Nel congresso straordinario dell’Spd convocato a Bonn ha vinto il voto a favore della grande coalizione: ora può cominciare la vera trattativa per la squadra dei ministri che formerà il prossimo governo. Sì di 362 delegati, 279 i contrari: approvata la mozione sostenuta dal leader del partito, evitato il ritorno alle urne
Il ritorno alle urne è stato evitato. Nel congresso straordinario convocato a Bonn i socialdemocratici tedeschi dell’Spd hanno votato a favore della Grosse Koalition con l’Unione di Angela Merkel: ora può cominciare la vera trattativa per la squadra dei ministri che formerà il prossimo governo della Germania. A favore della mozione sostenuta dal leader Martin Schulz hanno votato 362 delegati, 279 i contrari. Un voto meno scontato del previsto, perché l’ala dei giovani del partito, i Jusos, si è schierata apertamente contro una riedizione della coalizione con Frau Merkel. Non è bastato il voto per alzata di mano a stabilire una chiara maggioranza, ma nel conteggio individuale ha prevalso alla fine chiaramente la linea dettata da Schulz. Ora la strada che porta al governo è ancora lunga, ma la tappa del congresso Spd era uno dei momenti decisivi in cui il tavolo poteva saltare.
Martin Schulz infatti ci ha messo la faccia e ha chiaramente detto “no all’ipotesi di nuove elezioni“. Il documento uscito dai colloqui esplorativi con Cdu-Csu terminati il 12 gennaio “è un manifesto per una Germania europea“, ha detto il leader Spd a Bonn, invocando un “sì alla solidarietà” e “agli investimenti”. “Lo spirito del neoliberalismo deve finire in Europa e possiamo ottenerlo solo ce ne occupiamo noi, altrimenti non lo fa nessun’altro”, ha aggiunto. “Possiamo spezzare l’ondata di destra formando un governo stabile con un chiaro profilo socialdemocratico”, ha ribadito Schulz. “Sono convinto che la strada coraggiosa sia quella giusta. E penso che non farà male, ma rafforzerà il partito”, ha poi detto chiedendo agli oltre 600 delegati di votare a favore delle trattative di governo. Una Spd che accoglie questa sfida, ha concluso, “non ne uscirà danneggiata, sarà di nuovo votata e potrà di nuovo vincere“.
Il grande timore interno al partito era infatti che la scelta di tornare al governo e di essere percepiti come la stampella di un governo Merkel potesse affossare i consensi, arrivati al minimo storico alle elezioni di settembre scorso. Non a caso era stato lo stesso Schulz dopo il voto a scegliere l’opposizione, salvo poi tornare sui suoi passi dopo il fallimento della coalizione Giamaica. D’altra parte un immediato ritorno alle urne avrebbe probabilmente rafforzato il voto di protesta a favore del partito di ultradestra dell’Afd.
A schierarsi apertamente contro una riedizione della Grosse Koalition è stato il leader dei giovani socialdemocratici. “Questo loop deve essere interrotto”, ha dichiarato Kevin Kuehnert, capo dei Jusos e romotore della campagna No-GroKO. “Qualsiasi sia la decisione finale, oggi non sarà la fine del mondo, né la fine dell’Spd. Ma potrebbe essere l’inizio di una nuova storia. Votate no”, è stato il suo appello. “Non guardiamo solo il rischio, che c’è un questa situazione – ha aggiunto – Ma cogliamo la chance di questa decisione”.
Prossimo ostacolo il referendum – Incassato il successo, seppure risicato, Schulz deve mostrare il pugno duro e ha avvertito la cancelliera Merkel che “i negoziati di coalizione saranno difficili tanto quanto quelli esplorativi”. E l’Spd ha già detto chiaramente che il partito punta al ministero delle Finanze, lasciato libero da Wolfgang Schaeuble. Merkel ha già detto di voler chiudere i negoziati entro il 12 febbraio, ma Schulz deve riuscire in queste settimane a ottenere qualcosa di più. Al termine delle trattative infatti ci sarà ancora un ostacolo: il voto degli iscritti, circa 440mila persone, che verrebbero consultate con una lunga procedura di almeno tre settimane.