Rischiano il processo anche Maurizio Mainetti, responsabile regionale della Protezione civile, Francesco Puma, segretario generale dell’autorità di bacino del Po, Gaetano Noè, all’epoca comandante della polizia municipale di Parma, e Gabriele Alifraco e Claudio Pattini, rispettivamente responsabile della Protezione civile provinciale e funzionario comunale
La Procura di Parma ha chiuso le indagini avviate in seguito all’alluvione del 2014. A notificarlo ai sei indagati con l’accusa di disastro colposo aggravato, tra i quali figura il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, assieme a Maurizio Mainetti, responsabile regionale della Protezione civile, Francesco Puma, segretario generale dell’autorità di bacino del Po, Gaetano Noè, all’epoca comandante della polizia municipale di Parma, e a Gabriele Alifraco e Claudio Pattini, rispettivamente responsabile della Protezione civile provinciale e funzionario comunale, è il sostituto procuratore Paola Dal Monte.
L’indagine riguarda l’alluvione del torrente Baganza, che il 13 ottobre del 2014 investì l’area sud di Parma causando oltre 100 milioni di euro di danni. Nel 2016, il primo cittadino del capoluogo emiliano romagnolo era finito iscritto nel registro degli indagati, a cui ora ha fatto seguito la notifica dell’avviso di chiusura indagine, che potrebbe precedere una richiesta di rinvio a giudizio.
Tra le contestazioni mosse dalla procura al sindaco, ci sarebbe il mancato allarme: Pizzarotti, infatti, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, non avrebbe lanciato l’allarme relativo all’alluvione, nemmeno quando fu superata la soglia idrometrica di preallarme, dopo il crollo del ponte della Navetta. Inoltre, il piano di protezione civile di Parma non sarebbe stato aggiornato all’epoca dell’alluvione, ma sarebbe stato fermo al 2007, né sarebbe stato attivato un adeguato sistema di osservazione e monitoraggio della piena.
“Sono fiducioso e rispetto le istituzioni, perciò attenderò il tempo necessario per raccontare i fatti, concreti, di quei giorni – scrive oggi Pizzarotti, sempre tramite il suo profilo Facebook -. Tempo al tempo. E pazienterò anche per capire come mai si parla solo del Comune di Parma quando l’alluvione toccò diversi altri Comuni della provincia. Però voglio ripetermi, perché è doveroso e pure necessario: abbiamo fatto tutto quello che si poteva e doveva fare, lo racconteremo con estrema chiarezza sia per il bene dell’istituzione che rappresento sia per il bene di Parma”. “Mi è stata comunicata l’informazione della chiusura delle indagini sull’alluvione del 2014 – ha annunciato ieri su Facebook lo stesso Pizzarotti – un fatto drammatico che ci ha colpito nel profondo. Ma lo sapete: come comunità l’abbiamo affrontato e ci siamo rialzati. Tutti insieme, spalla a spalla. Ricordo bene quelle ore e quei giorni. Eravamo tutti lì, nella sala operativa a coordinare i lavori e gli interventi, o per le strade a spalare acqua e fango. Abbiamo fatto tutto quello che si doveva fare, prima, durante e dopo. Mattino, pomeriggio e sera. Una Parma che ha agito come una squadra”.
Un sindaco, però, ha aggiunto Pizzarotti, “è sempre in prima fila. Oneri e onori. L’unica categoria politica che ha sempre meno poteri ma il massimo delle responsabilità. Nonostante tutto siamo persone, a volte sentiamo le dita puntate addosso, i giudizi facili, le lamentele per scaricare le proprie responsabilità su qualcuno”. “Ma andiamo sempre avanti – scrive Pizzarotti – io continuerò a fare quello che ho sempre fatto, nel rispetto e a tutela dei miei concittadini. Infine, con estrema chiarezza continuerò a tenere aggiornati i parmigiani sugli sviluppi della vicenda”.