Tra un post di auguri alla compianta Janis Joplin e l’auspicio che anche il Palazzo Reale di Monza diventi patrimonio Unesco Roberto Maroni, autoesclusosi da una nuova candidatura alla guida della Lombardia per motivi ancora oscuri, storce il naso contro le decisioni del suo segretario Matteo Salvini. Con cui nei gironi scorsi, dopo il suo addio al Pirellone, ha avuto uno scambio furibondo. In un post su Facebook critica la scelta del leader di candidare, probabilmente capolista in ben tre città, Giulia Bongiorno. L’avvocatessa, che difese Giulio Andreotti e che deve a quel processo le sue fortune, in una intervista al Corriere della Sera elogia Salvini affermando che la sua concretezza gli ricorda proprio quella dell’ex presidente del consiglio democristiano assolto e prescritto per i suoi rapporti con la mafia. “Giulia Bongiorno dice: ‘Questa Lega nazionale l’avrebbe approvata anche Andreotti’. È davvero cambiato il mondo: io e Bossi quelli come Andreotti li abbiamo sempre combattuti” scrive l’ex ministro dell’Interno. Che probabilmente deve aver accolto male l’annuncio di Silvio Berlusconi di ieri con Salvini in pole position proprio per il Viminale in un possibile governo di centrodestra.
La replica del leader del Carroccio è immediata: “Sono orgoglioso della scelta per la Lega di Giulia Bongiorno, delle sue battaglie per la sicurezza, la legalità, la legittima difesa e la difesa dei diritti e della libertà delle done, come per la legge sullo stalking che ha salvato tante vite. Io – scrive Salvini – guardo al futuro, e nel futuro c’è che la Lega governerà questo paese”. Una dichiarazione simile a quella di ieri quando il segretario leghista ha annunciato la candidatura della penalista che è tuttora amica di Niccolò Ghedini: “È il segno – spiegava – di una Lega che cresce, coinvolge, punta su professionalità della realtà civile soprattutto nel campo della difesa della sicurezza, dei diritti delle donne, della riforma della Giustizia“.
La penalista, che ha avuto tra i suoi assistiti Raffaele Sollecito, è stata già deputata dal 2008 al 2013, quando ricopri l’incarico di presidente della commissione Giustizia della Camera. Fu eletta con il Pdl e poi confluì in Futuro e Libertà di Gianfranco Fini. Nel 2013 si ricandidò con Scelta Civica di Mario Monti ma non fu eletta. “Non è una riciclata della politica – aveva detto Salvini – ha un suo mestiere, una sua vita e per questo le sono doppiamente grato”. Da parte sua l’atteggiamento l’inizio della Bongiorno è chiaro: “Non sono una che ha ansia di libertà e uguaglianze, ne abbiamo troppe. Io sono per le regole e i divieti. Suona antico? No, suona buono. Con le regole evitiamo anche di importare l’immigrazione. Le regole non sono burocrazia, ci garantiscono la libertà”. L’avvocata sottolinea che “in questo Paese sta succedendo una cosa che non mi piace affatto, la contumacia, tutti si occupano di politica ma poi nessuno la fa. Io mi sentivo un po’ contumace: in questi anni ho portato avanti delle battaglie stando seduta al mio studio, tanto avevo la mia visibilità, ma poi se non si è in Parlamento le cose non si fanno”. Bongiorno dice di avere “tante leggi in mente”. Anche se a chi le chiede se farà il ministro della Giustizia dice: “No, per carità”.