Devo dire che questa volta Sergio Pirozzi ha davvero fatto bingo. In una sola affermazione è stato capace di fare l’en plein mettendo insieme due concetti uno peggio dell’altro: il primo è il razzismo, il secondo è la misoginia. Non che le due cose non vadano spesso di pari passo, ma questa volta l’ha veramente teorizzata grossa nel dire che poiché non abbiamo bisogno di tate straniere perché “Non insegnano i valori fondanti di questa nazione” allora e anche per questo “Le mamme devono tornare a fare le mamme“.
Ma c’è di più, per rafforzare questa sua teoria così restauratrice, Pirozzi trova il modo di accattivarsi le giovani italiche promettendo loro un compenso per stare a casa con i figli. Eppure, a pensarci bene, forse non è semplicemente un’idea anacronistica buttata lì per caso ma una visione quanto mai attuale, nel suo razzismo e nella sua idea di confinare nuovamente la donna al solo focolare domestico.
Una visione ricca non solo di stereotipi ma condita dalla volontà di fare mille passi indietro sul terreno dei diritti e dell’emancipazione. Una visione dettata dalla volontà di mettere la parola fine a ogni reale sostegno alle politiche di genere: donna a casa, problema risolto. Pirozzi, infatti, non è il primo a rilanciare il tentativo di comprare ogni libertà, conquista e autodeterminazione femminile, con la promessa di pochi spicci. Qualche anno fa fu il responsabile generale della comunità papa Giovanni XXIII, Giovanni Paolo Ramonda, a trovare la nuova ricetta per far crescere i figli sani, promettendo un reddito alle neomamme a patto che decidessero di rinunciare al lavoro e al nido per i primi tre anni di vita del bambino. Senza poi preoccuparsi di cosa sarebbe stato della donna dopo dopo i tre anni, una volta rimasta tagliata fuori dal lavoro.
Questa cosa non ha nulla a che fare con il reddito di cittadinanza, né tanto meno con la crescita “sana” dei figli. E i motivi sono tanti: la crescita sana non è esclusivo appannaggio materno, né è garantita con una madre iper-presente. È garantita dall’equilibrio tra lavoro e famiglia, dalla realizzazione personale che è responsabile di tante cose, è garantita anche dalla figura del padre. E allora perché, ad esempio, non parlare anche del congedo parentale maschile? E perché insistere sul concetto di rinuncia, che posto così esula da quello di scelta?
Ma soprattutto, perché non dare alle donne la possibilità di scegliere se essere mamme, lavoratrici o (addirittura) entrambe, senza per questo restare scoperte? C’è un tema vero, che si chiama conciliazione ed è lì andrebbero trovate le risposte. Caro Pirozzi, la coperta è troppo corta e tira solo dalla parte tua.
Manuela Campitelli
Giornalista e ideatrice di www.genitoriprecari.it
Elezioni Regionali 2018 - 18 Gennaio 2018
‘Le mamme devono tornare a fare le mamme’, così Pirozzi ha svilito decenni di lotte
Devo dire che questa volta Sergio Pirozzi ha davvero fatto bingo. In una sola affermazione è stato capace di fare l’en plein mettendo insieme due concetti uno peggio dell’altro: il primo è il razzismo, il secondo è la misoginia. Non che le due cose non vadano spesso di pari passo, ma questa volta l’ha veramente teorizzata grossa nel dire che poiché non abbiamo bisogno di tate straniere perché “Non insegnano i valori fondanti di questa nazione” allora e anche per questo “Le mamme devono tornare a fare le mamme“.
Ma c’è di più, per rafforzare questa sua teoria così restauratrice, Pirozzi trova il modo di accattivarsi le giovani italiche promettendo loro un compenso per stare a casa con i figli. Eppure, a pensarci bene, forse non è semplicemente un’idea anacronistica buttata lì per caso ma una visione quanto mai attuale, nel suo razzismo e nella sua idea di confinare nuovamente la donna al solo focolare domestico.
Una visione ricca non solo di stereotipi ma condita dalla volontà di fare mille passi indietro sul terreno dei diritti e dell’emancipazione. Una visione dettata dalla volontà di mettere la parola fine a ogni reale sostegno alle politiche di genere: donna a casa, problema risolto. Pirozzi, infatti, non è il primo a rilanciare il tentativo di comprare ogni libertà, conquista e autodeterminazione femminile, con la promessa di pochi spicci. Qualche anno fa fu il responsabile generale della comunità papa Giovanni XXIII, Giovanni Paolo Ramonda, a trovare la nuova ricetta per far crescere i figli sani, promettendo un reddito alle neomamme a patto che decidessero di rinunciare al lavoro e al nido per i primi tre anni di vita del bambino. Senza poi preoccuparsi di cosa sarebbe stato della donna dopo dopo i tre anni, una volta rimasta tagliata fuori dal lavoro.
