Un singolo veicolo con autopilota produce circa 30 Terabyte di dati al giorno, cioè tremila volte la mole dei 270 milioni di utenti Twitter nel mondo. Il problema dello spazio di archiviazione è quanto mai pressante, anche perché le informazioni andranno conservate. Gli esperti di settore sono molto preoccupati
Terminati i giga mensili? Ahimè, una situazione frequente del moderno uomo “smartphoniano”. Se per gli apparecchi mobili personali c’è tuttavia più di una soluzione alternativa, il problema pare molto più serio e di difficile soluzione parlando di automobili sperimentali a guida autonoma, in grado già ora di generare montagne di dati. Che non si sa più dove archiviare. Gli esperti di settore lanciano già avvisi preoccupanti, come riporta un articolato servizio a firma del portale americano Wardsauto: questa enorme quantità di informazioni elettroniche rischia seriamente di generare una crisi senza precedenti.
Dice Varun Chhabra, senior director-product marketing di Dell EMC: “Il lavoro svolto dai più grandi costruttori globali non ha precedenti in questo settore, in termini di quantità di dati che genera. Alcune di queste cifre sono semplicemente sconcertanti”. Qualche esempio: i circa 270 milioni di utenti Twitter producono circa 100 GB di dati al giorno. Un singolo veicolo autonomo di test raggiunge invece circa 30 TB al giorno, che è tremila volte la quantità generata dal social a livello, però, globale. Pensare alla massa di dati che il crescente numero di veicoli di prova, tutti insieme, produce giornalmente è già enorme, per non parlare di quando si arriverà all’automazione di livello 5 con diffusione di questa tecnologia: lo spazio di archiviazione sui server, fisicamente, potrebbe seriamente non bastare più.
L’industria, prosegue il servizio, non si deve tuttavia confrontare solo con il volume di dati, ma anche con il crescente impegno di catalogazione ed indicizzazione degli stessi, per poterne derivare metadati impiegabili successivamente nell’apprendimento automatico immediato e nell’intelligenza artificiale. Difatti, ulteriore problematica è proprio legata alla necessità non solo di mantenere tutte le informazioni, ma anche di conservarle raggiungibili ed impiegabili in ogni momento. I dati, infatti, non possono essere semplicemente impiegati “usa e getta”, come si fa con i propri file tranquillamente cancellabili quando non servono più.
Nella nuova frontiera della guida autonoma e in rete, le informazioni devono essere conservate perennemente per proteggere i produttori di automobili e i relativi fornitori di fronte a potenziali azioni legali, se la tecnologia fallisce sul campo. Senza contare che la banca dati sempre disponibile è pressoché necessaria – quanto meno a questo stadio della tecnologia – per il corretto funzionamento ed autoapprendimento dei sistemi di controllo computerizzati. Infine, si prevede che i veicoli automatizzati saranno in viaggio più a lungo rispetto alle autovetture e ai camion di oggi, il che potrebbe aumentare i programmi di manutenzione e imporre un onere aggiuntivo sulla conservazione dei dati per un periodo indefinito. Se da un lato, tutto questo genera favolose prospettive di guadagno per i gestori di reti e di archivi, resta dunque per ora insoluto il problema dello spazio.