L'ex consigliera aveva messo a rimborso l'oggetto due volte e un collaboratore si era preso la responsabilità del fatto, sostenendo che fosse uno scherzo e che lo scontrino fosse stato scaricato per errore
Manca l’elemento psicologico del reato. Per questo motivo i giudici del tribunale di Bologna hanno assolto l’ex consigliera Pd Rita Moriconi per aver messo a rimborso un sex toy acquistato il 29 novembre 2010. L’ex consigliera aveva presentato due diverse richieste di rimborso per l’acquisto dell’oggetto, dal costo di 83 euro. Fu un collaboratore del gruppo ad assumersi ogni responsabilità, dicendo che si trattava di uno scherzo e che lo scontrino era stato scaricato come spesa solamente per errore.
“Non vi è dubbio – si legge in sentenza – che siano state presentate due richieste di rimborso per il medesimo bene e che l’imputato abbia di fatto autenticato la richiesta del suo collaboratore così consentendo allo stesso di avere il duplice rimborso per una spesa estranea al ruolo“. Ma si tratta “di un caso in cui, pur essendo oggettivamente non dovuto il rimborso della cifra, è certamente carente l’elemento psicologico del reato”.
Altro rimborso curioso del gruppo dem per cui non è stata ravvisata responsabilità penale, fu quello da 1,40 euro per l’uso del bagno pubblico presentato dal consigliere Thomas Casadei: “Si tratta di spesa davvero singolare da porre a rimborso, ma si deve rilevare che queste sono state effettuate nell’ambito di trasferte relative a impegni inerenti. Se l’imputato non avesse svolto quelle trasferte, non si sarebbe trovato nella necessità di utilizzare a pagamento quei bagni pubblici”. Forse peculiare, dunque, ma giustificata.