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Londra, la pasticceria dalla famiglia Reale? E’ Peggy Porschen: ecco i suoi segreti

Attiva dal 2003 alla guida di un talentuoso team di “artigiani dello zucchero”, - così ama definirli la magica creatrice di opere d’arte dolciarie - , dal 2010 ha dato vita a un punto di riferimento per i deboli di gola. Dai palati comuni a quelli più sofisticati ha conquistato tutti. La Royal Family e le celebrities internazionali hanno ceduto alle sue tentazioni, seducendo in ordine anche Kate Moss, Elton John, Stella McCartney, Sir Anthony Hopkins, Sting

di Cristina Rosso

Mentre da noi in Italia ci si crogiola nel dispiacere di aver perso una stella Michelin o viene celebrata l’ascesa mediatica di un nuovo locale che con ogni probabilità garantirà una popolarità effimera, a Londra il successo in ambito culinario viene osservato diversamente. In base alla clientela. E soprattutto alla sfera a cui essa appartiene. Sì, perché nel cuore di Londra ultimamente orbitano frequentazioni più che lusinghiere attorno a un locale che definire pastry shop risulterebbe piuttosto riduttivo. Peggy Porschen, questo il nome della rinomata creatrice di torte prestato anche alla pluripremiata società, ha acquisito col tempo una lista invidiabile di affezionati estimatori.

Attiva dal 2003 alla guida di un talentuoso team di “artigiani dello zucchero”, – così ama definirli la magica creatrice di opere d’arte dolciarie – , dal 2010 ha dato vita a un punto di riferimento per i deboli di gola. Dai palati comuni a quelli più sofisticati ha conquistato tutti. La Royal Family e le celebrities internazionali hanno ceduto alle sue tentazioni, seducendo in ordine anche Kate Moss, Elton John, Stella McCartney, Sir Anthony Hopkins, Sting e la consorte Trudie Styler, Madonna e Gwyneth Paltrow.

Motivo per cui, adesso, è assai arduo pensare di avventurarsi in zona Belgravia, tra Ebury ed Elizabeth Street, senza imbattersi in una coda nutrita, che sta a metà tra curiosi e avventori, o sperare di sedersi a degustare qualche delizia artigianale senza aver prenotato con un largo margine di anticipo. Questo perché varcare la soglia del Peggy Porschen significa proiettarsi in una realtà parallela adornata di pan di zucchero, ben visibile dalle vetrine adeguatamente illuminate, esaltata da porte e pareti tinteggiate a righe pastello che richiamano sempre e volutamente retrogusti glicemici (più che altro tendenti al rosa). Tutto sa di fiaba qui: inservienti gentili e servizievoli, arredamento posh e a tratti shabby chic che fa da cornice a una densa varietà di creazioni pastry, cake e muffin multicolor ben esposte; tinte e sfumature tenui evidentemente creano una comfort-zone ideale per estraniarsi dalla realtà caotica della palpitante city londinese.

In questo candido e caldo ambiente (date le temperature mai troppo miti) ovattato si professa un chiaro invito all’evasione e al godimento di un angolo di privacy che ormai sembra raro anche ai comuni mortali, figurarsi alle star di fama globale. Far sentire a proprio agio il cliente pare quindi una prerogativa del menù; e mentre fuori quotidianamente si alimenta una lunga coda (comunque sempre ordinata, qui sono british anche in situazioni che gli italiani definirebbero border-line) dentro si consuma l’elogio della lentezza, del gusto e dell’oblio. Le ragioni di tanto successo sono raccolte con ogni probabilità in questi sapidi ingredienti, nascosti nel microcosmo che Mrs Peggy Porschen ha saggiamente saputo riprodurre. Perché, parliamoci chiaro, di mastri pasticceri e sopraffini masterchef dell’arte dolciaria noi ne abbiamo sfornati a profusione ma per equilibrare determinati livelli di qualità (che forse neanche ambisce alla nostra peculiare eccellenza) condita da un’aura di esclusività – senza essere tacciati di snobismo – ci manca il quid. Ed è bene che impariamo un po’ di democrazia anche qui, attingere da chi fa scuola non fa mai male: sapere di vip che osservano il rito del the coi pasticcini a gomito con civili avventori regolarmente accomodati in un ambiente elegante e a condizioni di assoluta rilassatezza costituirebbe davvero un passo verso una civiltà più edulcorata.

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