Continua la battaglia tra Silvio Berlusconi e Veronica Lario sull’assegno di divorzio. L’ex first Lady, infatti, ha presentato, tramite il suo legale, ricorso in Cassazione contro la sentenza della sezione famiglia della Corte d’Appello di Milano, ritenuta “profondamente ingiusta“, con cui le è stato revocato “l’assegno divorzile” di 1.4 milioni al mese che, in base alla decisione del Tribunale di Monza, il leader di FI le avrebbe dovuto versare.
La revoca dell’assegno, secondo il provvedimento della Corte d’Appello di Milano dello scorso novembre, parte dalla “mensilità successiva alla pubblicazione della sentenza di scioglimento del matrimonio e quindi da marzo 2014”. L’atto di impugnazione è stato notificato nei giorni scorsi agli avvocati dell’ex premier che avranno 40 giorni di tempo per replicare. La Cassazione dovrà decidere se nella sentenza di secondo grado è stata applicata la legge. In caso contrario gli atti verranno ritrasmessi a Milano per un nuova causa.
I giudici milanesi, a novembre, hanno deciso che Lario doveva restituire circa 43 milioni di euro all’ex marito e che non avrebbe dovuto più ricevere l’assegno mensile da 1,4 milioni di euro. La Corte d’Appello di Milano aveva così accolto l’istanza dell’ex premier di applicare la sentenza della Cassazione sull’assegno di divorzio in base alla quale conta il criterio dell’autosufficienza economica e non il tenore di vita goduto durante le nozze. Berlusconi aveva sostenuto che la sua ex moglie è autosufficiente potendo contare su liquidità per 16 milioni, gioielli e società immobiliari. La restituzione decorreva dalla data del divorzio che risale al marzo del 2014. A conti fatti, la Lario avrebbe dovuto restituire circa 60 milioni di euro. La revisione del processo è iniziata dopo che la Suprema Corte il 10 maggio 2017 aveva respinto il ricorso della moglie dell’ex ministro Vittorio Grilli che si era vista respingere la richiesta dell’assegno di divorzio dalla Corte di Appello di Milano nel 2014. Adesso la Suprema corte dovrà esprimersi nuovamente su due nuovi contendenti.