Questa cosa non ha nulla a che fare con il reddito di cittadinanza, né tanto meno con la crescita “sana” dei figli. E i motivi sono tanti: la crescita sana non è esclusivo appannaggio materno, né è garantita con una madre iper-presente. È garantita dall’equilibrio tra lavoro e famiglia, dalla realizzazione personale che è responsabile di tante cose, è garantita anche dalla figura del padre. E allora perché, ad esempio, non parlare anche del congedo parentale maschile? E perché insistere sul concetto di rinuncia, che posto così esula da quello di scelta?
Ma soprattutto, perché non dare alle donne la possibilità di scegliere se essere mamme, lavoratrici o (addirittura) entrambe, senza per questo restare scoperte? C’è un tema vero, che si chiama conciliazione ed è lì andrebbero trovate le risposte. Caro Pirozzi, la coperta è troppo corta e tira solo dalla parte tua.
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Roma, 19 dic (Adnkronos) - "La Corte di Cassazione ha stabilito in maniera chiara e netta che la competenza di decidere se un Paese è o meno sicuro spetta al governo. Quindi non i singoli giudici. La conferma che il governo Meloni aveva ragione e che le sentenze con cui i giudici hanno annullato i trasferimenti in Albania dei migranti sbarcati illegalmente sulle nostre coste erano sbagliate. Cosa diranno adesso Schlein e gli altri esponenti delle opposizioni, insieme alla grancassa dei loro house organ, dinanzi a questa sentenza che decreta il loro ennesimo fallimento? Per quanto ci riguarda continuiamo ad andare avanti, consapevoli che tutta l’Europa guarda all’Italia come un modello nel contrasto all’immigrazione illegale”. Lo dichiara il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia Lucio Malan.
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "Hai fatto la cosa giusta". Così, su Twitter, Elon Musk replica al commento che Matteo Salvini aveva fatto al post del patron di Tesla sul caso Open arms.
Roma 19 dic (Adnkronos) - "I delinquenti sono quelli che vogliono Salvini in galera". Lo scrive sui social Francesco Storace.
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "Sono contento che abbiano assolto Renzi, che non finisca in galera. Io voglio vincere le elezioni perchè la gente ci dà fiducia, non perchè arrestano tutti gli altri". Lo ha detto Matteo Salvini in una diretta social.
Roma 19 dic (Adnkronos) - - "Se mi dichiareranno innocente sarò felice per i miei figli e perchè ho fatto il mio lavoro. Se mi dichiareranno colpevole sarò felice lo stesso, non mi pento assolutamente di nulla, ho difeso da immigrati clandestini e trafficanti il mio Paese. Sarebbe un problema per l'Italia e gli italiani, con un ministro che bloccava gli sbarchi condannato immaginate voi trafficanti, scafisti e delinquenti dove verrebbero e porterebbero questi disperati". Lo ha detto Matteo Salvini in una diretta social alla vigilia della sentenza del processo Open Arms.
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "Chi non rischia, chi non va oltre l'ostacolo, non va da nessuna parte. Io, da 51enne, comunque vada sarò orgoglioso di quello che ho fatto". Lo ha detto Matteo Salvini in una diretta social alla vigilia della sentenza su Open Arms.
"Se mi assolvono ho fatto il mio dovere e bye bye sinistra. In in caso di condanna ricorreremo in appello, la riterrei una profonda ingiustizia e un danno non a me ma al Paese", ha spiegato il ministro dei Trasporti proseguendo: "Mi stanno arrivando migliaia di messaggi, ho preso l'aereo e tanti ragazzi mi hanno detto non mollare, bravo. Sono felice".
"Paura zero, mi sento come la canzone di Venditti 'Notte prima degli esami', mi sento orgoglioso e felice di quello che ho fatto. Domani è la sentenza di primo grado, poi c'è l'appello e la Cassazione. Tolgo qualche gioia a chi mi augura il male, se mi condannano farò ricorso e continuerò a fare il mio lavoro", ha proseguito Salvini.
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "A me pare di poter dire, non temendo di essere smentita, che senza Nino Andreatta i cattolici democratici, dopo il terremoto della Prima Repubblica e il tracollo della Dc, probabilmente non avrebbero maturato la scelta del centrosinistra. E soprattutto che senza di lui non avrebbe visto la luce l’Ulivo, che io considero davvero una grande 'invenzione' politica". Lo ha detto Anna Ascani, cicepresidente della Camera e deputata dem, intervenendo alla presentazione del numero della rivista 'Arel' su Nino Andreatta.
"E non parlo di forma, di contenitore, ma di idealità, della possibilità che Andreatta e altri videro e perseguirono, di unire le culture popolari e riformiste di centro e di sinistra chiudendo la lunga stagione che le aveva viste contrapposte e, ancora più importante, di consentire attraverso la 'contaminazione' tra cultura cattolico-democratica, socialista, laica, ambientalista la nascita del Partito democratico. Non sarei qui oggi, non saremmo qui in tanti, senza la visione di Nino Andreatta e di chi allora credette in quella scommessa", ha aggiunto.