Come reagire ai cambiamenti determinati nel lavoro dalle nuove tecnologie? La formazione teorica non basta più. Occorre invece “imparare facendo”, attraverso il coinvolgimento di università, imprese e governo. E lo strumento è il dottorato industriale.
di Francesco Pastore e Federico Giovanni Rega (Fonte: Lavoce.info)
La rivoluzione delle nuove tecnologie
Intelligenza artificiale, energia pulita, digitalizzazione spinta e personalizzazione delle produzioni sono alcune delle tessere più importanti del paradigma della quarta rivoluzione industriale. Ci siamo già dentro. Sarà una rottura tecnologica senza precedenti, le cui conseguenze saranno molteplici, sia a livello economico che sociale. L’origine è da ricercare nella disarmante velocità con cui le nuove tecnologie tendono a sostituire il fattore lavoro, anche in contesti in cui il contributo dell’uomo è apparso finora addirittura insostituibile. I cambiamenti in corso hanno fatto tornare in auge il concetto di “disoccupazione tecnologica” che già John Maynard Keynes rilanciò negli anni Trenta del secolo scorso per spiegare, in parte, la grande crisi di Wall Street. E sono tornate paure e conflitti antichi: uomo contro macchina, apollineo contro dionisiaco, materiale contro immateriale. Abbiamo constatato (e lo constateremo ancora, sulla nostra pelle) che l’innovazione è un’onda insidiosa e inarrestabile.
E non è nemmeno una novità: ogni secolo ha avuto le sue rivoluzioni industriali, intellettuali, scientifiche, tecnologiche e sociali. Dal baratto alla moneta, dal vapore all’elettricità, dall’iperuranio alla scoperta dell’inconscio, dal Pc e l’avvento di Internet allo smartphone, ogni cosa nuova ha distrutto il passato e ha aperto una finestra sul futuro.
Come difendersi?
Cosa può fare l’uomo di fronte a questi cambiamenti? Qual è l’arma migliore che possiede se non la costruzione della conoscenza e del capitale umano del futuro? In un mondo sempre più liquido sarà opportuno imparare a nuotare. La formazione teorica, però, da sola non basta più. È il momento di abbracciare finalmente un approccio alla formazione di tipo learning by doing (imparare facendo), che coinvolga più soggetti e istituzioni, dove le imprese e le università dovranno camminare assieme, mano nella mano, verso la loro terza missione, pronte per le necessità dell’industria 4.0, le necessità di un futuro sempre più pressante. Ci sono diversi strumenti per realizzare il principio duale e portare la formazione del capitale, almeno in parte, dalle aule scolastiche e universitarie, alle imprese: l’alternanza scuola lavoro è solo un primo passo. C’è poi l’apprendistato scolastico, ancora da realizzare e gli istituti tecnici superiori, di cui abbiamo parlato in alcuni interventi precedenti. Qui ci soffermeremo su una misura in particolare.
Il dottorato industriale e la tripla elica
Per affrontare meglio il cambiamento, il governo ha predisposto alcune misure e fondi per una formazione con forte caratterizzazione industriale, fra cui i cosiddetti dottorati industriali e quelli intersettoriali, nell’ambito della Strategia nazionale di specializzazione intelligente 2014-2020 e del piano Industria 4.0 (“Piano Calenda”).
Già nel 2011 la Commissione europea definì i Principi per una formazione dottorale innovativa al fine di elaborare un approccio europeo, con percorsi innovativi, dal carattere interdisciplinare, che forniscano ai dottorandi competenze trasversali e che coinvolgano attivamente le imprese. È chiaro, infatti, che il mondo accademico, universitario e non, non potrà assorbire tutta l’offerta disponibile di dottori di ricerca. E infatti in un recente articolo de lavoce.info, si è documentata la presenza di sovra-educazione dei dottori di ricerca, con il suo carico di penalità salariale.
Le linee guida del ministero dell’Istruzione, università e ricerca richiamano quei principi comunitari e chiariscono che i corsi accreditati con la dicitura “dottorati industriali” potranno essere da un lato i corsi in convenzione con le imprese (articolo 11, comma 1, del Dm 45/2013) con la possibilità anche di riservare un numero di posti ai dipendenti di una o più aziende (articolo 11, comma 2, del Dm 45/2013) (tipo 1); dall’altro, i corsi di dottorato convenzionale che hanno, al proprio interno, dei curricula realizzati in collaborazione con le imprese (tipo 2).
Tra i temi di ricerca, una priorità sarà data proprio a Industria 4.0.
Il Miur ha predisposto il nuovo bando del Pon, Ricerca e innovazione 2014-2020 per il finanziamento di dottorati innovativi a caratterizzazione industriale nelle regioni meno sviluppate (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) e in transizione (Abruzzo, Molise, Sardegna). Alcune università si son già mosse: Politecnico di Torino, Università Ca’ Foscari Venezia, Università di Padova, Università della Calabria. Ma altre mancano ancora all’appello.
Talvolta, nella economia della conoscenza, riemerge la tesi della tripla elica che pone al centro la relazione università-imprese-governo. Qualcuno aggiunge anche l’utente/consumatore e si parla allora di quadrupla elica.
Per sprigionare il potenziale di conoscenza e innovazione occorre una logica di ecosistema e un rinnovamento creativo delle tre sfere istituzionali complementari coinvolte. I dottorati industriali possono rappresentare uno dei motori per far partire quella tripla elica.
