Se porti il velo islamico non puoi assistere a un’udienza del Tar di Bologna, nemmeno se sei un avvocatessa praticante nell’ufficio legale di una delle più importanti Università d’Italia. È quanto successo ad Asmae Belfakir, responsabile legale della comunità islamica di Bologna e avvocato praticante nell’ateneo emiliano, che è stata invitata a togliere il velo hijab oppure uscire dall’aula dal presidente della seconda sezione del Tribunale Amministrativo dell’Emilia Romagna, Giancarlo Mozzarelli. La giovane si è rifiutata e si è allontanata dal tribunale. Il presidente del Tar, Giuseppe Di Nunzio, ha poi assicurato che la donna potrà tornare nelle aule del Tribunale indossando il velo hijab, senza nessun problema.

“Chi interviene o assiste all’udienza non può portare armi o bastoni e deve stare a capo scoperto e in silenzio” si legge su un foglio appeso davanti all’aula del Tar dove questa mattina la ragazza si era recata per assistere, assieme ad una collega, ad un’udienza in cui si discuteva di un ricorso in materia di appalti. Proprio in base a questa prescrizione alla legale è stato chiesto di togliersi l’hijab o di uscire dall’aula. Asmae Belfakir, 25 anni, praticante avvocato e laureata all’università di Modena e Reggio Emilia con una tesi sul corpo delle donne e la legge islamica, collabora anche con alcune riviste online sul tema dell’immigrazione e non ha esitato a raccontare quanto accaduto.

“Non mi era mai successo prima – racconta all’Agi Belfakir – ho assistito a decine di udienze, anche qui al Tar e nessuno mi aveva mai chiesto di togliere il velo. Nemmeno al Consiglio di Stato. Anche perché non si può assolutamente parlare di problema di sicurezza perché il velo tiene il volto scoperto e quindi sono perfettamente identificabile. Sono sconvolta”. Mentre lasciava l’aula, il giudice avrebbe spiegato “che si tratta del rispetto della nostra cultura e delle nostre tradizioni“, racconta la giovane, che conclude precisando che “il giudice ha parlato di cultura, non di legge…”.

L’avvocato Lorenzo Canullo, dirigente dell’ufficio legale in cui lavora la giovane, in mattinata non era presente in aula. Saputo dell’accaduto, ha deciso di telefonare al presidente del tribunale, “come figura istituzionale per chiarire e capire le ragioni” di quanto successo. “Mi ha assicurato che non ci sono problemi né ostacoli. La ragazza potrà tornare e quello che è successo non succederà più”, ha detto.

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