – che devono rappresentare la bussola per la tutela in particolare dei gruppi più vulnerabili, come i minori stranieri non accompagnati”. Secondo la ong “per chi giunge in Europa è indispensabile attivare, almeno sino all’approvazione del Regolamento Dublino così come proposto dal Parlamento Europeo, un sistema di ricollocamento che coinvolga i diversi Paesi e assicurare, in Italia, una piena attuazione della legge Zampa”.
Una necessità in un Paese che dà diversi e contrastanti segnali: da un lato sono 2.700 i cittadini che in questi mesi hanno dato la loro disponibilità a diventare tutori di un ragazzo straniero, dall’altro la polemica sulle Ong impegnate nei soccorsi in mare ai migranti, come raccontato da alcune di loro a La Repubblica, ha ulteriormente contribuito ad aumentare la flessione già registrata delle donazioni. Un calo totale, subìto dalle organizzazioni negli ultimi sei mesi, stimato in 10 milioni di euro. Sono le due facce della solidarietà.
LA RELOCATION – Nel 2015 l’Unione europea si era impegnata formalmente a ricollocare, entro settembre 2017, 160mila persone (poi ridotte a 98.255) da Italia e Grecia verso altri Stati europei. Ad oggi, però, le cose sono andate in maniera diversa. “Troppi minori migranti giunti in Europa soli, con esperienze drammatiche alle spalle – commenta Raffaela Milano – sono ancora oggi privi di protezione, di una accoglienza adeguata e di opportunità di inclusione sociale e, in molti casi, sono costretti a rischiare ulteriormente la vita nel tentativo di ricongiungersi ai propri familiari in altri Paesi europei”. Dei 384 minori stranieri in attesa della relocation, 79 hanno già ottenuto l’approvazione della richiesta, mentre ammontano a 151 le domande inviate e tuttora in attesa di approvazione da parte degli stati membri individuati. Altre 154 sono le richieste istruite, per le quali lo stato membro di destinazione deve invece ancora essere individuato. D’altro canto nei due anni di attuazione del programma dei 98.255 migranti che si prevedeva sarebbero stati trasferiti da Italia e Grecia, ne sono stati ricollocati solo 33.174, ossia il 33,7%. Dall’Italia sono 11.464 sui 34.953 originariamente previsti (il 32,8%), di cui 1.083 bambini accompagnati e appena 99 minori soli, mentre dalla Grecia sono stati trasferiti in altri Paesi membri 21.710 migranti su 63.302 (il 34,3%). Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, nonostante un impegno legalmente vincolante, si sono rifiutati di partecipare al programma, non hanno accolto alcun migrante e sono stati deferiti dalla Commissione europea alla Corte europea di giustizia.
L’INTERRUZIONE DEL PROGRAMMA – “Nonostante i gravi ritardi e numeri troppo bassi rispetto agli auspici – sottolinea Save The Children – il programma di relocation ha comunque segnato una strada importante e la decisione di interromperla ha significato abbandonare nuovamente al loro destino i minori soli, costringendoli in molti casi a riaffidarsi ai trafficanti o a rischiare la propria vita pur di varcare i confini, come avviene per i tanti ragazzi che anche in questi giorni vediamo ammassarsi ai valichi della frontiera nord, a Como e Ventimiglia, o come mostrano le immagini dei migranti che tentano di attraversare le Alpi innevate a piedi”. Tutto questo accade mentre migliaia di minori continuano a giungere via mare in Italia, da soli. Nel 2017 sono stati 15.730, il 39% in meno rispetto al 2016, quando erano stati 25.840. Il sistema di accoglienza del nostro Paese registra invece attualmente la presenza di oltre 18.500 minori non accompagnati, di almeno 40 nazionalità diverse. Tra le criticità maggiormente segnalate alla ong nel 2017, attraverso la Helpline Minori Migranti (dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17 numero verde 800 141016 o Lycamobile 351 2202016) l’assenza di personale nelle strutture e la mancanza di servizi volti a favorire il loro percorso di integrazione, come l’iscrizione a scuola o la partecipazione a corsi di italiano.
LA LEGGE ZAMPA – Con l’approvazione, dopo oltre tre anni di stallo, della legge 47 del 7 aprile 2017, la legge Zampa, l’Italia ha fatto un passo avanti per garantire protezione e accoglienza adeguata ai minori non accompagnati. “È ora però di dare seguito a una piena attuazione della legge Zampa – commenta Raffaela Milano – in modo da garantire ai minori quelle azioni fondamentali che anche il Papa ha richiamato nel suo discorso, come l’accesso all’istruzione, con l’iscrizione a scuola anche ad anno scolastico iniziato, la possibilità di usufruire dell’assistenza sanitaria, programmi di affidamento e la regolarità della permanenza al compimento dei 18 anni”.
LE DUE FACCE DELLA SOLIDARIETÀ – Tra le principali novità della legge Zampa vi è, ad esempio, l’istituzione della figura del tutore volontario, con oltre 2.700 privati cittadini che in questi mesi hanno dato la loro disponibilità a diventare tutori di un ragazzo straniero non accompagnato. E se la disponibilità di così tanti cittadini a diventare tutori volontari di questi ragazzi rappresenta un’importante risposta di una parte della collettività, sul fronte della solidarietà internazionale si fanno i conti con un drastico calo delle donazioni, frutto della polemica sulle Ong, anche in seguito alle parole del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro e delle inchieste giudiziarie e di quelle di due commissioni parlamentari. Per non parlare della polemica sul codice di comportamento per le Ong varato dal Viminale e sul quale ha chiesto lumi lo stesso Consiglio d’Europa, in una lettera datata 28 settembre inviata dal commissario per i Diritti umani del Consiglio d’Europa Nils Muiznieks al ministro dell’Interno italiano Marco Minniti. In realtà segnali di un calo delle donazioni, anche quelle attraverso il 5 per mille, per lo meno in Italia già c’era stato. Il prossimo banco di prova è proprio il 5 per mille.