Lavoce.info
Watchdog della politica economica italiana
Scuola - 16 Gennaio 2018
Dottorato in azienda, perché ‘imparare facendo’ è il futuro dell’industria 4.0
Come reagire ai cambiamenti determinati nel lavoro dalle nuove tecnologie? La formazione teorica non basta più. Occorre invece “imparare facendo”, attraverso il coinvolgimento di università, imprese e governo. E lo strumento è il dottorato industriale.
di Francesco Pastore e Federico Giovanni Rega (Fonte: Lavoce.info)
La rivoluzione delle nuove tecnologie
Intelligenza artificiale, energia pulita, digitalizzazione spinta e personalizzazione delle produzioni sono alcune delle tessere più importanti del paradigma della quarta rivoluzione industriale. Ci siamo già dentro. Sarà una rottura tecnologica senza precedenti, le cui conseguenze saranno molteplici, sia a livello economico che sociale. L’origine è da ricercare nella disarmante velocità con cui le nuove tecnologie tendono a sostituire il fattore lavoro, anche in contesti in cui il contributo dell’uomo è apparso finora addirittura insostituibile. I cambiamenti in corso hanno fatto tornare in auge il concetto di “disoccupazione tecnologica” che già John Maynard Keynes rilanciò negli anni Trenta del secolo scorso per spiegare, in parte, la grande crisi di Wall Street. E sono tornate paure e conflitti antichi: uomo contro macchina, apollineo contro dionisiaco, materiale contro immateriale. Abbiamo constatato (e lo constateremo ancora, sulla nostra pelle) che l’innovazione è un’onda insidiosa e inarrestabile.
E non è nemmeno una novità: ogni secolo ha avuto le sue rivoluzioni industriali, intellettuali, scientifiche, tecnologiche e sociali. Dal baratto alla moneta, dal vapore all’elettricità, dall’iperuranio alla scoperta dell’inconscio, dal Pc e l’avvento di Internet allo smartphone, ogni cosa nuova ha distrutto il passato e ha aperto una finestra sul futuro.
Come difendersi?
Cosa può fare l’uomo di fronte a questi cambiamenti? Qual è l’arma migliore che possiede se non la costruzione della conoscenza e del capitale umano del futuro? In un mondo sempre più liquido sarà opportuno imparare a nuotare. La formazione teorica, però, da sola non basta più. È il momento di abbracciare finalmente un approccio alla formazione di tipo learning by doing (imparare facendo), che coinvolga più soggetti e istituzioni, dove le imprese e le università dovranno camminare assieme, mano nella mano, verso la loro terza missione, pronte per le necessità dell’industria 4.0, le necessità di un futuro sempre più pressante. Ci sono diversi strumenti per realizzare il principio duale e portare la formazione del capitale, almeno in parte, dalle aule scolastiche e universitarie, alle imprese: l’alternanza scuola lavoro è solo un primo passo. C’è poi l’apprendistato scolastico, ancora da realizzare e gli istituti tecnici superiori, di cui abbiamo parlato in alcuni interventi precedenti. Qui ci soffermeremo su una misura in particolare.
Il dottorato industriale e la tripla elica
Per affrontare meglio il cambiamento, il governo ha predisposto alcune misure e fondi per una formazione con forte caratterizzazione industriale, fra cui i cosiddetti dottorati industriali e quelli intersettoriali, nell’ambito della Strategia nazionale di specializzazione intelligente 2014-2020 e del piano Industria 4.0 (“Piano Calenda”).
Già nel 2011 la Commissione europea definì i Principi per una formazione dottorale innovativa al fine di elaborare un approccio europeo, con percorsi innovativi, dal carattere interdisciplinare, che forniscano ai dottorandi competenze trasversali e che coinvolgano attivamente le imprese. È chiaro, infatti, che il mondo accademico, universitario e non, non potrà assorbire tutta l’offerta disponibile di dottori di ricerca. E infatti in un recente articolo de lavoce.info, si è documentata la presenza di sovra-educazione dei dottori di ricerca, con il suo carico di penalità salariale.
Le linee guida del ministero dell’Istruzione, università e ricerca richiamano quei principi comunitari e chiariscono che i corsi accreditati con la dicitura “dottorati industriali” potranno essere da un lato i corsi in convenzione con le imprese (articolo 11, comma 1, del Dm 45/2013) con la possibilità anche di riservare un numero di posti ai dipendenti di una o più aziende (articolo 11, comma 2, del Dm 45/2013) (tipo 1); dall’altro, i corsi di dottorato convenzionale che hanno, al proprio interno, dei curricula realizzati in collaborazione con le imprese (tipo 2).
Tra i temi di ricerca, una priorità sarà data proprio a Industria 4.0.
Il Miur ha predisposto il nuovo bando del Pon, Ricerca e innovazione 2014-2020 per il finanziamento di dottorati innovativi a caratterizzazione industriale nelle regioni meno sviluppate (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) e in transizione (Abruzzo, Molise, Sardegna). Alcune università si son già mosse: Politecnico di Torino, Università Ca’ Foscari Venezia, Università di Padova, Università della Calabria. Ma altre mancano ancora all’appello.
Talvolta, nella economia della conoscenza, riemerge la tesi della tripla elica che pone al centro la relazione università-imprese-governo. Qualcuno aggiunge anche l’utente/consumatore e si parla allora di quadrupla elica.
Per sprigionare il potenziale di conoscenza e innovazione occorre una logica di ecosistema e un rinnovamento creativo delle tre sfere istituzionali complementari coinvolte. I dottorati industriali possono rappresentare uno dei motori per far partire quella tripla elica.
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‘In Ucraina è guerra per procura’: a dirlo è il segretario di Stato Usa Marco Rubio. E il Cremlino plaude
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.