Meglio 187 euro al mese oggi o 1.000 domani, ma tutti da confermare? Nel dubbio c’è anche la terza opzione, 780 euro mensili. Coperture, anche in questo caso, ancora da trovare. L’elettore in difficoltà ha l’imbarazzo della scelta. E un’alta probabilità di confondersi, visto che li hanno battezzati rispettivamente reddito di inclusione (Rei), reddito di dignità e reddito di cittadinanza. L’unico già disponibile – dall’inizio di gennaio – è quello più contenuto, il Rei varato dal governo Renzi e attuato da Gentiloni. Gli altri due sono promesse elettorali, tra le poche “in positivo” di questa campagna costellata da proposte di abolizioni. Da un lato c’è quella dei 5 Stelle, che già nel 2013 l’hanno comunque messa nero su bianco in un disegno di legge. Dall’altro la trovata last minute di Silvio Berlusconi, che sotto le feste ha estratto dal cilindro una proposta molto simile al cavallo di battaglia dei pentastellati ma arrotondando la cifra e rubando il nome alla Rete dei Numeri Pari promossa da Libera e Gruppo Abele (che non l’hanno presa bene).
Cambiano la platea di beneficiari e, di conseguenza, i costi. Il Rei andrà a non più di 700mila famiglie per un costo fino a 1,7 miliardi l’anno. Del reddito di dignità godrebbero 2 milioni di nuclei, sempre che l’ex Cavaliere trovi i necessari 29 miliardi. Quanto al reddito di cittadinanza, secondo l’Istat di miliardi ne basterebbero 14,8, ma gli economisti Massimo Baldini e Francesco Daveri su lavoce.info hanno contestato questa stima calcolando che il costo effettivo sarebbe di 28,7 miliardi. Nota bene: gli 80 euro renziani costano circa 10 miliardi all’anno e queste misure potrebbero sostituirli.