Steve Bannon, il controverso ex capo stratega che Donald Trump ha prima voluto fortemente al suo fianco e poi ha ripudiato, ha ricevuto dal procuratore speciale Robert Mueller che indaga sul Russiagate un mandato di comparizione per testimoniare nell’ambito delle indagini su una possibile collusione tra l’entourage del presidente e i russi. Il mandato – sottolinea il New York Times – è il primo spiccato dal magistrato, che coordina le indagini dell’Fbi, ed è stato recapitato la scorsa settimana al controverso personaggio accusato in passato di razzismo e antisemitismo. Il ricorso ad una citazione “indica che Bannon – sottolinea il quotidiano newyorkese – non è personalmente al centro dell’inchiesta”.
Il provvedimento è stato emesso dopo la diffusione di una citazione di Bannon nel libro Fire and fury, in cui definisce “sovversivo” l’incontro fra il primogenito del tycoon ed emissari russi alla Trump Tower durante la campagna elettorale. Un libro denso di racconti sulle lotte intestine all’interno della Casa Bianca di Trump che hanno fatto infuriare il presidente americano. Non a caso questi ha deciso di tagliare tutti i ponti con quello che fino a qualche tempo fa era uno degli uomini e dei consiglieri più fidati. E che mandò via dalla Casa Bianca quasi costretto, prendendo atto del fatto che Bannon era oramai in rotta di collisione col resto del suo staff, mal sopportato soprattutto dal genero Jared Kushner e dalla figlia Ivanka Trump. A nulla sono valse le scuse che l’ideologo della Alt Right ha presentato al presidente per averlo etichettato – come scrive Wolff – come un’idiota. E per aver descritto Ivanka “stupida come un mattone”. Abbandonato da tutti i suoi sostenitori e finanziatori, l’ex stratega è stato silurato anche da Breitbart, il magazine online che ha sempre considerato come una sua creatura e che è stato costretto dolorosamente a lasciare.
Secondo alcune fonti del New York Times, la decisione di Mueller di inviare un mandato di comparizione davanti a un gran giurì potrebbe essere in realtà una mossa tattica per fare pressione su Bannon e convincerlo a cooperare, sedendosi con gli investigatori per una chiacchierata-interrogatorio più informale. Cosa che inevitabilmente preoccupa la Casa Bianca, che teme un atteggiamento di rivalsa, se non vendicativo, da parte dell’ex stratega. Che intanto, nelle ultime ore, è stato ascoltato a porte chiuse anche dalla commissione intelligence della Camera.
La commissione dovrebbe presto ascoltare anche la testimonianza della direttrice della comunicazione della Casa Bianca, Hope Hicks, che durante la campagna elettorale aveva il ruolo di portavoce. Mercoledì dovrebbe essere il turno dell’ex manager della campagna, Corey Lewandowski. A dicembre, la commissione aveva ascoltato anche Rhona Graff, da lungo tempo assistente del miliardario newyorkese.