Gli episodi di violenza risalgono all’11 novembre scorso, quando costrinse una giovane cliente a subire rapporti sessuali approfittando dello stato di incoscienza della ragazza, dovuta all'alcol in corpo. Per il tassista abusivo l’accusa è di violenza sessuale aggravata
Un tassista abusivo è stato arrestato a Milano con l’accusa di aver violentato due sue passeggere. L’uomo, un trentenne albanese con carta di soggiorno, è stato fermato dagli investigatori della squadra mobile, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Gli episodi di violenza risalgono all’11 novembre scorso, quando costrinse una giovane cliente a subire rapporti sessuali approfittando dello stato di incoscienza della ragazza, dovuta all’alcol in corpo. Per il tassista abusivo l’accusa è di violenza sessuale aggravata.
Identico il modus operandi: in entrambi i casi l’uomo si è presentato fuori dalla stessa discoteca, l’Old Fashion, e ha avvicinato i giovani che uscivano offrendosi di accompagnarli a casa. Poi, l’uomo ha approfittato dello stato di semicoscienza delle ragazze che avevano bevuto molto ed erano stanche, accostando in una strada laterale e abusando di loro. La violenza è stata confermata dal centro Svs della Mangiagalli e il confronto del Dna ha poi inequivocabilmente individuato l’uomo. Ad incastrarlo, è stato un cuore rosso affisso allo specchietto retrovisore del veicolo adibito a taxi, ripreso in video da una ragazza. Gli investigatori hanno individuato l’oggetto grazie alle immagini riprese da un telefonino di una delle due vittime, che mentre si faceva riaccompagnare a casa con degli amici (scesi prima di lei) lo ha casualmente inquadrato.
Secondo quanto riferito, l’uomo avrebbe dei piccoli precedenti ma niente di attinente alla violenza sessuale. Gli inquirenti temono però che si tratti di un seriale e hanno espresso preoccupazione per il fatto che molto spesso questo tipo di reato continua a non essere denunciato soprattutto perché i giovani avendo bevuto molto hanno “ricordi confusi e sensi di colpa“. L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Gianluca Prisco e dal procuratore aggiunto Maria Letizia Mannella, nasce dalla denuncia presentata dalla prima vittima. Grazie alla sua testimonianza i poliziotti della squadra mobile hanno ricostruito il secondo episodio e potuto chiarire la responsabilità dell’indagato.