INSIDIOUS 4: L’ULTIMA CHIAVE di Adam Robitel. Con Lin Shaye, Leigh Whannell, Angus Sampson. Usa 2017. Durata: 103’ Voto 1,5/5 (DT)
Five Keys, New Mexico, anni cinquanta. In una casetta in mezzo al deserto la piccola Elise scopre di possedere il dono di far uscire gli spiriti dai loro rifugi. Il fratellino è soggiogato dal potere della sorella, il padre la prende a bastonate e la rinchiude nella buia cantina, solo la madre sembra crederle ma fa subito una brutta fine. Salto temporale nella California del 2010 dove Elise anziana fa parte della mini impresa “Avvistamenti spettrali” assieme ad altri due goffi ma rassicuranti acchiappafantasmi. Quando un tizio al telefono la chiama perché ha rilevato strane presenze e rumori in casa, assieme ai due colleghi si precipita nell’abitazione che altri non è che la sua casa di quando era bambina. Ennesima casa stregata per un supernatural horror dalla trama esile e dai twist infiniti che vorrebbe perfino alleggerire la tensione con la comicità geek (il duo comico che accompagna la paragnosta protagonista e il rapporto sentimentale tra uno di loro e una nipote di Elise). Pur nella precisa e curata predominanza di tonalità scure in interni per spianare in modo funzionale la strada all’indecifrabilità visiva delle apparizioni, la pecca più evidente che struttura lo script del film è l’oscillazione della collocazione del maligno: reale nei cunicoli del sottoscala? o onirica nella mente della protagonista? Così nell’indecisione gli incubi ad occhi aperti di Elise non si risolvono né nell’antro ipotetico di Freddy Krueger, né tra le grinfie gore di Clara Calamai di Profondo Rosso, bensì nel pastrocchio orrorifico della confusione.