Il segretario dem apre la direzione sulle liste con l’accusa “a un certo modo di vedere la realtà”. Il premier e i suoi ministri potranno ricandidarsi. Annunciati Paolo Siani e Carla Cantone tra i candidati. Spunta norma per ricandidare Fassino
Un disegno contro il Partito democratico. La prova? La vicenda dei sacchetti biodegradabili a pagamento nei supermercati. È quello che sostiene Matteo Renzi alla direzione del partito. “C’è un disegno contro di noi, contro il Pd, è evidente. Non solo per chi apra un computer ma anche guardando un tg. La vicenda dei sacchetti è emblematica di un certo tipo di sguardo sulla realtà che va combattuto”, sono le parole del segretario all’assise dei dem, convocata in forma permanente per l’approvazione delle liste. Sacchetti a parte, infatti, l’ex premier ha proposto di concedere una deroga a Paolo Gentiloni e ai ministri attualmente in carica, visto che hanno tutti alle spalle 15 anni di mandato parlamentare, il massimo previsto dallo Statuto del partito, a parte Graziano Delrio.
“Da oggi stesso concediamo la deroga per il presidente del Consiglio e per i suoi ministri. È una valutazione politica. Il presidente del Consiglio farà il presidente del Consiglio, ma se lui e i ministri saranno in campo, come credo, sarà positivo per rafforzare non solo il lavoro di squadra ma anche un team più credibile degli altri”, ha detto Renzi. Che poi a Matrix ha spiegato come i membri dell’esecutivo “saranno in campo, candidandosi in un collegio e in più di una circoscrizione proporzionale. Metteremo in campo la squadra migliore e i candidati migliori.
Secondo l’Huffington Post, poi, il segretario proporrà una deroga anche per candidare gli ex segretari del Pd e dei partiti fondatori dei dem, e cioè i Ds e la Margherita. Si tratta in realtà di un escamotage per riportare in Parlamento Piero Fassino. Walter Veltroni e Francesco Rutelli, infatti, sono fuori dai giochi da tempo. L’ex segretario Pierluigi Bersani ha lasciato il partito è si candiderà con Liberi e Uguali, mentre Dario Franceschini potrà comunque ricandidarsi visto che è un ministro del governo Gentiloni. Per questo motivo la deroga per gli ex segretari è già stata ribattezzata norma “Salva Fassino“, con qualche polemica da parte dei dirigenti piemontesi che nel collegio Torino 1 vorrebbero candidare volti diversi da quello dell’ex sindaco.
Ed è per questo che il segretario ha messo le mani avanti: “Gli spazi si riducono, deputati e senatori uscenti non saranno tutti riportati nel Parlamento, anche perchè un partito non si può riproporre con gli stessi volti. La decisione sulle deroghe dei parlamentari la lascerei a margine, la possiamo prendere solo quando sarà chiaro il quadro sulle liste”. Consapevole delle polemiche in corso nei vari collegi – dai “figli e parenti di” fino al seggio di Bologna concesso a Pierferdinando Casini – Renzi ha quindi scelto di comunicare ai suoi il nome di un candidato proveniente dalla società civile: il fratello di Giancarlo Siani, giornalista ucciso dalla camorra a Napoli. “Ho scelto di iniziare con il primo nome per il Parlamento con un uomo che vive in una delle realtà in cui abbiamo fatto più fatica, in un’area culturale alla quale siamo orgogliosamente affini e che lavora in prima linea tutti i santi giorni: Paolo Siani è il nostro primo candidato. Già nelle prossime ore annunceremo altre personalità: abbiamo chiesto a una personalità della Cgil, Carla Cantone, e lei ha accettato”.
Dopo aver annunciato i due nuovi acquisti, quindi, il numero uno del Nazareno è tornato a citare l’ex presidente della Francia, François Mitterrand. “Nel Paese c’è una parte rilevante e significativa che chiede una forza tranquilla, di riconoscere che il rancore, l’odio, il risentimento, la fabbricazione di prove false o fake news non è maggioritario nel Paese. C’è poi una fascia di mezzo di chi ha voglia di continuare a credere nel ruolo della politica e in un governo del Pd nel Paese, perché se un governo non lo facciamo noi, va nelle mani di realtà che hanno una relazione complicata con la verità e si stanno caratterizzando per essere gemelli diversi. Basta chiacchiere, al lavoro e alla lotta”, sono le parole di Renzi che sostiene di vedere una ripresa nei sondaggi: “Non si può vincere la campagna elettorale parlando solo alla testa degli elettori. I segnali ci sono di una ripresa dopo la costante caduta dei mesi scorsi”.
Secondo diversi rumors, nel frattempo, l’ex premier starebbe tentando di convincere Gianni Pittella, capogruppo dei Socialisti europei a Bruxelles, a candidarsi nella sua regione, la Basilicata, contro Roberto Speranza. In quel collegio, per il Pd, dovrebbe correre il fratello di Pittella, Marcello, governatore della regione lucana. E mentre cerca nomi forti, il segretario prova ad aprire alle minoranza assicurando che concederà maggiori spazi rispetto a quelli che furono garantiti ai suoi nel 2013, quando il segretario era Bersani. “Ci fu un comportamento diverso da quello che propongo oggi, non fu rispettato l’esito delle primarie. Noi invece dobbiamo rispettare le diverse sensibilità. Garantirò un riconoscimento non solo simbolico ma anche numerico”, dice il numero uno dei dem. Sui seggi sicuri in lista, però, l’ex premier ha comunque cercato di buttare acqua sul fuoco. “Ha un posto sicuro – ha detto – solo chi si prende il voto sul collegio, dobbiamo essere chiari. L’idea che esistono posti intoccabili non è vera, se c’è una squadra coesa molto, se non tutto, è contendibile. Un terzo dei seggi viene attribuito alla coalizione, che mette insieme tutto il contrario di tutto. E così nei collegi il centrodestra che non è competitivo su base nazionale, lo è”.
E a proposito di coalizione, Renzi ha annunciato di aver chiuso gli accordi con Svp e Patt, ringraziando espressamente l’ex sindaco di Torino, che sarà probabilmente riportato presto in Parlamento. “Il lavoro generoso di Fassino sta portando alla chiusura di una coalizione per la quale abbiamo aperto ad altri tre soggetti politici, la lista Civica e popolare di Lorenzin, la lista Insieme, che include i Verdi e chi aveva iniziato con Pisapia, e la lista +Europa con Emma Bonino”. Proprio l’alleanza con Svp fa spuntare un altro caso: per ricandidarsi al Senato, infatti, ha bisogno di una deroga anche Gianclaudio Bressa, l’uomo cerniera dell’accordo con Svp. In pratica l’unico motivo per cui il Pd è dato in vantaggio in Trentino Alto Adige.