E’ uscito in questi giorni il mio nuovo libro “Viaggiare Elettrico, uno sguardo sulla mobilità del futuro”. E’ un argomento di attualità: tutti parlano di veicoli elettrici, ma che cosa sono davvero? Funzionano così bene come ci viene detto? Oppure soffrono ancora dei problemi che si dice abbiano: bassa autonomia, scarse prestazioni, problemi con le batterie? Questo libro racconta tutta la storia facendo piazza pulita di molte leggende e spiegando come funzionano i veicoli elettrici e perché sono veramente il futuro del trasporto. Ci aspetta un futuro più tranquillo, meno rumoroso, più pulito, ma anche un futuro molto diverso dove vedremo sparire il paradigma ormai obsoleto dei veicoli privati, ingombranti e costosi. Di seguito un estratto del libro.
Alla fine, l’ho fatto. Ho dato un taglio a fumo, rumore, macchie d’olio, caro benzina, e tutto il resto. Mi sono comprato il motorino elettrico.
Avevo rimandato a lungo la decisione; è difficile lanciarsi in un campo che, alla fine dei conti, mi era del tutto ignoto. Le macchine “normali”, quelle col motore a scoppio, ci sono molto più familiari, e si tende sempre a rimanere attaccati alle cose che ci sono familiari: come si dice, “chi lascia la via vecchia per la nuova…”.
E non c’è dubbio che la “via vecchia” la percorrevamo da un bel pezzo. La prima automobile in famiglia l’aveva comprata mio padre nei primi anni Sessanta quando avevo, forse, dieci anni. Era una Fiat 600 color verde oliva; mi ricordo il colore, i sedili, come era fatto esattamente il cruscotto. Mi ricordo ancora il numero della targa! Da allora, ne sono passati di anni e c’è stato tutto il tempo per familiarizzare con pistoni, valvole, alberi a camme e tutto il resto. Ma il motore elettrico? La batteria? Funzionerà? Farà le salite? Il nuovo ci preoccupa sempre.
Acquistare un veicolo nuovo è sempre un po’ come innamorarsi; ci devi pensare sopra, lo devi in qualche modo “sentire”. Se l’oggetto del possibile connubio è un po’ anomalo, la cosa può essere difficile. Traslato agli amori umani, è un po’ come mettersi con qualcuno o qualcuna che viene da un continente lontano. Ti piace a prima vista, ma hai un po’ di cautela: non che uno non si fidi, però, sai…
Col motorino elettrico, la cosa è un po’ la stessa. Vedi l’aggeggio in vetrina, gli giri intorno, lo guardi e lo riguardi; ti domandi: “ma è un giocattolo o una cosa seria?”. Eppure ha l’aspetto di un motorino normale: dall’esterno noti solo che manca la marmitta. Quello al quale puntavo io era rosso fiammante, sembrava proprio un motorino come gli altri, eppure aveva quel qualcosa di strano, quel fascino un po’ alieno che potrebbe avere una bella donna di quelle dei fumetti di fantascienza. Bellissima, sì, ma con le orecchie a punta e gli occhi da gatto. Alla fine, comunque, bisogna pure che ci si butti e mi ci sono buttato. Ho firmato i fogli del caso, l’ho pagato, ci sono montato sopra e sono andato in giro.
La prima volta che sali su un motorino elettrico, noti subito che è più pesante di uno normale. In compenso, il baricentro è basso e l’arnese dà l’impressione di essere stabile. Provi a partire: ovviamente non c’è un pedale di avviamento, c’è un bottone che premi, sul cruscotto vedi che appaiono dei segnetti strani, dopo di che si accende una lucetta verde con sopra disegnata una lepre in corsa. Beh, diciamo che promette bene.
Anche con il motore acceso non si sente rumore; ti dà una sensazione curiosa. Provi a girare la manopola del gas (ovviamente il “gas” non c’è, ma non sai come altro chiamarla). Miracolo! Il coso si muove e, sorpresa, ha anche un discreto scatto. Svanisce rapidamente la sensazione che uno potrebbe aver comprato l’equivalente di uno di quei carrelli lucidapavimenti che si vedono nelle stazioni ferroviarie. Viaggia nel traffico urbano come un motorino normale, l’unica cosa che ha di diverso è il rumore. Non è proprio zero: fa una specie di ronzio che ricorda quello dei vecchi tram, escluso, ovviamente, lo sferragliare delle rotaie.
Devo dire che ero abituato a uno scooter con qualche pretesa di sprint, ma l’oggettino elettrico non me lo ha fatto particolarmente rimpiangere in termini di prestazioni. Ovviamente, ho trovato che non ci si può fare la classica impennata; è anche poco adatto al fuoristrada, come pure allo scippo delle vecchiette e altre attività comunque sconsigliabili. Ma è basso di baricentro, ben stabile e molto robusto. È progettato per reggere un bel carico di batterie: il telaio è costituito da tubi di acciaio grossi come salamini milanesi. Per questo, le sospensioni sono anche loro “robuste”, cioè dure; anzi, proprio di coccio. Questo causa un certo “effetto carriola” (inteso come il rumore tipico della stessa) quando si incappa in una buca. Quindi, se vedete un motorino elettrico avanzare a zig zag lungo una strada diritta, sappiate che è quasi sicuramente per evitare le buche e non necessariamente perché il conducente è ubriaco!
Questo mio primo motorino elettrico risale al 2006 ed era ancora una tecnologia un po’ primitiva, con solo 40 km di autonomia. Il mio secondo motorino faceva tranquillamente 50‒60 km con una carica, il terzo – che ho tuttora – ne faceva 100. E non è più semplicemente un motorino, ma un vero scooter che porta due persone. Al giorno d’oggi è abbastanza normale che un veicolo elettrico moderno abbia un’autonomia di questo genere. Se poi avete soldi da spendere in batterie, vi potete comprare una Tesla con un’autonomia di oltre 400 km, che vi dovrebbe bastare. Insomma, si progredisce e sicuramente si progredirà ancora nel futuro.