Grasso come leader “è se stesso: una persona seria – afferma D’Alema – Certo è più difficile conquistare la scena, se uno non partecipa a questa grottesca gara a chi la spara più grossa, cui sono impegnati a pari titolo il grande maestro Berlusconi e il suo giovane allievo Renzi. Tra poco li sentiremo promettere come Lucio Dalla che sarà tre volte Natale“. A dirlo è Massimo D’Alema, intervistato dal Corriere della Sera, ipotizzando dopo il voto un governo del presidente e “una convergenza di tanti partiti diversi attorno a obiettivi molto limitati“.
“La classe dirigente ha il dovere di dire la verità al Paese: questa legge è congegnata perché nessuno abbia la maggioranza. Occorrerà lo sforzo di garantire una ragionevole governabilità, mentre il Parlamento avrà un compito costituente, a cominciare da una nuova legge elettorale. Il Paese pagherà un prezzo alto al fallimento del renzismo, al modo disastroso, superficiale e arrogante con cui ha affrontato questioni delicatissime come le riforme”. Rivolto al gruppo dirigente del Pd, l’ex presidente del Consiglio dice: “Non facciamoci del male; creiamo le condizioni per un dialogo futuro. Dopo il 4 marzo, viene il 5 marzo. Il Pd dovrebbe semmai dedicare la sua campagna a contrastare la destra“. Viceversa “consiglierei al Pd – continua D’Alema – di adottare una certa prudenza, anziché continuare ad attaccarci”, perché “attaccare noi non porta voti a loro, ma ai Cinquestelle. L’uso strumentale del voto utile per schiacciarci non funziona ed è controproducente”. Sugli inviti a fare “un passo di lato” D’Alema rassicura: “Sono estremamente laterale. Faccio campagna in uno dei collegi uninominali più laterali del Paese, il Basso Salento, non partecipo a negoziati per posti sicuri. Do una mano”.