Nell’anno 2010 mi recai in Ucraina per turismo insieme ad amici. Nella località dove eravamo alloggiati si notava per le strade una estrema povertà. Essa si riverberava anche sui cani randagi che vagavano per le strade. Io facevo quello che potevo, portando loro da mangiare. Due anni dopo, nel 2012, di quei cani che avevo visto restavano probabilmente solo gli scheletri in qualche fossa comune, visto che per ripulire le città che dovevano ospitare i campionati Europei di calcio, si pensò bene di eliminarli perché evidentemente recavano disturbo alla vista: non è mai una bella cosa vedere la povertà sia sotto forma umana che animale… Di loro conservo il ricordo oltre che nella mente, nelle foto.
Nel 2014, in occasione di quei giochi olimpici invernali di Sochi che si ricordano (tanto per cambiare quando ci sono i grandi eventi) per i disastri ambientali che furono messi in atto, la mattanza riprese, con la stessa motivazione: “Rovinano l’immagine del paese agli occhi del mondo”.
Passano altri quattro anni, e, sempre in Russia si terranno questa volta i campionati mondiali di calcio. Ed i cani continuano ad essere un bel problema, ed il massacro si riattiva.
Guardo una rassegna stampa e leggo un articolo di Newsweek che ricorda che migliaia di cani furono uccisi ad Atene in vista delle olimpiadi (che tra l’altro contribuirono a mandare il paese in rovina), mentre, sempre in ragione delle olimpiadi che dovevano essere disputate, a Pechino nel 2008 furono migliaia i cani ed i gatti inviati in “death camps” “campi di sterminio”.
Insomma, tutto il mondo è paese e, per celebrare la presunta fratellanza fra gli uomini, gli animali vengono massacrati.