La lettura dei dati che l’Istat ha pubblicato poco tempo fa riguardanti la spesa per il welfare dei Comuni per i servizi sociali offre la opportunità di fare qualche considerazione che potrebbe rivelarsi utile allo stuolo di candidati alle prossime elezioni politiche. Innanzitutto partiamo dai numeri con l’invito, per chi avrà la cortesia di leggerli , di immaginare che dietro le cifre ci sono le persone e più precisamente i disabili con i loro bisogni. A prima vista e, purtroppo anche dopo un accurato approfondimento, l’immagine che si ricava è quello di un paese profondamente diseguale .
La irrilevante crescita complessiva nel 2015 della spesa sociale ( + 0,2%) che rappresenta con i suoi 6,9 miliardi di euro appena lo 0,42% del Pil non rende compiutamente l’assoluta emergenza che i disabili vivono tutti i giorni. A questo proposito, gli squilibri territoriali acquistano un’inaccettabile rilevanza: nel Sud per un disabile la spesa sociale a persona è pari a 974 euro all’anno mentre nel Nord est è pari a 5.530 euro o a 3.234 euro per le regioni del centro Italia. A confortare l’immagine di un Paese lacerato da una incredibile differenza di offerta di servizi essenziali i dati della provincia di Bolzano ( 22.060 euro a persona con disabilità) che raffrontati a quelli di un cittadino calabrese ( 421 euro) dovrebbero spingerci ad ulteriori riflessioni.
La bontà (si fa per dire) dei numeri non rende appieno la presenza di una ulteriore aggiuntiva condizione di disuguaglianza che i disabili e più in generale le classi disagiate vivono nel nostro Paese. Mi riferisco alla virtuosa collaborazione delle fondazioni bancarie al welfare che riflette un ulteriore immagine di un paese spaccato in due parti. Sempre nel 2015 le erogazioni che le 88 fondazioni italiane hanno devoluto sono a stragrande maggioranza , il 93,6%, nel territorio di origine che coincide perlopiù con il settentrione. In valori assoluti significa che le erogazioni totali distribuite nel 2015 pari a 936 milioni di euro hanno visto una ripartizione per quasi 880 milioni alle regioni del centro nord a fronte di circa 55 milioni destinati alle regioni del sud .
Capisco quanto possa essere imbarazzante in campagna elettorale trovarsi al cospetto di queste cifre. Comprendo che la reazione più semplice sarebbe dimenticare questi numeri che raccontano di un Paese nel quale se si nasce disabile al di sotto del fiume Garigliano si è destinati ad una vita di emarginazione terribile.
La sfida e la domanda all’esercito di candidati ritorna più forte: a qualcuno interessa?
Nota di trasparenza: mi sono reso disponibile a candidarmi alle elezioni politiche 2018 nelle liste di Liberi e Uguali