E col celebre “Make America Great Again” che Donald Trump ha preso residenza alla Casa Bianca. Dall’altra parte dell’Atlantico sono un po’ fissati con le cose grandi e grosse: dai menù king-size dei fast food, alla celebre revolver 44 Magnum dell’ispettore Callaghan, passando per i motori da oltre 8 litri di cilindrata. Naturalmente l’industria dell’auto è da sempre allineata a questa tendenza e sforna milioni di suv, truck e pick-up così grandi che da noi farebbero davvero fatica a circolare, specie negli angusti viottoli di alcuni centri storici.
Per noi europei quindi il Salone di Detroit, in corso di svolgimento per gli addetti ai lavori ma aperto al pubblico dal 20 al 28 gennaio, si configura come un appuntamento “esotico”, un’occasione per vedere da vicino automobili che in Europa non arriveranno probabilmente mai. Le più rappresentative del “bigger is better” presenti quest’anno alla rassegna americana sono certamente la Ram 1500 e la Chevrolet Silverado, due transatlantici su ruote – lunghi fino a 6 metri a seconda delle versioni – dotati di cassone e capaci di trainare una casa.
Il primo, prodotto da FCA, porta al debutto un inedito sistema mild hybrid che serve per dare una parvenza green ai motori benzina a sei e otto cilindri, e presto ci sarà anche un V6 EcoDiesel. Rispetto al modello precedente ha perso complessivamente 100 kg, a tutto vantaggio dell’efficienza – si fa per dire – e della guidabilità. Ma veniamo ai “numeri numeri”: la gamma si articola a partire dal V6 Pentastar da 3,6 litri capace di 305 Cv, ma per i veri americani la scelta obbligata è il V8 Hemi da 5,7 litri in grado di erogare 395 Cv e 555 Nm di coppia massima. Entrambe le unità propulsive si possono abbinare al sistema mild hybrid, che porta in dote 122 Nm di coppia motrice extra per il V6 e 176 Nm per il V8. Il Ram 1500 può trasportare più di una tonnellata sul cassone e rimorchiare fino a 5.760 kg.
Poi c’è il sempreverde Chevrolet Silverado, ultimo discendente di una famiglia di veicoli che ha alle spalle un secolo di storia: La nuova generazione vanta un cassone riprogettato e una costruzione alleggerita di un paio di quintali grazie anche all’utilizzo esteso di alluminio e altre leghe. Anche in questo caso i propulsori sono “monstre”: i V8 hanno una cilindrata che oscilla fra 5,3 e 6,2 litri, con deattivazione programmata dei cilindri a seconda dei frangenti di guida; palliativi necessari per superare le omologazioni più che per avere una reale utilità, viste la stazza e le cubature un gioco. In un secondo tempo arriverà anche il turbodiesel sei cilindri in linea di 3 litri. La Silverado è originariamente nata per il lavoro duro ma oggi non rinuncia ad un abitacolo rifinito – completo di “gingilli” come il sistema di infotainment compatibile con smartphone – ed ai più moderni sistemi di assistenza alla guida.
Quanto valgono queste vetture negli Usa? Secondo gli ultimissimi dati la categoria dei pickup/truck ha registrato nel 2017 un incremento delle vendite del 6%, attestandosi intorno ai 2,4 milioni di unità. Un dato tanto più significativo se si considera il -1,8% del mercato americano nell’anno da poco concluso (sono stati immatricolati 17,2 milioni di automobili). E a farla da padroni sono Ford, FCA e GM, le cui vendite in questo settore sono ammontate a 2,2 milioni di veicoli, controllando il 93% del segmento. Il truck più venduto è il Ford F-150, seguito dallo Chevrolet Silverado e dal Ram 1500. Da noi invece viene importato il più piccolo Ford Ranger, appena rinnovato e spinto da un propulsore quattro cilindri benzina 2.3 EcoBoost, offerto con trazione due o quattro ruote motrici.
Ma non è tutto grande quel che circola sulle strade americane: se da noi sono quasi estinte, in America le berline tre volumi dei marchi generalisti hanno ancora la loro appetibilità. Per questo al Naias 2018 ha debutto un trittico nuovo di zecco, composto da Kia Forte, Toyota Avalon e Volkswagen Jetta. La coreana si presenta nella sua terza generazione completamente rinnovata nell’estetica e nei contenuti tecnologici: lo stile strizza l’occhio alla sportiva Stinger, mentre all’interno c’è l’ormai diffuso tablet da 8”, poggiato all’apice della plancia. A spingere l’auto un “piccolo” (per quelle latitudini) 2 litri da 147 Cv.
La Toyota Avalon invece è una grossa sedan dalla mascherina frontale decisamente esagerata: la quinta edizione di un modello particolarmente apprezzato in Usa; da alcune angolazioni sembra omaggiare le più lussuose Lexus (il marchio premium del gruppo Toyota). La Avalon punta parecchio sulla sua offerta tecnologica, completa di dotazioni come l’head-up display e un sistema infotelematico di ultima generazione con wi-fi e caricatore wireless per smartphone. Sotto al cofano la questione è “seria”: c’è infatti un V6 di 3,5 litri. Decisamente più ecologica la versione ibrida, che utilizza il 4 cilindri da due litri e mezzo accoppiato ad un motore elettrico. Presenti i dispositivi ideati per evitare o perlomeno attutire una collisione, senza contare comodità come il cruise control adattivo.
In America vende bene pure la Volkswagen Jetta, da noi conosciuta come la “Golf con la coda”. In Europa fa parte delle auto estinte, ma in Usa è molto richiesta. La piattaforma costruttiva è quella modulare del gruppo di Wolfsburg e sfrutta un “minuscolo” 4 cilindri 1.4 TSI da 147 Cv, abbinato al cambio manuale. L’infotainment è ovviamente compatibile con smartphone e la dotazione di sicurezza è paragonabile alle “colleghe” descritte poche righe sopra.
Ultima della lista la RDX Prototype: un concept realizzato da Acura, marchio di lusso di Honda che, contrariamente a Lexus e Infiniti (di Nissan), non ha ancora trovato la via dell’Europa. La RDX prefigura uno sport utility dal look spigoloso e scolpito: è praticamente pronto per la produzione in serie. Sotto al cofano c’è un motore quattro cilindri 2.0 VTEC Turbo a iniezione diretta, abbinato a un cambio automatico a otto rapporti e alla trazione integrale permanente. Caratteristico il ponte di comando, con lo schermo da 10.2 pollici controllabile tramite l’interfaccia con Touchpad.