L'indagine della Dda di Firenze è cominciata nel 2011 ed è stata condotta dai poliziotti della Squadra Mobile di Prato e del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato. Contestato il 416 bis: 54 indagati di cui 33 arrestati
“L’operatività di questa organizzazione mafiosa sconvolge, da un lato controlla locali notturni, prostituzione, spaccio, usura ed estorsioni, dall’altro con i metodi della violenza si accaparrava aziende nei trasporti infiltrando l’economia pulita legale”. È la riflessione del procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho in conferenza stampa a Firenze sull’operazione che tra l’Italia e l’Europa ha sgominato un’organizzazione cinese: 54 indagati di cui 33 arrestati. “È un’operazione eccezionale – ha proseguito- che identifica la composizione dell’associazione mafiosa cinese e ricostruire la sua operatività, riconoscendovi i caratteri della mafiosità. Tutto ciò è frutto di una indagine di altissimo livello. La criminalità cinese, come quelle albanesi e romene cominciano a profilarsi come organizzazioni criminali sul territorio italiano”, ha anche osservato il magistrato. Centinaia di agenti hanno eseguito in varie città italiane e di paesi Ue le ordinanze di custodia cautelare. Usando il metodo mafioso, hanno ricostruito gli inquirenti, i fermati si assicuravano il monopolio in tutta Europa del traffico su strada di merci di origine cinese e l’egemonia nel campo della logistica. Il tutto usando gli introiti provenienti dalle attività criminali tipiche della mafia cinese.
Tra gli arrestati, a Roma, in un condominio di viale Marconi, Zhang Nai Zong, 57 anni, considerato il “capo dei capi”. Zhang Nai Zong aveva scalato il vertice della mafia cinese in Italia imponendo la pace a Prato dopo una sanguinosa guerra fra bande, costata, è stato spiegato nel corso di una conferenza stampa, numerosi morti ammazzati in città nel corso degli anni 2000. La sua organizzazione ha potuto così dedicarsi a promuovere infiltrazioni nell’economia legale e a controllare attività criminali in usura, prostituzione, droga, estorsioni, racket. Tanto era il suo carisma criminale che appena ieri la polizia nell’ultimo pedinamento lo ha visto ricevere in un ristorante a Prato numerosi cinesi che lo hanno onorato anche con inchini.
L’associazione era composta da soggetti originari di due regioni della Cina, lo Zhejiang e il Fujian, e operava oltre che in Italia anche a Parigi, Neuss, in Germania e a Madrid. La maggior parte dei provvedimenti sono scattati a Prato: 25 indagati, di cui 16 arrestati e 9 denunciati a piede libero mentre sono otto gli arrestati a Roma (dove sono 10 gli indagati). A Milano e Padova sono state arrestate due persone mentre tra Firenze e Pisa gli indagati a piede libero sono 7. Altre 4 persone si trovavano invece già in carcere per altri motivi e due sono i soggetti di origine cinese arrestati in Francia (dove ci sono anche altri due indagati). Infine, due destinatari del provvedimento si trovano attualmente in Cina. Nell’ambito dell’indagine è anche stato disposto il sequestro di 8 società, 8 veicoli, due immobili e una sessantina tra conti correnti e deposito titoli per un valore di diversi milioni.
A tutti i destinatari del provvedimento viene contestato il 416 bis, l’associazione a delinquere di stampo mafioso. L’inchiesta, partita nel 2011, è coordinata dalla Dda di Firenze ed è stata condotta dai poliziotti della Squadra Mobile di Prato e del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato. Le misure sono scattate oltre che in Italia anche in Francia e Spagna, grazie alla collaborazione delle rispettive polizie. La lunga indagine condotta dalla Polizia ha permesso di far luce sulle dinamiche della mafia cinese in Europa ma anche su ruoli e alleanze all’interno dell’organizzazione. Nel blitz che ha portato agli arresti di questa mattina sono stati impegnati gli uomini delle squadre mobili di Prato, Roma, Firenze, Milano, Padova e Pisa.
“Inchieste di questo spessore dimostrano come l’attenzione sia alta da parte di tutti – dice il sindaco di Prato Matteo Biffoni – un esempio evidente dell’impegno di tutte le istituzioni e le forze dell’ordine nel tutelare la legalità. Abbiamo ribadito in ogni occasione che chi sceglie Prato per il proprio futuro trova qui una città aperta e inclusiva, ma solo nel massimo rispetto delle regole“. Secondo il sindaco, “la forza di questa città sta nei suoi anticorpi, nella capacità di contrastare ogni forma di illegalità per ribadire sempre l’indiscutibile necessità del rispetto delle regole”.