Il risultato delle urne è cosa nota: stravince il No, Renzi si dimette. E Marchionne? Cambia bandiera sostituendo un tempo verbale: “Io ero un sostenitore di Matteo Renzi e della continuità. Gestiamo anche questo” dice a gennaio, commentando l’arrivo del governo Gentiloni. Amore finito, iniziano le scaramucce, volano gli stracci e anche i piatti. Addirittura sui giornali si parla della possibilità di vedere candidato Marchionne con Berlusconi: onta massima, la fidanzata che si mette con l’amante. Marchionne smentisce, ma accusa il suo ex: “Credo che Renzi abbia perso qualcosa da quando non è più premier, ma è normale. Non so nemmeno se si ricandida, mi sembra che Berlusconi si ripresenti. Comunque Fca è totalmente filogovernativa, si allinea a tutti quelli che si presentano. Io vorrei qualcuno che gestisca il Paese e una tranquillità economica nel contesto in cui operiamo. Sono cose essenziali“. Parole pronunciate il 2 dicembre scorso ad Arese, nella conferenza stampa di presentazione del ritorno di Alfa Romeo in Formula 1. Il giorno dopo Renzi ufficializza la fine della loro storia: “Penso che sia normale che finché sei il premier le persone importanti siano con te, quando non lo sei no. Magari non è bello, ma è normale”. Si erano tanto amati, ora si dicono addio, con i giornali filorenziani che o non dedicano neanche un titolo alle dichiarazioni di Marchionne (il sito de La Stampa) oppure relegano la notizia a un misero occhiello (il sito de la Repubblica). È la fine di un’era: per Marchionne contano i sondaggi negativi e l’implosione di quell’idea di renzismo come nuova opportunità di centrosinistra unito e vincente. Per Renzi è un pessimo segnale per il futuro prossimo, nonché un insegnamento sul passato: esistono anche gli amori filogovernativi, come gli sponsor.