Fin dalla scorsa primavera ho sostenuto in convegni ed in articoli sul fine vita che l’articolo 580 del codice penale – che prevede per l’istigazione o l’aiuto al suicidio pene fino a 12 anni, degne dei più feroci killer della mafia – è in contrasto con la Costituzione e per questo dovrebbe essere abrogato o emendato. Il nostro codice penale venne infatti emanato nel 1930, solo un anno dopo la stipula del Concordato, per cui si può ben definirlo “clerico-fascista”.
Non a caso da allora decine di articoli di quel codice sono stati aboliti per adeguare la nostra normativa penale allo spirito del tempo. Cito per tutti le norme contro l’infedeltà coniugale – molto più permissive per l’uomo – il “matrimonio riparatore” e il “delitto d’onore”.
Per superare l’articolo 580 formulavo due possibilità alternative:
1) ricorrere alla Suprema Corte per farne dichiarare l’incostituzionalità;
2) modificare l’articolo aggiungendo un comma che depenalizzi l’aiuto se prestato esclusivamente per motivi compassionevoli ad un malato inguaribile ma nel pieno delle proprie facoltà mentali.
Ritenevo però molto difficile la prima ipotesi perché mi sembrava improbabile che una sentenza della Corte Costituzionale, abrogando l’articolo 580, eliminasse anche il reato di istigazione al suicidio. Anche per questo sono molto lieto del fatto che l’Associazione Coscioni non solo abbia fatto propria questa mia teoria ma l’abbia trasformata nella richiesta al Tribunale di Milano che sta giudicando Marco Cappato di sollevare, sull’articolo 580, una eccezione di costituzionalità.
Le argomentazioni giuridiche con cui l’avvocato Filomena Gallo, segretario della Associazione Coscioni e coordinatrice del collegio di difesa di Cappato, e la professoressa Marilisa
D’amico hanno motivato la richiesta mi sono apparse assolutamente convincenti. Provo a riassumerle in pochi punti:
1) Il legislatore fascista partì da due concetti: la sacralità della vita, bene non disponibile; la pericolosità di chi istiga o aiuta qualcuno nel suicidio: chi compie queste azioni va criminalizzato anche in considerazione del “fattore emulativo”. Questa criminalizzazione, a parere dell’avvocato Gallo e dei suoi colleghi, “non è coerente con l’impianto valoriale che innesta il nostro ordinamento costituzionale”. In particolare, con alcuni articoli della Costituzione: l’articolo 2 (“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”); l’articolo 3, sulla libertà personale; articolo 32 (“Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”).
2) Successivamente alle norme della Costituzione sono da registrare numerosi documenti della Comunità Europea e sentenze dei tribunali italiani e della Cedu, tutte favorevoli al diritto alla autodeterminazione nelle scelte di fine vita.
3) La legge sul testamento biologico – approvata soprattutto grazie alla azione della Associazione Coscioni – ha profondamente innovato sul tema del fine vita, prevedendo fra l’altro che “in presenza di sofferenze refrattarie ai trattamenti sanitari, il medico può ricorrere alla sedazione palliativa profonda continua in associazione con la terapia del dolore”.
Quello che la mia vecchissima laurea in Legge non mi consentiva di ricordare è che la Corte Costituzionale non ha solo la possibilità di dichiarare o negare l’incostituzionalità di una norma, ma anche quella di emettere una sentenza “additiva”, che appunto “aggiunge” qualcosa alla norma in questione. La proposta dell’avvocato Gallo recita così: non è punibile “chi si attivi con finalità di tipo solidaristico ed umanitario per agevolare il proposito suicidario della persona che versi in uno stato di malattia irreversibile che procuri gravi sofferenze”.
Il mio augurio è che la Corte accolga l’eccezione sollevata dai difensori di Cappato.
In caso contrario, resterebbe comunque la possibilità di ricorrere alla modifica dell’articolo 580 in sede legislativa quando il nuovo Parlamento si sarà insediato. O, meglio ancora, di giungere finalmente alla legalizzazione della eutanasia o del suicidio assistito. Questo, comunque, sarà uno degli obiettivi primari della Associazione Coscioni, che troverà in Parlamento un gruppetto qualificato e battagliero della lista +Europa con Emma Bonino, di cui mi auguro farà parte Filomena Gallo. Perché +Europa significa innanzitutto più diritti civili.