È conosciuta come la “matanza de Atocha”, la strage che il 24 gennaio del 1977 scosse le fragili fondamenta sulle quali poggiava la struttura democratica di una Spagna appena uscita dal regime franchista. L’estrema destra post-franchista provò a destabilizzare la Transizione iberica con l’assassinio, nel pieno centro di Madrid, di cinque avvocati giuslavoristi, professionisti legati al mondo sindacale e militanti del Partito Comunista spagnolo, legalizzato solo pochi mesi prima.

Una strage di segno politico che l’Unione Internazionale degli Avvocati (UIA) non dimentica, da 9 anni, ogni 24 gennaio, l’organizzazione che riunisce gli avvocati di tutti i continenti, organizza il “Day of the endangered lawyer” (la Giornata dell’avvocato minacciato), un’iniziativa utile per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione dei legali chiamati ad operare sotto minaccia.

Una giornata che vuole far riflettere attivamente, attraverso una presa di coscienza sullo stato delle libertà civili nel mondo i cui standard di salvaguardia, troppo spesso, sono calpestati da nomenklature o da sistemi autoritari. Negli anni scorsi l’organizzazione degli avvocati con sede a Parigi aveva posto l’accento sulla difficile condizione di esercizio del diritto di difesa in paesi quali la Cina, l’Honduras o la Turchia di Erdogan, repubblica eurasiatica che ha adottato politiche restrittive dei diritti umani più volte censurate dalla Corte di Strasburgo.

Quest’anno la UIA accende un faro sull’Egitto dedicando il “Day of the endangered lawyer” ai tanti avvocati della Repubblica araba del presidente Al Sisi costretti a svolgere la propria attività senza garanzie, sotto intimidazione o con il rischio costante dell’arresto.

I dossier delle principali organizzazioni di tutela dei diritti umani (Amnesty International, Human Rights Watch, Reporters Sans Frontères) sottolineano come il regime egiziano abbia stretto la morsa intorno alle libertà individuali e collettive operando arresti arbitrari nei confronti di giornalisti, dissidenti, attivisti dei diritti umani e degli stessi avvocati che assumono la loro difesa. Dal canto suo, l’associazione locale Egyptian Coordination for Rights and Freedoms (ECRF) ha denunciato l’esponenziale aumento del ricorso a pratiche di tortura da parte delle autorità egiziane.

Il 24 gennaio centinaia di avvocati di tutto il mondo manifesteranno dinanzi alle rappresentanze diplomatiche dell’Egitto per ricordare le ingiuste detenzioni di quei legali responsabili, di fatto, di difendere persone scomode al regime di Al Sisi.

Una buona occasione per rivendicare la scarcerazione, tra gli altri, di Ibrahim Metwally Hegazy, co-fondatore dell’associazione egiziana che supporta i familiari delle vittime di sparizioni forzate e legale della famiglia Regeni, detenuto lo scorso settembre all’aeroporto de Il Cairo, poco prima dell’imbarco per Ginevra. In Svizzera avrebbe dovuto relazionare a un gruppo di lavoro Onu sul drammatico fenomeno delle sparizioni forzate in Egitto e sul caso Regeni.

Metwally, sospettato di aver costituito un’associazione sovversiva, è attualmente detenuto nel carcere di massima sicurezza di Torah, un enorme complesso carcerario, gestito dalla temutissima National Security, noto per essere uno dei peggiori luoghi di detenzione per le torture e i maltrattamenti.

Il 24 gennaio sarà l’occasione per ricordare Giulio Regeni e per denunciare, una volta di più, come la Ragion di Stato troppe volte prevale sullo Stato di diritto.

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